Sospetti su contatti tra Galesi e Geri
Sospetti su contatti tra Galesi e Geri Sospetti su contatti tra Galesi e Geri ROMA Scriveva il gip di Roma nell'ordinanza di custodia cautelare emessa il 30 ottobre scorso nei confronti di Mario Galesi, il terrorista rimasto ucciso l'altro giorno nel conflitto a fuoco nello scompartimento del Roma-Firenze: «Un ultimo aspetto che va evidenziato al fine di completare il quadro indiziario a carico dell'indagato è quello dei ripetuti e documentati contatti tra la sorella del Galesi (Paola, ndr) e la Casa dei Diritti Sociali ubicata in Roma nei pressi della stazione Termini. Tale circostanza, affermano gli inquirenti, assume rilievo in considerazione del fatto che l'utenza telefonica della Casa dei Diritti Sociali è stata contattata con la scheda Telecom prepagata già utilizzata per rivendicare l'omicidio del professore Massimo D'Antona, poi rinvenuta nella materiale disponibilità di un nomade che asserì di averla ricevu ta da una ragazza proprio d vanti alla sede della Casa dei diritti Sociali». E' la storia di Alessandro Gerì, il presunto telefonista delle Brigate rosse, arrestato e scarcerato e la cui posizione è stata archiviata nel dicembre scorso. Troppo tenui gli indizi, gli elementi a suo carico. Non ha convinto la testimonianza di un minore che vide, la sera del 20 maggio del 1999, il telefonista entrare nella cabina di via Bocci. L'alibi di Alessandro Gerì è stato giudicato più credibile dei sospetti della Digos e della Procura di Roma. E però, colpisce il particolare di un collegamento tra Paola Galesi e quel centro della stazione Termini dove il nomade Aladin Hamidovic disse di aver ricevuto quella tessera Telecom n.277153004 dalla quale partì la telefonata di rivendicazione per l'omicidio D'Antona - da un'operatrice sociale, Alessandra Della Ragione. Nell'inchiesta Galesi vi è un altro particolare che riporta ad Alessandro Gerì: «La stessa scheda telefonica, il 1 giugno era stata utilizzata da un impianto di via Salvator Rosa per due brevissime chiamate ad utenze intestate a persone risultate completamente estranee alla vicenda, il cui unico elemento comune era rappresentato dalla somiglianza dei numeri». Per il gip Maria Teresa Covatta si può dedurre che «l'ignoto chiamante abbia per due volte ripetuto un errore nel formulare il numero». Ma l'elemento singolare è un altro: «Le utenze chiamate nella circostanza avevano le prime quattro cifre in comune proprio con il numero telefonico della famiglia Galesi, in particolare con quella abitazione nella quale Mario Galesi veniva indicato come residente al momento dell'inizio della sua latitanza e dove continuava a dimorare la sorella», [g.ru.]
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