Il bravo Paparesta trova nei giocatori i primi assistenti di Gigi Garanzini

Il bravo Paparesta trova nei giocatori i primi assistenti (S)VISTE E RIVISTE Il bravo Paparesta trova nei giocatori i primi assistenti Gigi Garanzini 'Ti UTTO è bene quel che finiA sce bene. A maggior ragione se altrettanto bene era cominciato. Vale per la partita, vista ovviamente in chiave bianconera, vale per Gianluca Paparesta promosso a pieni voti, dopo le altre grandi sfide del campionato, anche dalla madre di tutte le battaglie. Bravi i giocatori, corretti dal primo sin (quasi) all'ultimo minuto, ma bravo lui a tenere in pugno una partita che, come la storia insegna, rimane a rischio d'incendio in qualsiasi momento. Indipendentemente dall'andamento. Invece, stranamente, la gara era filata liscia sin dall'avvio. Ed è arrivata in porto con due sole scorrettezze da segnalare. Una, per la verità, su cui Paparesta avrebbe dovuto mostrarsi più severo, perché il calcio aereo di Materazzi a Trezeguet non era affatto casuale. Un'altra, nel finale, di Camoranesi su Emre, una mezza gomitata (abbondante) punita dall'arbitro con il cartellino giallo: e da Lippi con la sostituzione immediata, perché non era davvero il caso di andare a cercar guai sul tre a zero. Nel primo tempo, due soli episodi da segnalare. In area interista una spinta di Cordoba a Trezeguet su un traversone da sinistra. Pallone alto, irraggiungibile per il centravanti, ma spinta netta: Paparesta ha lasciato correre. Per poi usare lo stesso metro, un quarto d'ora più tardi, in area bianconera quando su corner di Recoba Ferrara ha abbracciato Vieri. E due le curiosità. Prima un'entrata in gioco pericoloso a metà campo di Zambrotta su Batistuta non vista dall'arbitro, e poi il fallo in attacco di Nedved su Materazzi, giustamente fischiato, che stava per costare carissimo sia al ceco che alla Juventus. Tre soli ammoniti alla fine, Cannavaro, Cristiano Zanetti e Camoranesi. E nessuna incidenza dell'arbitraggio sul verdetto. Trattandosi del derby d'Italia, un miracolo. Tra i tanti episodi discussi del pomeriggio, spicca la cantonata del giovane Trefoloni a Perugia. Non solo il rigore concesso al Perugia è inesistente: ma il tuffo di Tedesco, battuta a pie pari alla maniera del miglior Cagnotto ben prima dell'impatto - cercato - con Marchegiani in uscita, è da casistica della simulazione. Tra la giusta punizione del cartellino giallo e il premio del rigore c'è una discreta differenza. Altro-rigore molto discutibile quello concesso al Milan, l'undicesimo della serie, poi fallito da Rivaldo. Innanzitutto l'azione era viziata in partenza da un netto fallo a metà campo di Gattuso su D. Zenoni, ignorato da Farina. Sullo sviluppo, la palla scivola in area a metà strada tra Tramezzani che allarga il braccio e Inzaghi che cambia direzione in cerca del contatto e, non appena trovatolo, si lascia cadere. La controprova? In avvio di ripresa c'è un contatto assolutamente identico, a metà campo, tra Kaladze e Gautieri: Farina fa cenno di continuare. A proposito di pesi e misure, la doppia ripetizione del rigore della Reggina ordinata da Racalbuto era in ambedue i casi legittima. Ma anche sul primo rigore segnato dall'Udinese e convalidato, un gran numero di giocatori era entrato in area prima del tiro di Pizarro.

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