Da Rutelli sì a una candidatura di alto profilo

Da Rutelli sì a una candidatura di alto profilo Da Rutelli sì a una candidatura di alto profilo «Moral suasion» del Colle per ottenere una soluzione concordata tra i due poli Maria Teresa Meli ROMA Alla fine Francesco Rutelli è riuscito a farsi dare dall'Ulivo intero il mandato per andare a vedere le carte di Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini, nonostante sia nella Margherita (vedi Arturo Parisi, Pierluigi Castagnetti ed Enrico Letta) che nei ds (vedi correntone, Sergio Cofferati, Gavino Angius e Luciano Violante) vi siano non pochi renitenti al confronto. Quel che sembrava impossibile l'altra sera è diventato possibile il giorno dopo. Grazie anche all'attenzione con cui Carlo Azeglio Ciampi ha seguito la vicenda. Il presidente era preoccupato che la situazione degenerasse, che, andando per le lunghe, la Rai rischiasse il declino. Perciò vi sono state telefonate tra il Quirinale e i palazzi della politica. Vuole una soluzione, l'inquilino del Colle. E desidera che la tv di Stato non si trasformi ancora una volta nel campo di battaglia in cui si fronteggiano maggioranza e opposizione. Dunque, è anche il frutto della "moral suasion" del presidente Ciampi l'apertura di questo confronto. E l'inversione di rotta di una parte dell'Ulivo. E a questo punto per la presidenza della Rai è rispuntato il nome di Ottaviano Del Turco. E' lui che Marcello Pera indicherà oggi nell'incontro con Pier Ferdinando Casini. Il quale, per la verità, ancora ieri sera recalcitrava su questa ipotesi. Il presidente del Senato, infatti, attraverso una serie di colloqui telefonici, su quel nome aveva ottenuto il via libera di Rutelli, Boselli, Mastella, Pecoraro Scanio, e di Fausto Bertinotti. Rutelli mantiene una posizione aperta a una candidatura di alto profilo. Solo Fassino si era attestato sul no. Ma per la Quercia sarebbe veramente difficile comportarsi altrimenti. Mezzo partito (inclusi i capigruppo di Camera e Senato) voleva bocciare sin da subito la disponibilità di Pera e Casini e non avviare nemmeno un confronto. Rutelli, invece, la sua disponibilità al dialogo con i presidenti di Camera e Senato l'aveva data immediatamente. Fassino era stato ben più rigido. Mentre verdi e pdci erano su una linea ultra-dura. Poi, ieri, al vertice della coalizione con Fausto Bertinotti, la svolta. Lo sdi Enrico Boselli affrontava la questione Rai con queste parole: «Non possiamo dire di no e poi pensare di fare giochini con due consiglieri nostri, perchè questa formula ha portato allo sfascio». Il leader del prc coglieva la palla al balzo: «L'opposizione - interveniva - commetterebbe un errore storico se perdesse questa occasione. E il presidente di garanzia dovrebbe essere un politico: un Del Turco, un Petruccioli, un Curzi...». Il leader della Margherita taceva. E non a caso. Perché, mentre Fassino ribadiva punto per punto tutte le sue perplessità, e si barcamenava tra Boselli, da una parte, e Bertinotti dall'altra, a far da mediatori, per portar l'acqua al mulino di Rutelli, intervenivano, a sorpresa, il pdci Diliberto e il verde Pecoraro Scanio. Morale della favola e conclusione del vertice: l'Ulivo di dichiarava disponibile a un cda di garanzia. Bertinotti, alla fine, se la rideva: «Ho fatto scherzava - il consigliere dell'Ulivo. Del resto, se stai nel pantano, se stai per morire e ti danno qualcosa a cui appigliarti dire di no sarebbe un errore. Volevo suggerir loro anche il candidato alla presidenza, Cofferati, ma mi sembrava troppo». Ma nel centrosinistra, comunque, la decisione di aprire il confronto sulla proposta PeraCasini, benché condita con paletti vari, non veniva metabolizzata da tutti. Tant'è vero che Pierluigi Castagnetti, capogruppo della Margherita a Montecitorio, spiegava: «Ci dobbiamo far dire di no». E Fassino, pur avendo dato il via libera a Rutelli, con alcuni compagni di partito continuava a ripetere: «Metteremo condizioni tali che la maggioran¬ za non riuscirà ad accettare». Casini aveva tentato di convincere Berlusconi con questo ragionamento: l'idea di dare all'opposizione il presidente potrebbe rivelarsi rischiosa, perché l'Ulivo potrebbe avanzare solo una candidatura forte, o un pohtico dalla figura marcata o un aziendalista che in pratica si contrapporrebbe al direttore generale, e in questo caso, avendo in mano la possibilità di dimettersi,,potrebbe condizionare la gestione dell'azienda. Il premier, però, non si era convinto. Come, del resto, non si è ancora convinto dell'opportunità di accedere a un'altra richiesta dell'opposizione (e, per la verità, anche di una parte della maggioranza), ossia di sostituire Agostino Sacca alla direzione generale della tv di Stato.

Luoghi citati: Roma