La sfida di quelli di Zelig contro le «vallette» parlanti di Alessandra Comazzi

La sfida di quelli di Zelig contro le «vallette» parlanti LA CONCORRENZA NON ABBASSA LE ARMI, MA CE MARETTA A MEDIASET SULLO SPOSTAMENTO DEL PROGRAMMA La sfida di quelli di Zelig contro le «vallette» parlanti Alessandra Comazzi inviata a SANREMO Una volta non capitava così. Quando c'era il Festival di Sanremo, le altre reti si ritiravano in buon ordine. Chiunque ci fosse a presentarlo, chiunque ci fosse a cantare, tutti si mettevano dalla parte della ragione e trasmettevamo «Arsenico e vecchi merletti» e compagnia. Ieri sera, guarda lì: su Canale 5 è andato in onda «Il principe d'Egitto», un grande film d'animazione prodotto da Steven Spielberg. E soprattutto non si è ritirata la corazzata televisiva dell'anno, quello «Zelig Circus» che ha sfidato impavido Baudo, Autieri, Gerini e canzonette. Completo di Natalino Balasso, Ale S- Franz, Flavio Oreglio e Michelle Hunziker che nell'occasione canticchiava «Trottolino amoroso du-du da-da-da». Sarà perché, come si dice, non ci sono più due blocchi televisivi contrapposti, ma ce n'è uno solo? E che quindi dovunque vada il pubblico, va sempre bene? Sarà interessante vedere come hanno scelto gli spettatori. Per inciso, ieri i produttori di Zelig hanno comunicato di voler interrompere ogni rapporto con Mediaset perché sarebbe previsto uno spostamento del programma dal martedì al mercoledì. E non si fa così; se il pubblico è abituato, vogliamo mica disabituarlo? Comunque, proprio quest'anno che, lunghezza a parte, il Festival di Baudo ha fatto uno sforzo oggettivo per cambiare formula, gli hanno ficcato contro la concorrenza. Significativa intanto la scelta delle due colleghe del presentatore. Colleghe, questa volta, non soltanto belle presenze. Trovarle infelici come quelle dell'armo scorso (Manuela Arcuri e Vittoria Belvedere) era oggettivamente difficile. L'impresa infatti non è stata compiuta. Gerini e Autieri, nell'accompagnare il conduttore, intervenivano a tono, si mostravano spiritose (non sembravano avere soltanto imparato una parte a memoria), hanno dato l'impressione di essere sul mitico palcoscenico non soltanto perché modelle intemazionali o belle donne raccomandate, ma per lavorarci. Cantare, per esempio, e canta bene soprattut¬ to Autieri. Per convincerci ancora di più, le hanno dotate di quegli enormi microfoni coprenti la faccia che soltanto la Rai usa ancora, quando vuole sottolineare la freschezza e l'autenticità delle esecuzioni. Dovrebbero imparare dalla D'Eusanio, che i suoi ragazzi li fa parlare con il microfonino quasi invisibile da musical. E vediamo che il saper fare qualcosa, preferibilmente il proprio lavoro, serve. Lo dimostra anche la gettonatissima e temuta Littizzetto, che è arrivata in palcoscenico dopo un'incursione tra il pubblico. E poi ha inondato Baudo e gli spettatori con una selva scoppiettante di battute. Molte delle quali ottime. Lo ha fatto anche ballare e lo ha baciato sulla bocca («e adesso vado a lavarmi i denti col bicarbonato»). Dopo le contaminazioni di Fazio, sembrava che fosse impossibile trovare novità per la storica manifestazione dalla città dei fiori. Da apprezzare, dunque, il tentativo di cambiare, di riportare la canzone alla sua centralità, di ideare uno spettacolino (non sempre riuscito) per ogni concorrente. La lunghezza resta un problema. Baudo la teorizza, sostiene che l'ttevento» si crea anche con una durata monstre. Presupponendo che le persone si sorbiscano questi mini-show, a volte francamente stucchevoli (come la sfilata dei modelli della Oxa), e siano disposte ad andare avanti, Dopofestival compreso, fino all'ora del cappuccino. Nessuno è perfetto.

Luoghi citati: Egitto, Sanremo