«Farò la torre più alta del mondo sulle ceneri di Ground Zero»

«Farò la torre più alta del mondo sulle ceneri di Ground Zero» Un plastico del progetto che ha vinto il concorso per l'area del Ground Zero INTERVISTA CON DANIEL LIBESKIND, L'ARCHITETTO CHE HA VINTO IL CONCORSO PER DARE NUOVA VITA ALL'AREA COLPITA L'11 SETTEMBRE «Farò la torre più alta del mondo sulle ceneri di Ground Zero» Colpita dalla follia terroristica New York lascerà aperta la sua ferita, perché i nuovi grattacieli cresceranno intorno al cratere del World Trade Center, e il muro che difendeva le fondamenta dall'acqua dell'Hudson resterà scoperto Paolo Mastrolilli NEW YORK SI racconta che quando nel 1993 i croato-bosniaci distrussero l'antico ponte di Mestar, da oltre quattro secoli simbolo della città, il sindaco reagì così: «Lo ricostruiremo ancora più antico di prima». Grosso modo è lo spirito con cui New York ha scelto il progetto dell'architetto di Berino Daniel Libeskind, per ridare vita a Ground Zero. Infatti dove un tempo c'erano le Torri Gemelle, sorgerà il nuovo edificio più alto del mondo. Nello stesso tempo, però, la città colpita dalla follia terroristica dell'I 1 settembre lascerà aperta la sua ferita, perché i nuovi grattacieli cresceranno intorno al cratere prodotto dal crollo del World Trade Center, e il muro che difendeva le fondamenta dall'acqua del fiume Hudson resterà scoperto. Libeskind, vestito di nero dagli occhiali alle scarpe, è circondato dalle telecamere quando lo raggiungiamo al Winter Garden, dove il sindaco Michael Bloomberg e il governatore George Pataki gli hanno appena dato l'incarico di far rinascere Ground Zero. Perché ha vinto lei? «È difficile dirlo, con tutti gli altri architetti eccezionali coinvolti. Gli obiettivi del progetto erano tre: ricordare, ricostruire la struttura urbana, e darle vita sotto tutti i punti di vista. Gli edifici sono costruiti con l'acciaio, il vetro e il cemento, d'accordo, ma nascono soprattutto dal contenuto spirituale del cuore e dell'anima dei cittadini. Volevamo interpretare questa passione, che si è manifestata da subito tra gli abitanti di New York». Cosa l'ha ispirata di più? «Quel muro scoperto, che è sopravvissuto alla distruzione delle Torri Gemelle e alla morte. Per me è il simbolo della democrazia, della Costituzione americana, e dei valori di libertà che questo paese incarna». Perché ha deciso di centrare il progetto sulla costruzione del nuovo grattacielo più alto del mondo? «Ilprogetto, in realtà, è centrato sull'area dove sorgerà il memoriale delle vittime, che sarà come protetto dagli edifici intorno. La torre, però, vuole avere un importante valore simbolico. Sarà alta 1776 piedi, come l'anno della Dichiarazione dell'indipendenza americana, perché non c'è data più importante nella nostra storia. Nello stesso tempo, però, sarà un edificio funzionale e sicuro, con un ristorante e un punto di osservazione al centodecimo piano, e l'antenna delle comunicazioni crollata con le Torri. La forma a spirale l'ho scelta ispirandomi alla Statua della Libertà, e anche il colore del grattacielo somiglierà a quello della statua. Guardando la struttura dal mare, quindi, chi arriverà a New York vedrà Lady Liberty, e sullo sfondo l'edifico che la riprende nella zona dove sorgeva il World Trade Center». Alcuni famigliari delle vittime hanno criticato il progetto, dicendo che non vogliono lo snodo sotterraneo dei trasporti, e chiedendo che il memoriale venga prima di tutto il resto. Lei Un plastico del progetto secondo classificato dello studio Think Un plastico del progetto secondo classificato dello studio Think

Persone citate: Berino, Daniel Libeskind, Garden, George Pataki, Lady Liberty, Libeskind, Michael Bloomberg, Paolo Mastrolilli, Winter

Luoghi citati: Ground Zero, New York