Quasi lieve Fossati malgrado l'influenza di Marinella Venegoni

Quasi lieve Fossati malgrado l'influenza ANTEPRIMA E SUCCESSO DEL NUOVO TOUR A CREMA Quasi lieve Fossati malgrado l'influenza Marinella Venegoni inviata a CREMA L'influenza ha falcidiato l'intera band di Ivano Fossati: soppresso ieri il debutto del tour del nuovo album «Lampo Viaggiatore» e rinviata al 20 marzo la data di Varese, il giro comincerà domani a Fabriano; ma prima della crisi generale di febbre il cantautore genovese aveva tenuto venerdì con la band una prova generale pubblica e ormai definita nel bel teatro di S.Domenico a Crema, conclusa con gran successo e con qualche piccolo punto interrogativo. Come si evince dal bel disco, in questo scorcio di tempi foschi Fossati dichiara e sogna di voler essere lieve e più svagato, magari come gli capitò di sentirsi in una spensierata gioventù che gli produsse anche pezzi come «Pensiero Stupendo» scritta a quattro mani con Oscar Prudente, rara sintesi di trasgressione e rigore che sembra sempre scritta ieri. Con il passare del tempo, la sua natura s'è fatta più malinconica e «alta». E l'ansia di lievità che oggi pervade Fossati finisce per scaricarsi soprattutto sulle ritmiche più decise e contemporanee disegnate dal figlio Paolo, e su un impianto scenico complessivo che riporta in mente l'altra diversa leggerezza (più sentita e disinvolta) di Paolo Conte. Illuminato dalle luci calde, salottiere, di Velia Mantegazza, il gruppo di prodi musicisti (senza più Beppe Quirici, dopo molto tempo) macina uno show impeccabile in due tempi, aperti entrambi con omaggi strumentali al jazz, di Kem e di Mulligan; poi i Nostro seduto al pianoforte inanella un repertorio che pesca molto nel passato: «Lusitania» e «Discanto» dall'album omonimo, di cui faceva parte Ivano Fossati anche «Italiani d'Argentina» che nel '90 già raccontava l'Argentina di oggi; «Mio fratello che guardi il mondo» e «La madonna nera» da «Lindbergh» del '92; e ancora a ritroso finisce il concerto, citando «La musica che gira intomo» dell'SS e «Una notte in Italia» dell'se («una canzone d'amore per il mio paese», spiega lui). Periodo creativo felicissimo quello, per Fossati. Denso e lieve. Il rigore dell'esecuzione si sposa con la passione per la parola, soprattutto i brani nuovi aprono squarci di poesia. Il «Lampo» del treno diventa onomatopeico anche nell'interpretazione, la straordinaria «C'è tempo» si dipana fra canto e recitazione in uno stile che finora solo Gino Paoli aveva praticato con maestria. Tutto è attento, perfetto, forse troppo misurato: il grande Ivano non sa non vuole? - mai lasciare che il cinema faccia la sua parte (come canta lui stesso in «Ombra e luce»), e pare abbandonarsi un po- co solo a «Il bacio sulla bocca» e ai colori caraibici di «La bellezza stravagante», dove canta «la preghiera di un novizio/ Con gli occhi all'ultima sottana». Sì, Fossati si scalda con le canzoni d'amore ma in concerto poi se le regala di rado: qui, quasi niente. Il pubblico lo segue sull'onda della compostezza, e fa di lui il simbolo di un'ansia mai celata, che cioè un concerto di musiccpopolare possa esser seguito come la Quinta di Mahler. marivene@tin.ii Il tour: 3 Fabriano, 4 Bologna, 5 Reggio Emilia, 10 Piacenza, 11 Vercelli, 12 Bergamo, 14 Roma, 15 Pescara, 17 Verona, 18 Trento, 22 Padova, 24 Torino, 26 Genova, 30 Campobasso, 1 aprile Palermo, 2 Catania, 3 Catanzaro, 5 Bari, 6 Barletta, 7 Napoli, 11 Perugia, 12 Firenze, 16/17 Milano. Ivano Fossati