Bertinotti: alleanze? La partita è aperta di Fabio Martini

Bertinotti: alleanze? La partita è aperta IERI L'INCONTRO A MONTECITORIO CON I LEADER DEL CENTROSINISTRA Bertinotti: alleanze? La partita è aperta «Le divisioni del '96 sono lontane, è cambiato il mondo» intervista Fabio Martini ROMA E' uno di quei giorni in cui tutti lo cercano e tutti lo vogliono: un commesso della Camera gli si avvicina, sussurrando: «Onorevole, il presidente Pera al telefono...». I cronisti del Transatlantico lo adulano: «Segretario, soltanto lei è riuscito nel miracolo di compattare l'Ulivo sulla Rai...». E lui. Fausto Bertinotti, sta allo scherzo: «Ma no, al massimo ho fatto da consigliere, consigliere gratuito dell'Ulivo. Stavo quasi per proporre Sergio Cofferati alla presidenza della Rai!». A Montecitorio si è appena concluso l'incontro tra Fausto Bertinotti e tutti i leader del centro-sinistra, il primo dopo anni di incomunicabilità. Un incontro nel quale si è parlato di attualità brucianti come la Rai ma anche di strategia. E soltanto il tempo potrà dire se l'abboccamento di ieri è destinato o meno a preparare quel che non c'è mai stato: un'alleanza organica tra l'Ulivo e Rifondazione comunista. Segretario, dopo il vertice la complicatissima alleanza tra voi e l'Ulivo è più vicina? «Il 2006 è ancora troppo lontano. L'ho detto anche ai dirigenti del centrosinistra: se oggi ci mettessimo a discutere del 2006 deraglierebbe il treno. Per metterci nelle condizioni di discutere bene del futuro, dobbiamo parlare della qualità dell'opposizione di oggi. I buoi devono stare sempre davanti al carro». Dunque lei non esclude a priori, come ha fatto nel passato, un'alleanza con l'Ulivo? «Dobbiamo discutere oggi perché si determino le condizioni politiche che rendano possibile un'alleanza. Ma la partita è tutta aperta». Stavolta il confronto è cominciato meglio o peggio di altre volte? «E' stato un incontro tra soggetti diversi e destinati a restare diversi. Ma stavolta il confronto tra noi e il centro-sinistra, rispetto a tutti quelli passati, è reso diverso e può essere reso utile da due novità. Anzitutto, la crescita del movimento, che sta cambiando la geografia socio-politica del Paese. In secondo luogo, e lo dico senza malizia, l'articolazione dentro al centro-sinistra che rende la posizione di Rifondazione non semplicemente esterna». Cosa è cambiato rispetto alle trattative che portarono alla famosa desistenza del 1996? «Sono storie imparagonabili, non ci sono gradi riconoscibili di parentela: da allora è cambiato il mondo». E perché? «Perché abbiamo un governo che ha composto una miscela di liberismo e populismo e che tuttavia vede diminuire il suo consenso. Abbiamo un centrosinistra in crisi, molto articola¬ to al suo intemo e alla ricerca di una nuova definizione. Abbiamo il primo grande movimento dopo la fine del Novecento, un movimento che in Italia è il più ricco del mondo». In tutto il mondo i comunisti, dove possono, vanno al governo, tranne Rifondazione comunista... «Se nel 1994 i Progressisti avessero vinto le elezioni, noi saremmo andati al governo». Qualche malevolo sussurra che per voi l'ideale sarebbe aiutare 1' Ulivo all'autosufficienza in Parlamento, riservandovi un ruolo di battitori liberi... «Il problema è uno solo: senza intesa programmatica non si sta al governo, con un'intesa ci si sta. Nel 1996 c'era un centrosinistra allo stato nascente, pieno di speranze, così grandi che noi, pur senza vincoli presi in precedenza, dedidemmo di far vivere il governo Prodi». A proposito di Prodi, nei mesi scorsi avete espresso giudizi negativi sul personaggio: vi preparate ad esprimere pregiudiziali personali? «Pregiudiziali? Mai. Naturalmente la personalità non deve essere in contraddizione con l'intesa programmatica raggiunta. Ma il leader è l'ultima cosa a cui pensare». Almeno su questo è d'accordo con Cofferati? «Una politica fondata sul leaderismo e sul presidenzialismo noi la combattiamo ancor più del moderatismo. E' questa idea della politica che ha perso la sinistra».

Persone citate: Bertinotti, Cofferati, Fausto Bertinotti, Pera, Prodi, Sergio Cofferati

Luoghi citati: Italia, Roma