Ahold e Kmart nel mirino della Sec Istituti di credito, la crisi è globale

Ahold e Kmart nel mirino della Sec Istituti di credito, la crisi è globale NOMI E GLI AFFARI Ahold e Kmart nel mirino della Sec Istituti di credito, la crisi è globale Valerla Sacchi La crisi dei consumi sta logorando i piccoli negozi. Lo confermano i dati del centro studi di Unioncamere diretto da Claudio Gagliardi. Il consuntivo 2002 del settore rivela infatti che l'anno scorso la mini-distribuzione (da I a 5 addetti) ha visto le vendite franare dell'I,80Zo, quella media (da 6 a 19 addetti) arretrare dell'Ilo. E' andata meglio ai grandi esercizi che hanno aumentato il giro d'affari del 2,40Zo. Ma anche per loro si tratta di un risultato in frenata, confrontato con lo scatto del 5,30Zo realizzato nel 2001. Né il 2003 si preannuncia migliore, come conferma il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, assai preoccupato che l'incerta situazione intemazionale possa continuare a condizionare i William Donaldson, aprire immediatamente un dossier su Ahold e le sue controllate. Inutile dire che tutto ciò ha mandato a picco i titoli del gruppo e ha coinvolto anche quelli di alcune compagnie di assicurazione belghe che figurano tra i suoi azionisti, come Fortis, Ing e Aegon. Il dinamismo del neo presidente Sec non si è fermato ad Ahold. Appena insediato, Donaldson ha incriminato per truffa due ex dirigenti di un'altra grande catena Usa: la Kmart, e sta studiando come denunciare Morgan Stanley per manipolazioni di collocamenti azionari. Inoltre, forte dell'appoggio di George Bush che lo ha scelto per succedere a Harvey Pitt, ha già chiesto al Congresso di rafforzare i suoi poteri esecutivi, consentendogli di imporre mul¬ te a singoli individui e aziende senza dover ricorrere ai tribunali federali. Ma, sempre a New York, il procuratore generale Eliot Spitzer si è viceversa apertamente lamentato dell'amministrazione Bush, accusando la Casa Bianca di voler interferire nella giurisdizione degli Stati per vanificare alcune inchieste su aziende e gruppi finanziari. Sulla scia del crack della Cirio di Sergio Cragnotti, e del mancato rimborso della prima delle sue obbligazioni, in Italia si è aperto invece il dibattito sui corporate bond privi di rating e distribuiti dalle banche ai piccoli rispanniatori. Il risultato è che il mercato di questi titoli, che lo scorso anno era apparso assai promettente, sta restringendosi. Al punto che anche quelli certificati da rating stentano a trovare compratori. E' il caso del bond Parmalat che pochi giorni or sono il presidente della società Callisto Tanzi ha deciso di ritirare, dopo la caduta dell'azione Parmalat in Borsa. Quanto alla Cirio, al cui capezzale sono accorsi Ubaldo Livolsi e l'ex rettore della Bocconi Luigi Guatri, finora senza esiti visibili, sono partite alla volta del Tribunale le prime istanze di Assorisparmiatori e Siti a tutela degli interessi dei sottoscrittori ingannati. Dopo la crisi dei grandi gruppi industriali e dei mercati arriva, puntuale, la crisi delle banche. Che non conosce confini. In Giappone, dove si è manifestata per prima, salgono ai vertici della Banca centrale un nuovo governatore di nomina interna: Thoshihiko Fukui, e due nuovi vice: Kasumasa Iwata e Toshiro Muto. Ora è tutto da vedere se la nuova troika, che secondo alcuni sembra fatta apposta per litigare, sarà capace di risolvere i problemi. In Europa nell'occhio del ciclone sono le banche tedesche, attenagliate da conti in rosso, ultimi in ordine di tempo quelli del gigante Hvb guidato da Dieter Rampi. Senza contare i guai giudiziari che hanno raggiunto il presidente della Bda (associazione delle banche tedesche) ed ex presidente della Deutsche Rolf Breuer e l'attuale Ceo di Deutsche Josef Ackermann. Nella Repubblica Federale non sono solo le grandi a patire, anche le casse di risparmio e le piccole banche private sono in affanno, e per molte di loro si prospetta un futuro di fusioni o di chiusura. I profitti degli istituti sono andati a picco anche nella dinamica Spagna di José Aznar dove, nel 2002 (definito dalla Aeb - l'Abi spagnola - uno degli anni peggiori degli ultimi decenni) il sistema ha visto i profitti arretrare di oltre il 120Zo e le due maggiori banche del paese, il Santander Central Hispano presieduto da Emilio Botin e il Bilbao Vizcaia, chiudere con modesti utili solo grazie a cessioni di partecipazioni. Nella vicina Svizzera è andato in rosso il Credit Suisse guidato da Oswald Gubel e John Mack, mentre l'Ubs guidata da Peter Wuffli, numero uno delle banche elvetiche, ha visto l'utile 2002 ridursi del 300Zo. Per quanto riguarda l'Italia, le prospettive per il 2003 segnalano il protrarsi di uno stato d'affanno. Per fortuna, due avvenimenti stanno vivacizzando la depressa stagione: la vittoria in Cassazione, dopo vent'anni di battaglie legali, dell'Imi presieduta da Rainer Masera nella causa contro gli eredi di Nino Rovelli (che ora dovranno restituire 500 milioni di euro) e la nuova guerra per il controllo delle Generali. Un duello che vede schierati da Lina parte la Mediobanca di Vincenzo Maranghi e gli interessi francesi capeggiati da Antoine Bernheim e Vincente Bollore, dall'altra una sorta di Santa Alleanza tra Unicredit, Capitalia, Intesa fr Co. Non ha nessuna intenzione di associarsi ad altri operatori del settore giochi la Sisal, società nel cui capitale sono recentemente entrate con il 150Zo a testa Meliorbanca e Bipielle. Contrariamente a quanto sembrava (o forse a quanto qualcuno degli interessati aveva voluto far credere) la Sisal di Rodolfo Molo non entrerà in «Formula Giochi», la società presieduta da Vincenzo Scotti che gestisce sale di Bingo ed è controllata dalla Meliorbanca di Pierdomenico Gallo. comportamenti di spesa degli italiani, frenando ulteriormente la loro propensione all'acquisto. Conclusione: secondo Sangalli occorrono interventi fiscali urgenti. Mentre escono queste cifre, in Olanda va in tilt Royal Ahold, secondo big europeo della grande distribuzione, costretto a rivelare di aver sbagliato i conti del 2001 e del 2002, sovrastimati per oltre 500 milioni di dollari. Un'ammissione che è costata l'immediato licenziamento dei vertici operativi: l'amministratore delegato Cees van Hoeven e il direttóre finanziario Michiel Meurs. E siccome queste perdita potrebbero risalire in parte alle attività statunitensi di Ahold che, attraverso i marchi Stop fr Shop e Giant, controlla negli Usa 1600 punti vendita, ecco il neopresidente della Sec,