Berlusconi dal Papa «L'Italia seguirà la linea dell'Onu»

Berlusconi dal Papa «L'Italia seguirà la linea dell'Onu» VISITA A SORPRESA DEL PREMIER DAL PONTEFICE E DA SODANO Berlusconi dal Papa «L'Italia seguirà la linea dell'Onu» Il presidente del Consiglio ha spiegato a Giovanni Paolo II di aver convinto Bush a ricercare la seconda risoluzione delle Nazioni Unite Niente telecamere, niente dichiarazioni per il loro terzo incontro Ugo Magri ROMA Nessuna tirata d'orecchie per la posizione del governo italiano sulla guerra. Anzi, se si dà retta alle ricostruzioni filtrate dopo la colazione di ieri in Vaticano, il Santo Padre ha ascoltato Silvio Berlusconi con tanta simpatia e benevolenza. Il Cavaliere, inutile dirlo, ha fatto del suo meglio per guadagnarsele entrambe. Si è presentato al Pontefice come uomo di moderazione e di pace, di mediazione e di dialogo. Ha giustificato la consonanza di posizioni con gli Usa come un modo pragmatico per scongiurare la guerra: quanto più l'Occidente fletterà i muscoli contro Saddam, tanto più il dittatore iracheno sarà costretto ad accettare la logica del disarmo. E sebbene nulla sia filtrato da Palazzo Chigi sui contenuti del colloquio (è stata la Santa Sede a renderlo noto), c'è da scommettere che il presidente del Consiglio abbia accreditato se stesso presso Giovanni Paolo II come colui che ha tirato George W.Bush per la giacca in almeno un paio di circostanze (per esempio l'avrebbe convinto, secondo il New York Times, ad attendere una seconda risoluzione del Consiglio di sicurezza prima di sferrare l'assalto contro Baghdad). Per farla breve, Berlusconi ha garantito al Papa che l'Italia si manterrà strettamente in ambito Onu. Quindi non solo non manderemo truppe, come si sapeva fin dall'inizio, ma faremo di tutto per evitare una guerra senza il mandato delle Nazioni Unite. Musica per la diplomazia vaticana, convinta che l'autorizzazione dell'Onu non arriverà mai, stante il veto promesso da Francia e Federazione russa. A dire il vero, fra i prelati c'è chi osteggerebbe perfino una guerra sponsorizzata dall'Onu. Tuttavia va bene anche così, l'importante è che dalle Nazioni Unite non giunga un via libera ai marines. Bravo il Cavaliere, dunque, che si atterrà ai dettami dell'Onu. Ieri, davanti al desco frugale che accoglie i commensali del Papa, la sua linea è stata gradita. Ciò non significa, ovviamente, che Berlusconi abbia ribaltato di colpo le proprie alleanze. Dopo aver consentito il transito ai treni di armi, la Casa Bianca non può che portargli riconoscenza. Se dipendesse da lui, Francia e Russia farebbero meglio a sostenere la seconda risoluzione chiesta da Bush. Dovesse mancare, aveva profetizzato qualche giorno fa, sarebbe «una cosa nefasta». Incontrando domani Schroeder a Brema, non mancherà di dirglielo. Si coglie a occhio nudo che, rispetto al cosiddetto «fronte della guerra», il premier è sempre più defilato. Gianni Letta, spontaneamente a suo agio nei Sacri Palazzi, ha scortato il premier prima dal Papa, e poi dal cardinale Angelo Sodano. L'idea della visita era nata proprio durante un colloquio fra Berlusconi e il segretario di Stato vaticano, due settimane fa all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. Nei giomi scorsi era stato'fissato l'appuntamento, che il Cavaliere ha tenuto rigorosamente per sé. Nessuna telecamera s'è presentata a riprendere il terzo incontro di Berlusconi col Papa, nessuna dichiarazione è stata concessa ai cronisti. E' la riservatezza dovuta ai colloqui col Santo Padre, spiegano fonti governative. Ma anche la spia di un registro più sobrio. Grande protagonista qualche settimana fa, con una Dasserella di incontri ai massimi ivelli, il Cavaliere ora si sta domandando se valga davvero la pena intraprendere un tour nei paesi arabi, come vorrebbe la Farnesina. Adesso che la parola sta per passare alle armi, Berlusconi ha meno ragioni di esporsi. Lui stesso, secondo quanto spifferano autorevoli fonti, ne avrebbe spiegato le ragioni al suo amico Bush: «Vedi, George, in Italia non c'è un presidente eletto dal popolo, noi siamo una repubblica parlamentare... E in Parlamento la linea dell'attacco preventivo non passerebbe mai». Già par di vedere la scena': alleanze trasversali destra-sinistra sul no alla guerra. Massimo D'Alema scavalcato in pacifismo dai ciellini di Roberto Formigoni, l'obiezione di coscienza dei centristi cattolici, quelli di An in subbuglio, una fronda perfino tra i «laici» (Biondi e Costa) di Forza Italia. Tutto questo Berlusconi lo sa e, a sentire alcuni suoi consiglieri, ne dà la seguente spiegazione: contro l'attacco anglo-americano è sceso in campo il Papa, ha dispiegato le sue divisioni. Difenderà magari i 500 mila caldei che vivono in Iraq, ci saranno senz'altro convenienze ecclesiastiche accanto alle motivazioni religiose, però il risultato non cambia, la sua autorità morale ha reso stonata ogni retorica a stelle e strisce, urge sintonizzarsi sulla lunghezza d'onda vaticana e parlare la lingua che l'Italia meglio capisce. Silvio Berlusconi e Papa Giovanni Paolo II in un precedente incontro in Vaticano