Quattro mogli e una folta prole attorno al patriarca di Al Qaeda

Quattro mogli e una folta prole attorno al patriarca di Al QaedaUN'IMMENSA FAMIGLIA CON RADICI IN NUMEROSI PAESI DEL MEDIO ORIENTE Quattro mogli e una folta prole attorno al patriarca di Al Qaeda Con l'arresto di Khalid Mohammed nuove inaspettate prospettive si sono aperte sull'inseguimento al «principe del terrore». E anche i suoi eredi sono nel mirino personaggi Mimmo Candito CON una singolarità di coincidenze che nemmeno Follett o Tom Clancy avrebbero saputo studiare più raffinata e inquietante, ieri, in una stessa giornata, mentre a New York si stava decidendo la sorte di Saddam - simulacro numero due del Male - e lentamente gli si stringeva attorno al collo il cappio d'una risoluzione dell'Onu volta a lasciargli ben poco respiro, anche la sorte del simulacro numero uno del Male, lo sceicco Osama bin Laden, sembrava avviarsi - essa pure - verso una drammatica conclusione, in un deserto pietroso a qualche migliaio di chilometri dal Palazzo di Vetro. Alla fine, a notte ormai fatta, si è poi visto che non era proprio così, che ancora una volta Bin Laden era sfuggito alla gigantesca caccia all' uomo che gli americani gli hanno montato addosso da più d'un anno. Ma intanto il cerchio si stringe, e forse lascia tra le mani dei rangers uno o due figli dello sceicco. La notizia, in realtà, filata via rapidissima nel pomeriggio, e ghiotta, attraverso i cùcuiti delle agenzie intemazionali, è stata dapprima smentita, poi confermata, poi di nuovo smentita, e alla fine lasciata un po' in bilico; quello che conta, tuttavia, è che con l'arresto a Rawalpindi - una settimana fa - di Khalid Mohammed nuove, e inaspettate, prospettive si sono aperte sicuramente sull'inseguimento di Osama. La cattura ora del primogenito Saad, e forse anche del più giovane Hamza, sembra avvicinare quella che appare ormai la tappa finale della fuga di Osama. Non v'è nulla che dica che Khalid Mohammed - considerato il numero tre della «cupola» di Al Qaeda - sia diventato un pentito, e che collabori volontariamente con gl'investigatori americani. Tuttavia il lungo mese nel quale (prima della cattura) è stato pedinato e controllato in ogni suo movimento, i floppy-disc d'un generoso archivio di nomi trovati nel suo nascondiglio e le informazioni che gli hanno strappato (con metodi che sarebbe assai arduo immaginare rispettosi dei suoi diritti fondamentali) nella prigione dove lo tengono chiuso, hanno impresso una brusca accelerazione alla caccia di Osama. E l'attenzione ha finito per concentrarsi sulla frontiera che l'Afghanistan divide con il Pakistan e l'Iran, tra le province di Nimruz e del Beluchistan. Da due giorni un forte operativo militare si era mobilitato nell'area di Quetta (città capoluogo del Beluchistan), con lo sbarco massiccio di rangers e marines. Le informazioni collegate con la cattura di Mohammed non soltanto confermavano, per la prima volta, che Osama era riuscito a sfuggire ai bombardamenti a tappeto di Bora Bora ed era ancora vivo, ma anche che se ne stava rifugiato da qualche parte nella provincia sudorientale dell'Afghanistan. E che con lui c'era anche qualcuno dei suoi figli, soprattutto quel Saad, un giovanotto smilzo e alto come il padre, con lo stesso ardore fanatico del genitore, e un ruolo sempre più prestigioso all'interno di Al Qaeda. La rete terroristica di Osama non è una struttura cianica, l'essere figli del «capo» non comporta una naturale eredità del potere; ma lo sceicco ha un carisma e un prestigio inattaccabili, e Saad - che nel fisico somiglia in misura impressionante al Bin Laden dei suoi anni giovanili - ha finito per trovarsi accanto al padre in un ruolo (informale e però autentico) di assistente, consigliere speciale, interlocutore di fiducia. Della vita privata di Osama non si hanno grandi rivelazioni, al di là dei suoi 4 matrimoni (più un divorzio), e nemmeno il numero dei figli pare molto affidabile: si va da un minimo di 14 a un massimo di 26. Non sono cifre poi stupefacenti, nella cultura dei «principi» sauditi anche se Osama non è un vero principe e non e nemmeno un vero saudita, ma è solo ricco a palate e ha trascorso in Arabia Saudita larga parte della vita. E comunque la concorrenza di suo padre pare imbattibile, con i 54 figli sfornati prima della morte trovata in un incidente aereo. La prima moglie di Osama si chiama Najwan Ibrahim Ghanem, è di origine siriana (e in Siria pare sia ora tornata a vivere, ma qualcuno la segnala invece in Iran), ed è la madre di 11 figli di Bin Laden. Poi ci sono state una moglie saudita, tornata anche lei a vivere in Arabia con tre figli, una afghana, figlia di un notabile del Paese e rimasta clandestina nella provincia di Kandahar, e infine la giovanissima Amai Al Sadah, yemenita, 19 anni, che qualche settimana fa è anche stata ordinata agli arresti domiciliari nella casa paterna di Ibb, alla periferia di Sanaa, dove viveva con un fratello e con il padre, anch'essi arrestati dalla polizia yemenita ma dichiaratisi entrambi «orgogliosi» della parentela con lo sceicco Osama. Amai, che viene descritta bellissima e «la favorita» di Bin Laden, sarebbe stata perfino intervistata da un giornale saudita, confessando la tensione forte («era irritabilis- simo, non gli si poteva parlare») dello sceicco nei giorni che hanno preceduto e seguito l'attentato dell'11 settembre. «Aveva anche paura che il mullah Omar potesse tradirlo e venderlo agli americani. E quasi ogni giorno s'impasticcava di tranquillanti e di medicine che potessero aiutarlo a dormire». Silenzi e misteri circondano la vita dello sceicco, e poche immagini (qualche rara fotografia, un paio di minuti del filmato d'una cinepresa amatoriale) riescono a dare realtà fisica al volto dei suoi figli - ma non delle mogli, com'è ovvio, che il costume musulmano protegge con un rigore inflessibile. Si sa qualcosa di più sulla diaspora della sua famiglia d'origine, quei 53 fratelli e fratellastri che hanno finito per restare in qualche modo coinvolti dalla tragedia scatenata da Osama. Yeslam è un finanziere che vive in Svizzera, e ha modificato il suo cognome in un meno compromettente Binladin; Hassan, finanziere anch'egli, s'era impantanato nell'avventura del telefono satellitare Iridium, che finì assai male; poi c'era Salem, che è morto (come il padre) in un incidente aereo e pare che abbia fatto qualche affare perfino con George W. Bush quando questi era ancora un petroliere texano; infine viene segnalata anche una parentela italiana d'una sorella dello sceicco, che avrebbe sposato in America un emigrato della provincia di Prosinone. La sua rete non è una struttura a clan, ma lo sceicco ha un carisma inattaccabile e perciò anche i suoi famigliari godono di un rispettato ruolo di fiducia Hamza bin Osama bin Osama in un campo afghano di combattenti taleban