L'inflazione frena a febbraio
L'inflazione frena a febbraio CARO VITA AL 2,607o. NUOVO RECORD PER LA BENZINA VERDE: 1,114 EURO AL LITRO L'inflazione frena a febbraio Il fabbisogno dello Stato sale a 4,3 miliardi Roberto Glovannini ROMA Ormai le periodiche comunicazioni dell'Istat sull'andamento dell'inflazione sono diventate un fatto politico: chi non ci crede, chi le commenta con enfasi in un senso o in un altro, chi toma a sollevare dubbi. Ieri l'Istituto di Statistica ha così annunciato che in febbraio secondo i dati provvisori - il termometro dei prezzi al consumo è tornato a scendere: l'aumento rispetto a dodici mesi or sono è stato del 2,607o, con un incremento mensile dello 0,207o, il dato più basso dal settembre del 2002. Insomma, una frenata non solo rispetto al 2,807o di gennaio (con le polemiche sull'errore sui farmaci), ma anche rispetto al 2,707o indicato sempre per febbraio dalle città campione. Il calo è stato dovuto soprattutto alla diminuzione dei prezzi dei medicinah (a febbraio è entrata nel calcolo la modifica del prezzo delle medicine, erroneamente anticipata a gennaio) scesi dell'l,l07o rispetto a gennaio 2003, ma anche alla contrazione dei prezzi delle comunicazioni (-CfK) rispetto a gennaio, -0,507o rispetto a febbraio 2002). Le associazioni dei consumatori tor- nano però all'assalto: «Al calo dell'inflazione al 2,607o a febbraio - afferma l'intesa dei consumatori (Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori) ci crede solo l'Istat». Confindustria, col direttore generale Stefano Parisi, esprime soddisfazione, e con riferimento al recente contratto dei ministeriali chiede che «la politica dei redditi accompagni questa fase di discesa dell' inflazione». I sindacati sembrano non convinti però che i prezzi stiano riducendo in modo strutturale la loro corsa, e affermano che la bassa inflazione sia segno di un'economia stagnante. Per il segretario confederale Cgil Giuseppe Casadio, «i consumi sono bloccati e l'aumento del prodotto è sostanzialmente zero». «L'inflazione reale sta marciando afferma il leader della Cisl Savino Pezzetta - ed è quindi necessaria una politica dei prezzi da parte del governo». Per Paolo Pirani (Uil), il calo è «positivo ma insufficiente», mentre il presidente di Confcommercio Sergio Bilie chiede tra l'altro la riduzione dell'accisa sui prodotti petroliferi. E in effetti i timori di guerra stanno facendo volare il prezzo del petrolio Opec, e anche la benzina verde in Italia raggiunge quota 1,114 euro, corrispondenti a circa 2160 lire, il massimo raggiunto due anni fa. Venerdì scorso, il prezzo del greggio ha raggiunto i 32,63 dollari al barile, anche in questo caso il valore massimo degli ultimi due anni. L'Opec si è impegnata a mantenere il prezzo del greggio in una fascia compresa tra i 22 e i 28 dollari e a intervenire con aumenti o riduzioni della produzione, cosa già avvenuta il primo febbraio, ma il prezzo ha seguitato ad essere sopra i 30 dollari al barile. Una nuova conferenza per esaminare prezzi, mercati e produzione è fissata per l'il marzo prossimo a Vienna. Il caro-greggio porta alle stelle la benzina verde: dall'inizio di feb- braio, il rincaro è stato di 0,030 euro al litro, mentre in un anno l'incremento è stato di circa 0,1 euro al litro: dagli 1,015 euro dell'inizio di marzo 2002 agli attuali 1,114. Si tratta di quasi 200 vecchie lire in più per ogni litro, pari ad un aumento del 1007o, circa quattro volte cioè superiore al tasso di inflazione. Infine, arrivano brutte notizie sul fronte dei conti pubblici. Come comunica il ministero del Tesoro, a febbraio il fabbisogno del settore statale è cresciuto di circa un miliardo di euro rispetto al febbraio 2002, passando da 3.302 a 4.300 milioni. È vero che grazie a un gennaio particolarmente positivo e anomalo (nel 2002 il risultato era stato particolarmente brutto) il bimestre gennaio-febbraio vede un disavanzo di 5 imbardi contro i 6,455 dello stesso periodo del 2002. Il ministero di Tremonti parla di una buona dinamica delle entrate e un efficace contributo delle norme di controllo della spesa, e spiega che nel mese scorso ha inciso un maggior onere per interessi sul debito pubblico. Ma secondo le recenti analisi della «Economist Intelligence Unit» e della PricewaterhouseCoopers, senza particolari miglioramenti della situazione il deficit pubblico del 2003 tenderà ad attestarsi intomo al 2,507o. Forse qualche decimale in più. LA CLASSIFICA DEGLI AUMENTI Variazione "/o dei prezzi dei principali capitoli di spesa a febbraio 2003 rispetto allo stesso mese del 2002 sulla base degli indici prowisori Istat Beni e servizi diversi f J+'M Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi | 4-3,8 Trasporti | t3t5 Bevande alcoliche e tabacchi p 4-3,5 Abbigliamento e calzature Istruzione Abitazione, acqua, elettr. e combustibili Prodotti alimentari e bevande analcoliche Mobili, articoli e servizi per la casa Ricreazione, spettacoli e cultura Servizi sanitari e spese per la salute ||| -0,7 Comunicazioni fj -0,5 Indice generale ""1+2,6 Tremonti: l'aumento legato alla spesa per interessi sul debito Nei primi due mesi del 2002 comunque il deficit si è ridotto di 1A miliardi di euro
Persone citate: Caro Vita, Giuseppe Casadio, Paolo Pirani, Savino Pezzetta, Stefano Parisi, Tremonti
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