Rai, Pera e Casini si vedranno solo martedì
Rai, Pera e Casini si vedranno solo martedì IL PREMIER: «BALDASSARRE E ALBERTONI? DUE GENTILUOMINI. CONFLITTO DI INTERESSI? MA NO» Rai, Pera e Casini si vedranno solo martedì Berlusconi: giusta la loro arrabbiatura, ma ricordino chi li ha eletti Maria Teresa Meli ROMA Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera si incontreranno martedì per affrontare il nodo della nuovo Cda Rai, perché il primo ha fatto sapere di essere impegnato altrove fino a lunedì. Braccio di ferro, trattative e tira e molla, quindi, continueranno per qualche giorno. Nel frattempo, però, Silvio Berlusconi manda un messaggio ben preciso ai due presidenti di Camera e Senato, ricordando loro che sono stati eletti dalla Casa delle Libertà, nel caso che al momento di nominare il consigho d'amministrazione lo dimenticassero; Il monito del Cavaliere, com'è ovvio in questi casi, è accompagnato da una frase di rito: «Casini - dice il premier - aveva assolutamente ragione. E non si è arrabbiato solo lui, anche Pera. E' giusto: la legge da loro una una responsabilità precisa, quin¬ di nessuno p uò intimare ai due presidenti di sceghere in un modo o nell'altro». Ma il segnale, al di à di questa sottolineatura deh'autonomia di Pera e Casini, è inequivocabile: «Mi meravigho ancora - sottohnea il Cavaliere - che si innalzino lai e proteste verso atteggiamenti della maggioranza che, attraverso uomini che non vengono da Marte, i presidenti di Camera e Senato nominati dalla Casa delle Libertà, tentano di dare alla Rai ima guida per una tv pubblica liberale». Dunque, i due presidenti «faranno quello che devono fare». E, quasi a chiarire il suo messaggio, en passant, Berlusconi ricorda anche di detenere un «pacchetto azionario» del 60 per cento del centro destra. Insomma, pare di capire che il premier non gradisca affatto l'idea che l'accordo trovato l'altro ieri - e «stoppato» da una provvida (o improvvida, a seconda da quale delle parti in causa la si guardi) fuga di notizie - venga interamente smantellato martedì prossimo. E chissà che Berlusconi non si riferisca anche a qualche esponente della sua maggioranza quando si scaglia contro le «troppe dichiarazioni da sepolcri imbiancati» che sono state fatte mercoledì. Dunque, al momento la sensa¬ zione è che la cinquina dell'altro giorno possa cambiare di due nomi, non di più, benché sia troppo presto per fare delle previsioni. Resta pure il nodo del direttore generale, che non sembrerebbe affatto risolto. Quanto al centrosinistra, «che ha sollevato un caos assurdo» sul fatto che il premier si è occupato di Rai essendo proprietario di un'azienda tv concorrente, Berlusconi è sprezzante: «Ma quale conflitto d'interessi? L'opposizione vada a dire queste cose a un nuovo resuscitato "Drive in"». Quindi il premier, con un gran sorriso, afferma che nel vertice di centrodestra del giorno prima si è parlato poco o niente di Rai. Il che non vuol dire, aggiunge, che lui non «sia pronto a dare un consiglio» su questa materia, «ma solo se me lo chiedono», sottolinea. E Berlusconi difende anche Baldassarre e Albertoni, «due gentiluomini», che hanno retto la baracca, quando, «a torto», tre consigheri si sono dimessi, e che per ringraziamento hanno ricevuto ingiuste «critiche in malafede» per quel «legittimo sfogo» contenuto nella loro lettera ai presidenti di Camera e Senato. Ciò non significa che non abbia ragione Gianfranco Fini, e che, cioè, il metodo utilizzato per spostare RaiDue a Milano sia stato «sbaglia¬ to», anche se, nel merito, quella decisione, secondo il premier, non deve destare «nessuno scandalo». Infine, una rassicurazione di prammatica: la Cdl è «coesa», «non ci sono assi preferenziali». Per carità, la cena con Bossi del lunedì non è la testimonianza di un rapporto privilegiato con il leader della Lega. Anzi, se Fini vuol venire a pranzo U martedì e Pollini il mercoledì, il Cavahere è pronto a ospitarli al suo desco. Intanto l'opposizione morde il freno. «Siamo agli ultimi giorni di Pompei», afferma il segretario Ds Piero Fassino. All'Ulivo non basta che Casini assicuri che la nomina del Cda è «prerogativa esclusiva dei presidenti di Camera e Senato», perciò chiede un dibattito parlamentare, che però gli viene negato. I capigruppo della coalizione a Montecitorio ripiegano allora su un'interpellanza, nella speranza che la si discuta in aula giovedì o venerdì della prossima settimana.
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