Rispunta il racket del «caro estinto» Arrestati 3 dipendenti del San Luigi

Rispunta il racket del «caro estinto» Arrestati 3 dipendenti del San Luigi ADDETTI ALLE CAMERE MORTUARIE SONO ACCUSATI DI CORRUZIONE, CONCUSSIONE E FURTO Rispunta il racket del «caro estinto» Arrestati 3 dipendenti del San Luigi Secondo gli inquirenti per oltre 450 casi di decessi sono state consegnate mance illecite Gli inquisiti ripresi con le telecamere: «Con quel denaro paghiamo tutte le bollette di casa» Antonio Giaimo Massimiliano Peggio Toma il business del «caro estinto». Tre dipendenti, addetti alle camere mortuarie dell'ospedale San Luigi di Orbassano, si erano organizzati un doppio lavoro, intascando denaro sia dai parenti dei defunti, che pagavano per la vestizione o la pulizia della salma, sia dalle imprese di onoranze funebri, che elargivano generose mance pur di garantirsi il funerale. Le accuse, per gli arrestati, sono di corruzione, concussione e furto. In carcere sono finiti Barbara Olivero, 54 armi, Torino, Corso Cincinnato 203; Aniello Sellitto, 51 anni, Rivalta, via Trento 31, e Franco Testa, 43 anni, Alpignano, via Fontaine I. Le loro mosse erano da tempo spiate dalle telecamere che i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Moncalieri avevano installato nelle camere mortuarie. Indagate altre quattro persone: un collega, Gerardo Bozza, 48 anni, la moglie di Sellitto, M.M. di 50 anni, e i titolari di due agenzie di pompe funebri, Simona Ruffino, 56 anni, di Orbassano e Giorgio Didero, di Rivalta. Dalle sequenze di un videotape ermergono biotte le attività dei tre arrestati: prima immagini di dolore, poi portafogli che si aprono per consegnare una banconota da 50 eviro. L'inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Ciro Santoriello di Pinerolo, ha portato alla luce episodi che erano diventati la norma. Si trattava di una prassi consolidata di mance date spontaneamente, oppure di vere e proprie estorsioni? «Non abbiamo dubbi afferma il sostituto procuratore Santoriello -, i. casi che abbiamo contestato sono tutti relativi a precise richieste di denaro, non a mance spontanee». Le indagini, avviate a gennaio dagli uomini del maggiore Bernardino Vagnoni, stanno portando alla luce episodi che risalgono addirittura all'inizio del 2001.1 parenti dei defunti e gli impresari delle onoranze funebri, che non avevano accettato di pagare il pizzo, hanno raccontato tutto, indirizzando così gli investigatori. Ogni anno, a l'ospedale di Orbassano, si contano circa 700 decessi; secondo la tesi dell'accusa per oltre 450 casi si sarebbero pagate mance illecite. «Circa 50 euro; si pagava relativamente poco, ma si pagava sempre». «Per i tre arrestati - continua il magistrato si trattava senza dubbio di un sistema per arrotondare lo stipendio». Le intercettazioni telefoniche proverebbero che quei soldi servivano per sanare il bilancio familiare; «Con lo stipendio non si vive, con le mance ci paghiamo tutte le bollette di casa». Denaro che veniva intascato senza considerare le condizioni emotive dei familiari, disorientati e senza alternative. Ma dall'indagine dei carabinieri emergono anche altro particolari; mentre i parenti piangevano i loro cari, qualcuno pensava ad aprire le borse lasciate nel corridoio dell'obitorio. Un oggetto è stato ritrovato a casa di uno degli arrestati. In più, all'interno dei locali si sarebbero consumati anche rapporti sessuali, proprio a due passi dalle sale delle autopsie. L'attenzione, ora, è concentrata sui rapporti con le agenzie. Su ogni cadavere, le imprese di onoranze funebri erano disposte a dare mance da 40 a 70 euro, quelle che non pagava¬ no venivano ostacolate. L'impresa di Simona Ruffino ad Orbassano è stato posta sotto sequestro. La titolare è accusata di aver regolarmente pagato il pizzo per trame vantaggi imprenditoriali. Un accordo a tre tutto documentato dalle intercettazioni telefoniche, nelle quali gli arrestati facevano l'elenco della mance raccolte in un mese e si accordavano puntualmente sulle spartizioni. I carabinieri hanno acquisito documenti anche in altre imprese; presso la Girodo Sas, di Giaveno, l'Aeterna di Torino, La Prece di Torino, l'Andruetto di Piossasco, la Pira di Beinasco, e all'interno del laboratorio marmi di lermolli, a Pinerolo. All'ospedale San Luigi di Orbassano si registrano,in media, settecento decessi all'anno