TUTTI (IDISABILI) A CASA di Giovanna Zucconi

TUTTI (IDISABILI) A CASA PARI OPPORTUNITÀ, L'ITALIA E TERZULTIMA TUTTI (IDISABILI) A CASA Giovanna Zucconi IL ragazzo con le stampelle alla tizia che lo sorpassa di prepotenza nella fila per i taxi: «Signora, ma non vede che sono disabile?». E lei, sbattendo la portiera: «Beh, in fondo siamo tutti un po' disabili». Se fosse vero, e non soltanto una frase sgarbata (autentica: captata alla stazione di Roma), vivremmo tutti in città diverse, e in maniera diversa. Basta fare la prova. Basta portare in giro una carrozzella, o anche una carrozzina con déntro quella specialissima variante di disabile che è un neonato, per capire quanto un banale marciapiedi possa essere insormontabile. Ma le barriere peggiori, secondo il settimanale Newsweek, non sono architettoniche: sono psicologiche. Più precisamente, consistono nella «tanto decantata famiglia italiana» che tiene le persone disabili in casa. Per supplire con privata dedizione alle pubbliche carenze, pensiamo comunemente. No, soprattutto per un irriducibile e nefasto senso di vergogna, sostiene il magazine. E sarebbe un inciampo anche peggiore, sulla via dell'integrazione. Nell'Anno europeo del disabile, le cui celebrazioni itineranti si concluderanno proprio nel nostro paese, l'Italia si piazza al terzultimo posto (davanti ai soliti Grecia e Portogallo) nella graduatoria della pari opportunità per chi ha un deficit fisico. Quasi la metà dei 37 milioni di europei disabili ha un lavoro in Italia, sì e no un quarto. Leggi, normative e prassi burocratiche arrancano alla rincorsa di .antichi ritardi. Un paese che progetta ponti faraonici fatica a smussare un gradino e a rendere varcabile una soglia: per salire ai reparti del principale ospedale ortopedico di Milano, tanto per fare un esempio, bisogna issarsi su per un'erta, scalinata. Ma non è soltanto per i minori ostacoli architettonici che altrove l'handicap è visibile, passeggia per le strade, vive in mezzo agli altri e il più possibile come gli altri, e qui da noi molto meno. C'è un disabile nel 15 per cento delle famiglie italiane, ma soltanto nel 2 per cento delle aule scolastiche e nel 4 per cento degli uffici: e gli altri dove sono? Dentro casa, taglia corto Newsweek, per una forma esasperata e imbarazzata di mammismo. Eppure la mentalità collettiva, posto che sia davvero quello il vero handicap nazionale in tema di handicap, non può non cambiare. Magari basta poco. Magari basterebbe per esempio che la televisione pubblica, invece di intrattenerci con varietà storpi e talk-show accecati, facesse come la Bbc: che sotto il titolo scherzoso di Ouch!, «Ahia!», racconta senza paternalismi com'è la vita vissuta da una sedia a rotelle o con gli occhiali scuri anche di notte.

Luoghi citati: Grecia, Italia, Milano, Portogallo, Roma