«Uno come noì, solo più ricco» di Giovanni Cerruti

«Uno come noì, solo più ricco» GUIDA UN COLOSSO DEL BIOTECH E HA UN PATRIMONIO DI 8,5 MILIARDI DI DOLLARI «Uno come noi, solo più ricco» Bertarelli, il nuovo re della Coppa America personaggio Giovanni Cerruti inviato a GINEVRA QUELLA mattina di ventun anni fa Alee Toumier se la ncorda bene. «Era un ragazzino di sedici anni, poche parole e una dannata voglia di salire su ima barca». Nel registro della Società Nautique de Genève aveva riempito il formulario: Bertarelli Emesto, studente, nato a Roma il 27 settembre 1965, figlio di Fabio. Gli avevano consegnato il distintivo della Societé, la bandierina triangolare a righe azzurre e bianche orizzontali con un minuscolo rettangolo giallo e rosso. I colori di Ginevra, gli stessi di Roma. Ora Alee Toumeir è segretario della Societé, Emesto Bertarelli il socio più illustre. E da proteggere. Chi è Bertarelli? «Uno normale, uno come noi», dice Alee. Balle. Basterebbe il patrimonio, 8 miliardi e mezzo di dollari, 31" nella classifica mondiale dei Paperoni. «L'oriundo più ricco di Berlusconi», ha titolato U quotidiano «FinanzaSr Mercati». Uno che ha tutto, ormai anche la Coppa America. Uno che duo permettersi di guidare un coosso del biotech come la sua Serono e passare un anno in Nuova Zelanda da armatore e navigatore della sua Alinghi. Ma come fa? Venerdì la domanda era sul "Financial Times": «Basta saper scegliere gli uomini, dare il comando preciso e non cambiarli più». In Sereno come e in barca. Ha 37 anni, un bel ciuffo di capelli, un bel sorriso, modi gentili, uno che piace. Ad Auckland abita in una villa con parco, sul Lago di Ginevra pure: e il suo vicino è Michael Schumacher. Uno fa il tifo per l'altro, si chiamano dopo le regate o i gran premi, si sono scambiati i cappellini. A sentirlo parlare ha poco dell'italiano, l'accento è quello deU'Ispettor Clouseau. «Ho lasciato Roma quando avevo cinque anni», racconta. Era il 1970, il padre temeva quella Roma e quel!' Italia dei sequestri di persona. Sereno, società controllata dalla finanza vaticana e da Michele Sindona, nella farmaceutica già contava. In questi mesi di Coppa America il giovane Emesto ha ben badato a tener lontane vela e Sereno. «Il budget non c'entra con l'azienda, sono soldi miei». 90 milioni di euro. E poi non sarebbe possibile associare allo sport e allo sfarzo il nome di una società che produce ricerche e farmaci per la terapia del dolore, o il più recente "Rebif', ricombinante per il trattamento della sclerosi multipla. Con quest'ultimo prodotto, mentre Emesto veleggia, la Sereno è entrata nel mercato Usa. «Mai nessuno aveva osato una cosa del genere», Iha celebrato il «Boston Globe». La sfida all'industria scientifica americana. Le sfide, appunto. E sembrano queste le vere passioni di Bertarelli. Come ricorda l'amico Alee, un bel giorno del 2000 disse proprio così:«Ho deciso di partecipare alla Coppa America per provare a me stesso che anche quel che sembra impossibile si può raggiungere». E non sembrava impossibile che la Coppa America lasciasse la Nuova Zelanda per arrivare nella terra delle mucche e del Toblerone? «Quando mi hanno detto che la Svizzera voleva tentare una seconda avventura in Coppa America ho pensato che non era un'occasione da sprecare. Non potevano rischiare un'altra brutta figura. Mi sono buttato». Si sente svizzere e cittadino del mondo, BertareUi. «Non ho mai avuto il passaporto italiano». E' cresciuto a Ginevra e poi studi a Boston. Il padre ha voluto che cominciasse dall'ufficio vendite, dal basso. In alto è arrivato presto, nel '96, dopo la morte di Fabio. Da allora i profitti sono cresciuti 10 volte e la capitalizzazione di Borsa otto (fonte "Finanza&Mereati"). 4 mila 500 dipendenti, stabilimenti in 45 paesi, società leader nelle terapie di crescita e della riproduzione. Materie base sono pipì, capelli e prepuzi. Sotto contratto suore, soldati cinesi e ospedali israeliani. Perla Sereno un 2003 fantastico. E lui se 'ne sta in barca da sei mesi, sempre più vicino alla Coppa America, e pazienza se l'attesa di quest'ultima regata è stata snervante. Ad Auckland c'è la moglie Cirsty, inglese, e la figlia Chiara, due anni. «E' nata lo stesso giomo della figlia di Russel, stessa clinica di Ginevra. Abbiamo cambiato i pannolini assieme». Russel è Russel Coutts, il timoniere neozelandese di Alinghi. (Appena ho deciso per quest'avventura l'avevo chiamato per sapere se mi vendevano la barca che aveva battuto Luna Rossa». E' finita che si è comprato metà equipaggio. «Quando Luna Rossa è stata eliminata ci sono rimasto davvero male - aveva spiegato da Auckland - ma adesso mi piace pensare che dall'Italia un po' di tifo finisca a noi». A lui e all'altro italiano a bordo, il ligure Francesco Rapetti. «Se vinco la Coppa dovrò mettere mano ai regolamenti, qui a volte sembra uno zoo, non si capisce più niente, non si sa quando e se si parte». Vorrebbe, dicono, cambiare anche le barche e aumentare la tassa d'iscrizione da 300 mila a 2 milioni di dollari. «E bisognerà pensare di più alla competizione e allo spettacolo, a chi ci segue dalla televisione e spesso ha rischiato la noia». Non ha il passaporto ma gli piace sentirsi italiano. «Sarebbe bellissimo poter organizzare una Coppa America in Italia, dove sono nato», ha detto quando già la sentiva sua. In quel "sarebbe" ci stanno le speranze zero. Anche perchè, come quando lo volevano nuovo presidente della Lazio, a Bertarelli non garba sentirsi messo in mezzo. Non gli piacevano i titoli dei giornali sportivi e non gli piacciono gli assessori che ora candidano improbabili porti italiani. Ma questo non lo dirà mai, troppo gentile o troppo astuto. Uno così ha pronto un «sarebbe bellissimo» anche per il sindaco di Aosta. Alinghi (a destra) in una delle sfide con NewZealand (a sinistra) tmm Romano, ha 37 anni A Ginevra vive in una villa vicino a Schumacher I due si telefonano alla fine di ogni regata e Gran Premio Ernesto Bertarelli