UN FLAUTO INEDITO PER LA YOURCENAR di Giangiorgio Satragni
UN FLAUTO INEDITO PER LA YOURCENAR «SOROR» DEL GIOVANE ANTONIOIMI FESTEGGIA I DIECI ANIMI DI STAGIONI SINFONICHE AL CONSERVATORIOl FUORI CITTA' UN FLAUTO INEDITO PER LA YOURCENAR Giangiorgio Satragni Salvo errore, è la prima volta che l'Orchestra Filarmonica di Torino commissiona un nuovo hrano, e dare impulso ai giovani autori sembra il miglior modo per festeggiare i dieci anni di proprie stagioni sinfoniche al Conservatorio. In prima assoluta si è dunque ascoltata «Soror» di Francesco Antonioni, poco più che trentenne, il quale (supponiamo) ha pensato la breve composizione per un interprete autorevole quale Angelo Persichilli, storico primo flauto dell'Accademia di Santa Cecilia, col solo contorno di violini e viole. Ispirata a un racconto di Marguerite Yourcenar, la pagina vive di un gioco d'incastri ira ritmi in apparenza simili, ma sottilmente diversificati, che circolano fra gli archi dapprima in pizzicato: sopra tale reticolato il flauto alterna segmenti di melodie con lunghe pause. Questo tessuto è in continua autogenerazione, i valori delle note si allungano, la materia sonora acquista maggior concretezza, anche col passaggio dal pizzicato all'arco; tuttavia la costante rimane l'impiego di elementi fondamentali in peipetua ripetizione, benché appunto variata, e in questo Antonioni si mostra debitore del minimalismo americano. Nel resto del programma si è ascoltato un galante e infiocchettato duetto per flauti op. 25 di Franz Doppler, con Persichilli e Michele Mo, secondo una nuova versione con archi di Davide Sanson. Come altre volte, l'orchestra era guidata dal solo primo violino Selcio Lamberto in funzione di concertatore, all'uso settecentesco. La bella sicurezza del piccolo gruppo (sei violini primi, gli altri strumenti a scendere) è il dato più significativo nell'esecuzione della suite «Dai tempi di Holberg» di Grieg e nella «Sinfonia n. 63» di Haydn, ma il fraseggio marcato e vibrante, a tratti squadrato, si adattava più all'ottocentesco Grieg che reinventa il Seicento, che non al Settecento del nostro amato Haydn. La sinfonia «La Roxelane» non è però un capolavoro, e la lettura offertane non dava molti spunti per cambiare opinione. Buon successo. g.satragni@tin.it
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