«Un passo importante, ma serve di più» di Maurizio Tropeano
«Un passo importante, ma serve di più» INIZIATIVA ACCOLTA POSITIVAMENTE, L'INVITO E' DI COSTRUIRE UN POLO PRODUTTIVO NAZIONALE «Un passo importante, ma serve di più» L'esortazione all'azienda unisce i vertici degli enti locali reazioni Maurizio Tropeano IL segretariato sociale a Torino è un primo passo, importante ma non fondamentale per il rilancio del centro di produzione televisiva subalpino. Tuttavia, per una sede come quella torinese, che ha strutture e professionalità da cui l'azienda non può prescindere, non è sufficiente. Non accontentiamoci del buono, puntiamo al meglio: la piena occupazione della nostra sede, con opportunità di sviluppo, dopo decenni di trasferimenti verso Roma». Chi parla così è Roberto Cota, presidente del Consiglio regionale. Certo lui, leghista doc, prende questa posizione anche per difendere la scelta del vecchio Consiglio d'Amministrazione della Rai di trasferire la direzione della seconda rete a Milano: «Perché ha un respiro molto più ampio della semplice ricostituzione del Segretariato sociale e prevede produzioni in sinergia con Milano e un ruolo centrale per la sede di Torino». A dire il vero, però, la sua valutazione di un provvedimento «insufficiente» è condivisa anche dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e dalla presidente della Provincia, Mercedes Bresso. Il primo cittadino parla di «una buona, buonissima idea» anche se si augura che «alle parole seguano i fatti concreti perché in questi anni abbiamo assistito a molte, forse troppe, promesse di rilancio della sede subalpina». Aggiunge: «In ogni caso per potenziare il centro di produzione non basta annunciare l'avvio della sperimentazione della televisione digitale o l'arrivo del segretariato sociale sotto la Mole». La presidente della Provincia aggiunge: «E' incredibile: le Rai non ha più il Consiglio di A^ .ministrazione e arriva un ministro, anche se quello delle telecomunicazioni, ad annunciare che cosa farà l'azienda. Sinceramente non ci interessa partecipare ad una lotteria di beneficenza ma avere un interlocutore serio e competente con cui parlare del futuro della sede di Torino, soprattutto del suo centro di produzione». Conclude: «Non mi pare che le proposte sbandierate oggi diano serie garanzie su un futuro da protagonista per la sede e per i lavoratori torinesi dell'azienda televisiva». Luciano Gravino, coordinatore del Comitato nato per difendere il Palazzo per la Radio, è convinto che si tratti di «una dichiarazione molto importante perché fatta da un ministro». Detto questo, però, precisa: «La presa di posizione dell'esponente del Govemo non risolve il problema della Rai a Torino perché non blocca il ridimensionamento del centro di produzione e nemmeno il progetto di vendita del Palazzo Rai». E secondo lo storico Giovanni De Luna «il problema non è accontentare Torino con la promessa di creare dieci posti di lavoro ma dare garanzie concrete per il polo produttivo torinese e regionale che tenga conto dell'alta progettualità culturale di questo territorio».
Persone citate: Giovanni De Luna, Luciano Gravino, Mercedes Bresso, Roberto Cota, Sergio Chiamparino
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