Dopo il «no» turco Usa costretti a un nuovo piano

Dopo il «no» turco Usa costretti a un nuovo piano Dopo il «no» turco Usa costretti a un nuovo piano WASHINGTON Le autorità militari statunitensi a cui la Casa Bianca fino a sabato aveva assicurato l'appoggio turco comprato con una valanga di dollari - ieri hanno dovuto tirare fuori dal cassetto i piani alternativi a quello principale che prevedeva un attacco a tenagha contro l'Iraq. E adesso per il Pentagono le cose si fanno più difficili. Dopo la pioggia di bombe e missili che si dovrebbe abbattere nelle prime 48-72 ore sull'Iraq, l'attacco da terra potrebbe prendere il via soltanto dal confine meridionale con Kuwait, oppure, se i militari vorranno comunque non rinunciare a ima manovra a tenaglia, allora viene ventilata una soluzione logistica alternativa all'uso delle basi richieste e rifiutate dal parlamento turco: si tratta di fare arrivare nell'Iraq settentrionale le truppe d'assalto dopo averle fatte scendere con un ponte aereo su antiche (e oggi antiquate) piste di atterraggio o su superstrade. Una manovra evidentemente meno agevole di quella che avrebbero consentito la disponibilità delle otto basi aeree e dei tre porti turchi che gli Usa avevano chiesto di potere utihzzare. Washington comunque continua a sperare in un ripensamento di Ankara, cui ha chiesto un «chiarimento». Ma le notizie che arrivano dalla capitale turca sono piuttosto contraddittorie. Alcune fonti infatti affermano che Tayyip Erdogan, il leader del partito islamico di governo «Akp» avrebbe fatto capire che un altro voto del Parlamento non ci sarà a breve. Una tesi sostenuta ieri anche dal vicepresidente del gruppo parlamentare del partito, Eyup Fatsa, secondo il quale «nessun decreto per un sì alle truppe americane è atteso per il futuro prevedibile». Secondo altre fonti invece lo stesso Erdogan si sarebbe mostrato possibiUsta affermando che l'eventuale presentazione di nuovo decreto del governo per il sì alle truppe americane sarà decisa dalla direzione del partito e dal governo e che «se necessario, questo passo sarà fatto». L'incertezza ad Ankara è determinata dalla presenza «scomoda» della volontà popolare che, secondo gli ultimi sondaggi, è schierata al 94 per cento contro una guerra. Sabato durante il voto manifestavano decine di migliaia di persone. Ed Erdogan, che tra un mese potrebbe essere il nuovo primo ministro turco e che domenica prossima sarà candidato alle elezioni suppletive nella provincia di Siirt, deve fare i conti a brevissimo termine con quello che pensano gli elettori. Forse anche per questa ragione ha lasciato nel voto libertà di coscienza ai deputati del suo partito che in novanta, compresi alcuni ministri, hanno votato contro il decreto del governo. Erdogan non ha potuto candidarsi alle elezioni dello scorso novembre a causa di una legge che. impediva la corsa elettorale ai condannati in processo penale. Il leader islamico ha la fedina penale sporca a causa della lettura in pubblico di un poema che i giudici turchi hanno considerato motore di odio su base religiosa, ma la norma è stata poi cancellata. I sondaggi promettono al leader del partito islamico un plebiscito, a cui seguirebbe, con molta probabilità, un cambio alla guida del governo di Ankara, ora affidata ad Abdullah Gul sabato era uscito scuro in volto dal voto parlamentare. Il voto negativo di Ankara ha sorpreso anche il Comando supremo della Nato in Europa che si era già convocato per oggi a Mons (in Belgio), per valutate le offerte di aiuto alla Turchia nell'ambito della cria irachena, [e. st.j

Persone citate: Abdullah Gul, Erdogan, Eyup Fatsa, Tayyip Erdogan