Che lezione all'Inter Nedved trascina una Juve già in fuga di Marco Ansaldo

Che lezione all'Inter Nedved trascina una Juve già in fuga UN AUTOGOL DI GULY SPIANA LA STRADA Al CAMPIONI D'ITALIA Che lezione all'Inter Nedved trascina una Juve già in fuga Bianconeri sempre padroni della partitissima: il ceco raddoppia e Camoranesi firma il tris. Serata incolore per Vieri e Batistuta Marco Ansaldo TORINO In cinque giorni due partite con lo stesso punteggio al Delle Alpi: il 3-0 subito martedì dal Manchester ha aperto la porta alile polemiche nella Juventus, il 3-0 con cui Nedved e i suoi scudieri hanno annientato l'Inter l'ha subito chiusa. Una prestazione sontuosa, convincente. Se le impressioni di una sera valessero ad assegnare lo scudetto avremmo la certezza che l'Inter è fuori dalla corsa e la Juve non dovrà aspettare l'ultima partita per vincerlo: troppo il divario, così ampio da non sembrare vero anche se, sui nerazzurri, diciamo da settembre che il loro primato non ha giustificazioni nel gioco, il peggiore tra le «grandi». Non si può reggere tutta la stagione affidandosi ai lanci su Vieri o alle invenzioni estemporanee di questo o quello: a Torino la differenza con una squadra che sa cos'è la manovra si è vista, impietosa. La mano di Cuper a differenza di quell'altro famoso argentino, Maradona, non è proprio benedetta da Dio: al tecnico interista, che è meno suscettibile di Lippi, si può anche dire che ha sbagliato un'altra volta le mosse. La scelta più sballata: piazzare sulla destra Guly, che è una «plusvalenza», uno di quei calciatori che vengono venduti e comprati per arrangiare i bilanci, non certo per tenerli in campo contro la Juve. L'Inter perdeva il vantaggio di attaccare la fascia debole dei bianconeri, dove sta Zambrotta terzino: si è vista subito la /^ differenza tra quello che combinò martedì il Marcel10 Manchester con Beckham e quanto non facevano i nerazzurri con il signor Guglielminpietro e Javier Zanetti, molto frenato. Zambrotta, senza spauracchi da affrontare in difesa, contribuiva splendidamente alla manovra offensiva, faceva ciò che gli riesce meglio. Le percussioni di Nedved (non marcato, come con il Manchester) e l'agile velocità di Di Vaio, che ha trovato il proprio posto nella Juve (sta largo e può fiondarsi negli spazi come quando stava al Parma) completavano l'opera demolitoria. Siccome le disgrazie non vengono mai sole, Guly arricchiva la serata storta dell'autorete che lanciava la Juve: pura sfortuna, una carambola che dai pugni di Toldo sulla punizione di Nedved sbatteva addosso all' argentino pressato da Di Vaio e quindi in porta. Al quinto minuto il match aveva la prima svolta importante e l'Inter arrancava nel cercarne una più favorevole. Non era serata da bomber. Chi avesse visto Vieri e Trezeguet si sarebbe chiesto perchè due anni fa Moratti e Giraudo si scannarono per non cederli l'uno all'altro. Batistuta li eguagliava. Almeno l'argentino trovava lo spazio per scagliare un paio di tiri verso Buffon, uno, al 20', forte ma centrale: gli altri invece erano puramente decorativi, tanto che Materazzi, fino al 10' del secondo tempo non doveva esibire le sua proverbiali rasoiate per fermare Trezeguet. L'Inter riceveva ispirazione da Emre e non da Recoba, più temuto che efficace, quasi fosse in campo per ìa raccomandazione di Moratti: Emrolo, il nanetto turco, giocava però troppo lontano dall'area per fare veramente male alla Juve. In ogni caso Lippi si premurava di mandargli addosso Davids per arginarlo e, non si offenda il Marcello, era una buona scelta tattica. Con la verve di Nedved e Di Vaio, oltre alla possibilità di manovrare negli spazi larghi, la Juve era sempre più vicina al raddoppio di quanto non fosse l'Inter al pareggio. I bianconeri però mancavano spesso nell'ultimo passaggio o nel controllo decisivo. Di Vaio era, per dirla alla Sacchi, intenso: una spina fastidiosa, che nella ripresa avrebbe prodotto contropiede vertiginosi. Al 18' l'ex parmigiano ribatteva una respinta di Cannavaro e Trezeguet cercava il difficile tiro al volo, sbagliandolo, ma era al 34' che arrivava il gol. Da parecchi minuti il popolo juventino temeva che Nedved, toccato duro, uscisse per far posto a Tudor, ormai pronto ad entrare: il ceco però è fatto nel marmo, con qualche sprint rassicurava Lippi e il pubblico sulle proprie condizioni e quando Camoranesi gli appoggiava la palla sulla tre quarti, avanzava di qualche metro e colpiva forte di sinistro. Toldo era sorpreso. Il match della Juve im- boccava la discesa, che nel secondo tempo diventava uno scivolo divertente e festoso: più forti nel fisico, più pratici nel palleggio, i bianconeri non erano infastiditi neppure dall'ingresso di Okan per Guly, perchè il match tatticamente era facilissimo. Controllo del gioco tra centrocampo e difesa, maglie molto strette e contropiede affidato a Nedved e Di Vaio: in un paio di occasioni il cross dell'ex parmigiano non trovava un compagno pronto a colpire, finché Nedved non metteva il solito zampino e dal fondo scodellava la palla in area, dove Camoranesi la controllava e sbatteva in porta. Ora la Juve è più sola. Arbitro: Paparesta 6. Reti: pt 5' Guly autogol, 34' Nedved; st 38' Camoranesi. Ammoniti: Cannavaro, C. Zanetti, Camoranesi. Spettatori: 23.955 paganti per un incasso di 822.345 6 più 33.438 abbonati per una quota di 473.446 C (4-2-3-1) i Buffon 6,5; Thuram 7, Ferrara 6,5 (T st luliano 6,5), Monterò 7, Zambrotta 7,5; Tacchinardi 7, Davids 7; Camoranesi 6,5 (41'st Tudor sv), Nedved 8, Di Vaio 7 (35' st Pessotto sv); Trezeguet 6. Ali.: Lippi 7. (4-4-2) Toldo 5,5, J.Zanetti 5,5, Cannavaro 5,5, Materazzi 6, Cordoba 6; Guly 5 (VstOkan5,5), C. Zanetti 5, Emre 6, Recoba 5,5; Batistuta 5, Vieri 5. AH.: Cuper 5 /^ Marcel10 Lippi soddisfatto del risultato e del gioco I giocatori bianconeri festeggiano Di Vaio dopo il primo gol favorito da una pressione della punta bianconera su Guly

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