Toro, giù la maschera Giocatori senza alibi
Toro, giù la maschera Giocatori senza alibi FA DISCUTERE LO SFOGO DI S0MMESE CHE GETTA LA CROCE SU ULIVIERI Toro, giù la maschera Giocatori senza alibi Le tante responsabilità della società non devono far dimenticare quelle di chi va in campo, delude da sei mesi e adesso cerca lo scaricabarile Toccato il fondo a suon di record negativi senza aver pensato al futuro Roberto Condio TORINO C'è un mondo di gente che soffre per il Toro disastrato ed è pronto a mobilitarsi per il 4 maggio «giornata dell'orgoglio granata». E poi c'è il Toro, società e squadra, che fa ridere il mondo: ogni settimana un po' di più. Delle colpe del club, delle promesse non mantenute di Cimminelli e Romero, del peccato originale di non aver rinforzato un organico reduce da due stagioni vissute oltre i propri limiti e ormai esausto, si è già detto tutto, a ripetizione. Delle responsabilità dei giocatori, invece no. A coprirle, l'abbi di sempre: gli allenatori che pagano anche per chi va in campo. Prima Camolese e poi Ulivieri. Zaccarelli e Ferri, «bandiere»-paravento scelte per poter almeno chiudere la stagione senza altri problemi con la tifoseria, non faranno la stessa fine. Ma dopo il 14" ko incassato in 23 giornate e le sciagurate parole dette dopo il 3-2 con il Chievo da Vincenzo Sommese, i granata sono rimasti nudi, definitivamente smascherati dalla loro pochezza attuale di ultimi della serie A e dal loro inglorioso approdo all'ultima spiaggia dei perdenti: il gioco dello scaricabarile, del «si salvi chi può». Che significa anche la disintegrazione di quel poco che rimane del concetto di «gruppo». L'altro ieri uno dei più clamorosi flop della stagione, al termine della sua prima prova assolutamente positiva, ha avuto il buon senso di dire: «Noi giocatori dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Se tutti avessimo dato di più, oggi non saremmo in questa situazione». Avrebbe dovuto fermarsi lì, Sonunese. Invece, appena sollecitato, dopo aver predicato bene ha razzolato malissimo, prendendo la più comoda delle vie di fuga: sparare sull'allenatore esonerato, sull'uomo che oltretutto lo ha difeso sino alla fine a prezzo di fischi e insulti. «Lo sanno tutti che nello spogliatoio non eravamo contenti di Ulivieri. Non ne potevamo più. Ora siamo più liberi, sereni». Si è dimenticato di aggiungere «sempre perdenti, però». Verificheremo in settimana l'unanimità del fronte anti-Renzaccio. Intanto, tornando con la mente a certe penose partite interne, sarà difficile convincere la gente che nessun granata abbia giocato contro il suo allenatore sgradito. Intanto, è il caso di ribadire una volta per tutte che questo Toro sarebbe stato molto probabilmente in coda anche con al timone Lippi, Capello o Ferguson. Il nocciolo dei problemi è in campo. Difensori che prendono gol a raffica in fotocopia, puntualmente beffati su palla inattiva, inadeguati nel gioco aereo. Estemi che raramente saltano l'avversario e ancora più difficilmente azzeccano un cross. Attaccanti involuti e fermi a bottini penosi. Uomini, in generale, che sono quasi sempre riusciti nell'impresa di far rimpiangere i compagni che sedevano in panchina o in tribuna. Tirando le somme, nell'arco del campionato, un solo 6,5 abbondante (De Ascentis), un 6 pieno (Vergassola), uno di stima (Marinelli) e altri due (Castellini e Mezzano) messi in dubbio dall'evidente calo accusato nelle ultime settimane. Il resto, insufficienze (gravi Sommese, Magallanes e Lucarelli). I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Toro più scarso di sempre ha già peggiorato tre suoi primati negativi assoluti in A (9 punti nell'andata, 7 ko interni, 6 sconfitte esteme di fila) ma nel mirino ne ha altrettanti, più significativi: il minor numero di vittorie finali (6, ora è fermo a 2), il maggior numero di sconfìtte (17, è già a 14) e il minor punteggio (29, è a quota 13). Restano 11 turai. Per completare il disastro o per provare quantomeno a salvare la faccia. E visto che il quint'ultimo posto (a 11 punti) non è più un obiettivo serio, al Toro oggi farebbe tanto bene sapere quanto di concreto c'è nell'ipotesi di riduzione delle retrocessioni in B da 4 a 2 discussa dalla Lega. Perché se non se ne facesse nulla, sarebbe sicuramente più utile non perdere altro tempo e cominciare a preparare la prossima B. Da affrontare senza Bucci, Fattori, Dalli Carri, Garzya, Scarchilli, Magalla¬ nes, Lopez e Statuto (ma chi li ha mai visti gli ultimi due?) in scadenza di contratto e pure senza Vergassola e Castellini, gli unici veri uominimercato, diffìcili da trattenere. Tre gb obiettivi: verificare quel che possono dare in prospettiva Manninger e/o Sorrentino, Mantovani e Balzaretti, Vanin e Omolade; cercare di capire quanto vale davvero Marinelli; ridare visibilità a gente come Galante e Lucarelli che a luglio dovrà portare soldi in cassa. Senza timori: peggio di così, è difficile fare. A Verona Sommese ha segnato dopo un anno. Con Ulivieri ha giocato 14 gare su 17
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