Funerale «impossibile» per Galesi
Funerale «impossibile» per Galesi Funerale «impossibile» per Galesi Elisabetta Masso Roma Mario Galesi Come se non fosse nemmeno un parente. Mario Galesi, terrorista ucciso nella sparatoria domenica scorsa resta all'obitorio di Arezzo e non c'è nessuno della famiglia che lo reclama per fargli il funerale. Rinnegato. La sorella Paola e il fratello lo hanno detto chiaro al magistrato di Arezzo che si occupa del caso. «E' un fatto che non ci riguarda più». Portano lo stesso cognome ma non hanno mai condiviso la scelta del fratello Mario, fino al punto da cancellare anche l'affetto che dovrebbe legare fratelli e sorelle. A sorpresa, invece, sembrerebbero pronti a farsi carico del funerale di Galesi, alcuni amici di Nadia Desdemona Licci. «Hanno patito tanto in questi anni per quel ragazzo che sembrava un po' scapestrato e dava motivo di preoccupazione a tutti quanti in famiglia», raccontano a via Ugo Pesci, nel quartiere Tiburtino, dove i Galesi hanno vissuto molti anni. «Li ricordiamo sempre alle prese con quei discorsi sulla rivoluzione proletaria, intrisi di violenza e voglia di menare le mani, con accenni anche sulla necessità di arrivare a usare le armi», raccontano gli ex vicini. «Mai genitori - aggiungono - erano persone veramente a modo». Il padre era un preside di scuola superiore, abituato a educare al rispetto e alla tolleranza, e quel genere di discorsi sovversivi gli pesavano. Dicono che sia morto ricordando Mario e sperando che prima o poi potesse ritrovare la strada di una vita normale. Il papà preside non pensava ci fosse di meglio. E lo pensava anche la mamma di Mario, pure lei insegnante con l'ambizione di crescere una generazione di giovani con idee forti ma non strampalate, coraggiosi senza diventare velleitari. E anche lei è poi morta con la speranza che lo sbandamento del figlio fosse solo un momento. Ma anche con la preoccupazione di aver insegnato a tanti giovani e di aver falhto proprio con quello che le importava di più. Ieri a pregare davanti alla salma di Mario Galesi, che giace ancora nella cella frigorifera dell' obitorio della Misericordia, è andato il vescovo della città, Gualtiero Bassetti: un gesto di carità. Nei giorni scorsi era stato l'avvocato Attilio Baccioli, legale della Nadia Lioce, a recarsi all'obitorio per rendergli un saluto. Mercoledì cordoglio alla famiglia era stato espresso dal ministro Giuseppe Pisanu, che aveva definito il brigatista una «vittima delle sue folli idee politiche, ma pur sempre vittima, degna di umana pietà». I parenti di Galesi avranno tempo fino alla fine del mese per richiedere la salma. Se ciò non accadrà, toccherà al Comune di Arezzo farsi carico delle spese dei funerali e della sepoltura: chissà se sarà rispettata la sua volontà di essere seppellito con al collo la kefiah. Un desiderio rivelato da Nadia Desdemona Lioce che aveva reso «onore al compagno caduto», ricordando le energie da lui messe a disposizione per la «rivoluzione», nel documento politico letto ai magistrati di Roma. Alla fine si aggiunge anche un giallo: c'è qualcuno che si è fatto avanti per provvedere alla sepoltura di Mario Galesi. Secondo quanto afferma il legale di Lioce, Attilio Baccioli, «alcuni amici della famiglia della brigatista detenuta nel carcere di Sollicciano si sono dichiarati disponibili ad accollarsi le spese del funerale di Galesi». «Non so chi siano, né mi interessa saperlo», dice l'avvocato. «Sono a conoscenza della disponibilità di queste persone solo perché mi sono interessato anch' io alla questione, per atto umanitario». Mario Galesi
Luoghi citati: Arezzo, Comune Di Arezzo, Roma
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