Per il colpo del secolo un piano lungo due anni

Per il colpo del secolo un piano lungo due anni NEL 2001 NOTARBARTOLO AVEVA PRESO IN AFFITTO I LOCALI DENTRO IL PALAZZO DEI DIAMANTI DI ANVERSA Per il colpo del secolo un piano lungo due anni La polizia cerca i complici degli arrestati in Belgio, che restano in carcere Maria Maggiore Lodovico Paletto ANVERSA Due anni a pensare il colpo, progettarlo nei dettagli e, alla fine, svaligiare il, regno dei diamanti. Per due anni Leonardo Norarbartolo, piccolo rapinatore di barriera che aveva aperto proprio lì, nel cuore di una delle quattro borse europee delle pietre preziose (il Diamond Centre di Anversa) un piccolo ufficio, ha fatto avanti e indietro dall'Italia. Per affari, ufficialmente. Adesso la polizia fiamminga dice: per studiare bene le mosse per l'assalta. «Preciosa» si chiamava la società, un ufficio senza telefono e senza segretarie, dove c'era soltanto l'insegna, un tavolo, qualche sedia e carta intestata. Quegli stessi fogli che, alla fine, lo hanno incastrato. Che fanno dire ai poliziotti fiamminghi: «Le indagini sono a buon punto», perché quattro persone sono già state arrestate. E di tre complici, anch'essi italiani, che avrebbero materialmente violato il tempio dei diamanti, si seguono le tracce. I nomi? Tante supposizioni ma nessuna certezza. Si cercano esperti di elettronica e di sistemi d'allarme ultrasofisticati, in grado di neutralizzare qualsiasi apparecchiatura. E poi maghi delle chiavi: capaci di aprire qualsiasi serratura, magari costruendo sul posto le chiavi necessarie. E subito vengono in mente due ladri della «scuola torinese» che, il 2 febbraio del 1997, proprio ad Anversa, tentarono di svaligiare il caveau della «Credit bank»: Giovanni Spurgo e Aniello Fontanella. Il primo monta allarmi ed è ima specie di genio dell'elettronica. Il secondo fabbrica chiavi. Il colpo venne scoperto per caso dalla Squadra mobile che indagava su un'altra storia. Li intercettò che parlavano di quell'assalto, abortito all'ultimo momento perché qualcosa andò storto. E poi si fece il nome di un terzo uomo, anch'esso torinese, che aveva procurato la tessera magnetica necessaria per superare i primi controlli: un certo Antonio Finotto. Non ci furono procedimenti penali per quella storia. Spurgo e Fontanella finirono però nel mirino della polizia che li tenne d'occhio per mesi. Ma, al Diamond centre, non possono essere stati loro a colpire, specialmente se il furto lo hanno messo a segno la notte di San Valentino. Da almeno 24 ore, erano già dietro le sbarre a meditare su un altro colpo andato male e per il quale erano scattate le manette. Ma potrebbero averlo progettato e, qualche elemento della loro banda, potrebbe aver preso parte attiva all'assalto. Perché questo fiuto milionario ha molte, troppe analogie con altri colpi tentati a Londra e nei Paesi Bassi negli ultimi tempi. Ed è su questi elementi che lavora l'Interpol, indaga la Squadra mobile di Torino e si scervellano da giorni i loro colleghi belgi. Intanto i primi quattro restano in carcere. Ieri il tribunale di Anversa ha convahdato il fermo per la coppia italo-olandese, Antonio Paletti e Judit Zwiep. I due torinesi (Leonardo Notarbartolo, sua moghe Adriana Crudo) invece, hanno chiesto più tempo ai giudici per consultare il loro legale, l'avvocato Basilio Poti. L'udienza è stata fissata per il prossimo lunedì. La polizia federale ha anche già delineato la dinamica del furto, messo a segno da una banda «strana», tecnicamente perfetta ma capace di commettere leggerezze da dilettanti. Un ■esempio? A Nortarbartolo gli investigatori fiamminghi sono arrivati grazie ad una di queste leggerezze. Lungo l'autostrada che da Bruxelles porta verso il sud del paese, sono stati ritrovati dei sacchi inequivocabilmente in arrivo dal Diamond centre. C'erano videocamere a circuito chiuso, una quantità di chiavi modificate per aprire le serrature delle cassaforti e cassette di sicurezza e, strano, fogli di carta intestati alla società «Preciosa» di Notarbartolo. Nel suo appartamento, invece, c'erano torce elettriche piantine dell' edificio del Diamond Centre. Un errore da principianti. Leonardo Notarbartolo (forse non da solo) sarebbe arrivato ad Anversa lunedì 10 febbraio e avrebbe sabotato i sistemi di sicurezza. Fino al giorno 15. Notarbartolo e la moghe Adriana sarebbero rientrati in Italia il giorno dopo con un'auto presa in affitto e rientrati in Belgio il 21. Quattro giorni dopo è scattato l'arresto anche per la coppia italo-olandese. Il loro avvocato sostiene la completa estraneità ai fatti dei suoi clienti, persone incensurate, mai legate al mondo dei «diamantari». Ad Anversa, invece, la pohzia ostenta ottimismo. Questione di giorni, forse di ore, filtra dagli uffici degli investigatori. Che cercando di rispondere ad un'altra domanda: dove sono finiti i diamanti? Leonardo Notarbartolo, classe 1952, in una foto recente al mare