Per tre voti Ankara boccia l' accordo sulle truppe Usa

Per tre voti Ankara boccia l' accordo sulle truppe Usa IL DECRETO DEL GOVERNO FORSE VERRÀ' RIPRESENTATO. WASHINGTON STUDIA UN PIANO ALTERNATIVO Per tre voti Ankara boccia l' accordo sulle truppe Usa Un giorno di caos al Parlamento assediato dai pacifisti ANKARA «Bocciato» per tre voti il decreto del Governo turco sul sì allo spiegamento di 62 mila militari americani sul territorio della Turchia in vista di un intervento contro l'Iraq. Anzi, no: «Non e stato né approvato né respinto. La decisione deve essere considerata non presa perchè la maggioranza assoluta non è stata conseguita». Gli annunci si sono susseguiti a poco distanza per bocca dello stesso presidente del Parlamento turco Bulent Arine dopo che, in un primo momento, si era anche diffusa la notizia che il decreto fosse stato approvato. La questione è cruciale sia per i piani militari americani contro l'Iraq, sia per le relazioni tra Stati Uniti e Turchia. E Washington ha subito chiesto un chiarimento ad Ankara - «Aspettiamo di capire qual è la decisione», ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato - e di capire se e quando vi sarà un nuovo voto dopo quello di ieri. Gli Usa si sono però subito messi all'opera per studiare una soluzione logistica alternativa: si tratterebbe di fare arrivare nell'Iraq settentrionale le truppe d'assalto dopo averle fatte scendere su antiche piste di atterraggio o su superstrade. Il colpo di scena è avvenuto dopo il conteggio dei voti e dei presenti: malgrado il voto positivo di 264 deputati, e il no di 250, secondo la Costituzio¬ ne l'approvazione di una norma richiede la maggioranza assoluta dei presenti e non la semplice maggioranza. Poiché i 264 voti favorevoli non hanno raggiunto la maggioranza assoluta, che non é stata raggiunta nemmeno dai contrari, «ciò significa che la volontà del Parlamento non e stata formata». 119 astenuti - aveva subito fatto notare l'opposizione - dovevano essere considerati voti contrari in base all'articolo 96 della Costituzione. «Ora il governo deve presentare un nuovo decreto da presentare in Parlamento», ha scritto l'agenzia ufficiale turca «Anadolu». «Faremo tutto il necessario. Prenderemo tutte le misure politiche e economiche per fare fronte alla situazione», ha commentato il premier turco Abdullah Gul. «Un risultato pienamente democratico - ha ribadito il presidente del partito di governo Akp, Tayyip Erdogan -. Speriamo per il meglio». Dopo le proteste dell'opinione pubblica, la Turchia era stata costretta a posticipare la sua risposta agli Stati Uniti, che avevano chiesto lo stazionamento di oltre 60 mila soldati nella zona del Paese che confina con il Nord dell'Iraq. Oltre ai soldati, sarebbero dispiegati in Turchia 255 aerei da guerra e 65 elicotteri. Una concessione in cambio della quale la Turchia dovrebbe ricevere 15 miliardi di dollari, oltre alla possibilità di dispiegare migliaia dei suoi soldati nel Nord dell'Iraq per bloccare le eventuali velleità indipendentiste dei curdi iracheni. Tayyp Erdogan, leader del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, attualmente al Governo, si era incontrato con i politici suoi alleati poche ore prima del voto del Parlamento. Nel frattempo, decine di migliaia di turchi manifestavano contro la guerra in una piazza a pochi isolati di distanza. L'opinione pubblica turca é infatti contraria al conflitto, con una percentuale che gli ultimi sondaggi stimano attorno al 900Zo. Si apre per la Turchia una crisi interna e internazionale, dato che il governo e la leadership del partito di maggioranza assoluta, il partito «post islamico» Akp, si erano pubblicamente e apertamente impegnati per fare passare il decreto. L'esito della votazione costituisce un colpo anche alla credibilità intemazionale della Turchia e del governo dell'Akp, dato che aveva concluso nei giorni scorsi l'accordo con gli americani contenente tre capitoli (uno politico, uno militare e uno economico), accordo che sarebbe stato firmato subito ieri sera se il decreto fosse passato in Parlamento. «Anche se auspicavamo una decisione più favorevole, le relazioni fra Stati Uniti e Turchia non saranno danneggiate», ha ribadito in serata l'ambasciatore americano ad Ankara, Robert Pearson. [e. st.] La grande manifestazione nella capitale turca mentre il Parlamento era riunito per votare

Persone citate: Abdullah Gul, Bulent, Erdogan, Robert Pearson