Duello Londra-Parigi all'Onu

Duello Londra-Parigi all'Onu LA SEDUTA A PORTE CHIUSE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA Duello Londra-Parigi all'Onu Gli inglesi ipotizzano l'intervento unilaterale restroscena Maurizio Molìnari corrispondente da NEW YORK La minaccia di veto sull'Iraq da parte della Francia avanzata dal ministro degli Esteri Dominique De Villepin è il risultato della seduta a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza terminata nella tarda serata di giovedì dopo essere stata teatro di un duro scontro politico e verbale. La riunione era un test importante: la prima seduta convocata per uno scambio di vedute sui due testi sul tavolo, la seconda risoluzione presentata da Usa, Gran Bretagna e Spagna per dare luce verde all'attacco militare e il memorandum franco-russo-tedesco per prolungare e irrigidire le ispezioni degli uomini di Hans Blix. Gli ambasciatori di entrambi i fronti si sono seduti attorno all'emiciclo per saggiare il terreno. L'atmosfera era molto tesa a causa di una guerra di voci in corso nei corridoi del Palazzo di Vetro sullo schieramento in un senso o nell'altro dei membri non permanenti. La seconda risoluzione può passare solo con nove voti a favore e nessun veto contro. Angloamericani e francotedeschi descrivevano due scenari opposti. Per i primi la Bulgaria è ormai acquisita, il Pakistan ha rotto gli indugi, i tre africani - Angola, Carnenm e Guinea - sono in rotta di avvicinamento, i due sudamericani - Messico e Cile - alla fine cederanno alle pressioni spagnole e, soprattutto, la Russia di Vladimir Putin si sta smarcando da Parigi. Per i secondi invece queste supposizioni sono forzature politiche «ai limiti della propaganda» per negare il fatto che tranne i firmatari nessuno si è finora detto a favore della seconda risoluzione. «Perfino la Bulgaria ha delle esitazioni, non credo Washington possa ancora contarla al suo fianco» suggerisce con malizia, una fonte della delegazione tedesca. Il clima di sospetto su trattative segrete ha pesato sull'andamento dei lavori - presiedu¬ ti dalla Germania a cui sta per succedere la Guinea - che in una prima fase hanno visto gli uni e gli altri riproporre le note posizioni e poi sono degenerati in un vivace duello fra l'ambasciatore francese Jean-Marc De La Sabliere e quello britannico Jeremy Greenstock. De La Sabliere ha esordito richiamandosi al «mondo che ci guarda», condannando il tentativo di «correre verso la guerra» e difendendo a spada tratta la continuazione delle ispezioni in corso in Iraq. Con alle spalle una lunga carriera al Quai d'Orsay ed arrivato a New York da poche settimane. De La Sabliere è un uomo di fiducia di Chirac - «sono stato io a chiedere al presidente di venire all'Onu» suole ripetere - e ha affondato i colpi contro la «risoluzione per la guerra» in maniera da rendere esplicito per i presenti che la minaccia di opporre il veto è reale. Il cinese Wang Yingfan ed il russo Sergey Lavrov hanno lasciato a De La Sabliere il ruolo di leader del fronte antiguerra, intervenendo solo per affermare quanto bastava per confermare il loro sostegno. E' stato a quel punto che il britannico Jeremy Greenstock - veterano del Foreign Office e presidente del nuovo comitato antiterrorismo dell'Onu, istituito dopo l'I! settembre - ha contrattaccato facendo presente che a ben vedere l'intervento potrebbe essere legittimato in base alla risoluzione 687 del 1991, quella sul cessate il fuoco che condizionava la fine dell'ostilità all'obbligo iracheno a disarmare. Come dire: Washington e Londra hanno scelto di passare per l'Onu ma potrebbero benissimo decidere di riaprire le ostilità interrotte nel 1991 sulla base del mancato rispetto iracheno di 17 risoluzioni dell'Onu, ultima la 1441 del 8 novembre scorso. Mai prima l'ipotesi di intervento unilaterale era stata formulata così chiaramente durante le sedute del Consiglio di Sicurezza e l'assenso di ambasciatore americano John Negroponte ha confermato che se non fosse per la determinazione britannica forse gli Usa avrebbero già preso atto deUa «carenza di credibilità dell'Onu». Il duello fra ambasciatori ha avuto una sua coda nella riunione successiva fra i rappresentanti dell'Unione Europea con uno screzio fra tedeschi e spagnoli - e il suo epilogo ieri mattina al Quai D'Orsay, quando De Villepin, ha affermato che «la maggioranza dei membri inclusa la Russia è contro la risoluzione», avvertendo che «la Francia è pronta ad assumersi le sue responsabilità sul veto». Lo scontro sulla seconda risoluzione dell'Onu sembra essere appena iniziato. «Speriamo molto in un compromesso ma mi sembra davvero difficile» commenta il serafico rappresentante di Pechino. I tedeschi: «Perfino la Bulgaria ora esita non credo Washington possa ancora contarla al suo fianco» Il rappresentante di Pechino: «Speriamo in un compromesso ma mi sembra davvero difficile»