Riscatto subito: l'Inter ci rivedrà belli e cinici di Darwin Pastorin
Riscatto subito: l'Inter ci rivedrà belli e cinici BIANCONERO E' Riscatto subito: l'Inter ci rivedrà belli e cinici Darwin Pastorin CORAGGIO, a tutto esiste un rimedio. Certo, è stata pesante la caduta (quasi senza attenuanti) con il Manchester United, un 3-0 che fa male per una Juventus diventata, improvvisamente, mister Hyde. Da non crederci, per davvero: una squadra sfilacciata, capace di errori talmente madornali da non sembrare veri: giocatori che scivolavano, che respingevano goffamente, che si lasciavano ipnotizzare dallo scatto e dalle finte di Giggs (un'ala antica che piaceva a Giovanni Agnelli), tanti Buster Keaton impacciati. Va bene il palo di Ferrara, la traversa di Trezeguet e, come ha detto Lippi, i postumi di un'influenza devastante: ma noi sappiamo che la Juve nostra amata è altra cosa. E' la Juve cinica, impeccabile che abbiamo ammirato a Piacenza contro il Como. Che partita! Con un primo tempo sinfonico, titictitoc e via in gol; e con quel Nedved decisamente da Pallone d'Oro. Pochi giomi dopo, la luce intensa si è trasformata in buio fitto, lo spettacolo in pantomima, la commedia brillante in pathos. Eppure, non siamo preoccupati. Conosciamo il carattere dei nostri giocatori e il polso fermo di Marcello, il conducator. Conosciamo le parole di Chiusano, Giraudo, Bettega e Moggi. Conosciamo la voglia di riscatto che già anima lo spogliatoio. E l'occasione per allontanare le nuvole inquiete è propizia, invitante: la sfida scudetto con l'Inter. Sì, riecco - più affascinante che mai - il derby d'Italia, come lo definì Gianni Brera. E' tempo di memorie e nostalgie: Charles e Sivori, Veleno e il Mago, i voli di Bettega e le prodezze, prima con una maglia e poi con l'altra, di Boninsegna, la disfida tra portieri così simili, così in antitesi: Tacconi e Zenga. Juve e Inter non hanno mai deluso le attese, si portano dentro il Dna del nostro pallone, le radici stesse del calcio. Puntiamo sul bianconero: per fede e per convinzione. Nel rispetto di Massimo Moratti, sia detto, che stimiamo come dirigente e per il suo impegno civile e sociale, per le notti trascorse in quel luogo di cultura ed emozioni che è la Comuna Baires di Milano, dove danzano insieme letteratura e football, teatro e gol, poesia e colpi di tacco. Per finire, presto ritornerò a Torino: e andrò ^ firmare per lo stadio Filadelfia. Perché, lo ripeto, quello macerie offendono una storia, un sentimento, calciatori che appartengono al Bene più profondo. Io, juventino, a mio figlio Santiago racconto la leggenda di una formazione che ha saputo regalare, all'Italia del Dopoguerra, la possibilità di un sogno, di una speranza, di una salvezza.
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