Si nasconde un terrorista dietro l'amico americano di Alessandra Levantesi

Si nasconde un terrorista dietro l'amico americano PRIME CINEMA UNA GRANDE INTERPRETAZIONE DI CAINE NEL FILM DAL ROMANZO DI GREENE Si nasconde un terrorista dietro l'amico americano Alessandra Levantesi N' ELLA prima metà degli anni '50, Graham Greene ( 1904 - 1991 ) soggiornò a lungo in quella che allora si chiamava Indocina, testimoniando come giornalista il crepuscolo del colonialismo francese e prefigurando la tragedia del coinvolgimento Usa in Vietnam. Quest'ultimo aspetto è valorizzato dal regista australiano Phillip Noyce nel film «The Quiet American», il secondo tratto dal bel romanzo; e non si capisce perché non presentarlo da noi come «Un americano tranquillo», che è il titolo dell'edizione italiana del libro (Oscar Mondadori) e anche della precedente versione cinematografica di Joseph L. Mankiewicz (1958). Green si rispecchia nel personaggio autobiografico di Fowler, maturo reporter schiavo dell'oppio e legato da morbosa passione a una ragazza indocinese che lo lascia per il giovane yankee Pyle. Trovandosi a vivere insieme a quest'ultimo rischiose avventure sui fronti della guerriglia, Fowler scopre che l'amico americano è in realtà la mente dietro una spietata strategia della tensione che culmina in una strage di civili al mercato di Saigon. A quel punto l'inglese accetta di collaborare con la resistenza comunista per eliminare l'infido mestatore. E Green lascia intendere, con l'impareggiabile ambiguità del grande scrittore, che Fowler potrebbe essere mosso pure dal desiderio di eliminare il rivale e riprendersi la sua donna. A suo tempo Mankiewicz cambiò le carte in tavola facendo di Audie Murphy (che impersonava l'americano) la vittima di un complotto dei vietnamiti rossi in cui Michael Redgrave (Fowler) si era fatto stupidamente coinvolgere. Da «Le Monde» partì una dura polemica contro il film, non a torto definito maccarthysta; e se lo scrittore se ne lavò le mani, due alfieri della nascente irresponsabilità cinefila come Godard e Rohmer parlarono di capolavoro. C'è da dubitare che lo fosse, anche perché l'indocinese contesa era incarnata dalla friulana Georgia Moli. Nel rifacimento attuale l'orientale è un'impeccabile impenetrabile Do Thi Hai Yen, l'ambientazione risulta di una credibilità assoluta, l'americano è l'efficace bamboccione finto tonto Brendan Fraser E se con qualche ragione si può bollare il film come «cinema di papà», è impossibile contestarne la qualità. A nobilitare l'impresa basta la presenza di un Michael Caine in stato di grazia, suadente e dolente, in corsa nella cinquina dell'Oscar. Tuttavia le sue possibilità di conquistare la statuetta sono poche. Vincitore come «supporting actor» per «Hannah e le sue sorelle» e «Le regole della casa del sidro», Caine è stato nominato tre volte a vuoto come protagonista e, stando alle previsioni di «Variety», anche stavolta rischia di non farcela causa l'assunto antiamericano del film. THE QUIET AMERICAN di Phillip Noyce, con Michael Caine, Usa 2002, spionistico. TORINO, cinema Ambrosio, Due Giardini, Medusa, Pathé, Studio Rite. MILANO, Apollo, Odeon. ROMA, Andromeda, Delle Mimose, Eurcine, Fiamma, Giulio Cesare, Jolly, King, Maestoso, Uci Marconi, Warner Medici, Gulliver, Feronia, Pianet, Cineland, Metropolitan. Il regista Phillip IMoyce Michael Caine un una immagine di «The Quiet American»

Luoghi citati: Georgia, Indocina, Milano, Roma, Saigon, Torino, Usa, Vietnam