«Continuità con Biagi e D'Antona»

«Continuità con Biagi e D'Antona» GLI ESPERTI E IL DOCUMENTO: STILE «CONTORTO», LESSICO «ARCAICO» «Continuità con Biagi e D'Antona» E sull'Islam gli irriducibili scrissero la stessa frase analisi Jacopo lacobonì LO stile è «contorto, salvo alcuni punti più freschi e meno controllati». Il lessico «arcaico» ma con «scivolate» sorprendenti, almeno per una brigatista che ricopre un ruolo di spicco nell'organizzazione. I contenuti «legatissimi a quelli dei documenti D'Antona e Biagi». Il riferimento alle «masse is amiche umiliate ed espropriate»? Relativamente nuovo eppure già da un po', aggiunge l'investigatore che ha potuto leggere il testo nella versione integrale, compare nei «foglietti» che gli irriducibili si scambiano in carcere da Trai^ a Milano: «Quei passaggi sull'Islam sono citazioni». Studiosi, magistrati, 007, storici dell'eversione, ex terroristi riflettono su dieci pagine secretate (e parzialmente già in circolazione) per capire quale metodo c'è, e quale follia, nella testa e nella penna di Desdemona Nadia Lioce. Se non c'è moltissimo da dire su espressioni che appaiono praticamente a tutti, e già a un primo sguardo, vetuste («disarticolazione del fronte Confindustria-sindacati», «attacco al cuore dello stato», «fronte anti-imperialista»...), altri spunti del «documento politico» letto ieri nel carcere di Sollicciano suggeriscono considerazioni più articolate. I temi, per esempio: sembrano in continuità con l'elaborazione dei documenti D'Antona e Biagi. La scelta di alcuni termini: «eccentrica» rispetto all'universo terrorista, ma potrebbe essere spiegata dalla fretta di un testo buttato giù in una sola notte. Persino la tecnica con la quale viene reso onore al «compagno Galesi»: per lo meno inconsueta. Sostiene Sergio Segio, condannato per gli omicidi di Prima Linea e oggi impegnato nel volontariato in carcere, che «le parole della Lioce stridono molto, nella loro prevedibilità e polverosità, con quelle del ministro Pisanu, che ha espresso frasi nuove di pietà anche per il terrorista rimasto ucciso». Parlare di «ricostituzione di im fronte anti-imperialista con la trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria» è, dice Segio, «roba che appartiene al secolo scorso, e non agli ultimi anni: ai primi». Bisogna risalire a Lenin. «Più o meno». Lette al microscopio, tuttavia, anche le espressioni meno sorvegliate, e forse i lapsus, della Lioce sono rivelatori. Gianni Cipriani, che sul terrorismo ha scritto libri tra i più informati, indica alcune circostanze: è strano che una brigatista parli di «attentato» (la Lioce lo fa quando dice che «quanto accaduto domenica è stato un fatto accidentale; l'obiettivo della lotta armata è l'attacco al progetto di rimodemizzazione economico-sociale e istituzionale del Paese in cui rientra anche l'attentato a Biagi»). Strano perché il br, di default, tenderebbe a dire «azione militare». È una svista, un passaggio riportato male, o il segno di una paradossale «laicizzazione» dell'organizzazione? E poi: un singolo militante dell'organizzazione si può arrogare il diritto di rendere onore, da solo, a un compagno morto? La Lioce lo fa quando si riferisce al «compagno Galesi che ha messo a disposizione della rivoluzione le proprie energie senza limiti». Non sono riconoscimenti che di solito fa una direzione strategica, e non un uomo isolato? Per Cipriani, potrebbe essere «il segno che la Lioce aveva un ruolo di spicco nella gerarchia». E evidente a ogni analista che la terrorista manda un messaggio di «totale continuità» con i testi circolati dopo gli assassini dei consulenti D'Antona e Biagi. Soprattutto quando evoca la «disarticolazione» della rifonna Biagi, oppure quando mette sullo stesso piano Confindustria e sindacati. A detta di Amedeo Benedetti (l'unico ad aver scritto un libro sulle parole dei terroristi anni Novanta, Il linguaggio delle nuove Brigate Rosse, Erga) questo linguaggio è «complicato e complesso» perché, tra le altre cose, le prime Br avevano «fior di letterati e le rivendicazioni a volte erano riviste da professori universitari di letteratura»; le ultime br no, «stilisticamente sono molto scadute». Poi certo, colpisce la «sintonia» con l'elaborazione del '98 e del 2002. E gli islamici? È qui che, dice l'investigatore, va ricercata la chicca del testo Lioce. Il tentativo di collegarsi alle «masse arabe e islamiche espropriate e umiliate, naturale alleato del proletariato metropolitano» è stato già fatto: e proprio con questa stessa locuzione. Guardate un documento degli «irriducibili» in carcere, lo lesse Stefano Mmguzzi, in aula al processo a Milano, nel dicembre 2002. E da tempo le nuove Br vanno elogiando l'il settembre: «foglietti» dal carcere ne parlano anche (frase che toma quasi uguale nel testo Lioce) come di una «azione militare islamica contro il fronte imperialista». A differenza delle vecchie Br, genericamente filopalestinesi, quelle di Mario Galesi e Desdemona Lioce cercano con le parole nessi con Al Qaeda che non riescono, perora, a trovare nei fatti. L'espressione sugli islamici è identica a un passo letto in aula a Milano da Minguzzi. Rilevante r«onore» reso a Galesi: di solito sono le direzioni strategiche, o i leader, a riconoscerlo. Un lapsus il sostantivo «attentato» invece di «azione militare» L'avvocato Attilio Baccioli

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