La protesta pacifista ora sbarca nei porti Jet fantasma a Roma

La protesta pacifista ora sbarca nei porti Jet fantasma a Roma CARUSO A NAPOLI S'INCATENA A UN TRAGHETTO CON CAMION USA La protesta pacifista ora sbarca nei porti Jet fantasma a Roma Tutti treni con i carichi militari sono arrivati a destinazione Accordo tra No global e sindacato per bloccare le manovre di carico delle navi destinate alle operazioni nel Golfo Persico Renato Rizzo Inviato a UVORNO La parola d'ordine dovrebbe essere «concertazione», ma in nome dell' unità d'intenti appena sbandierata come «conquista storica» da un Vittorio Agnoletto in veste di gran cerimoniere dell'evento, viene subito contestata: perDisobbedienti eAntagonisti puzza troppo di sindacato «regolare» e di centro-sinistra. Meglio optare per un tennine più neutro e meno impegnativo: diciamo «accordo» e non ne parliamo più. Eccoli i rappresentanti d'un arcobaleno di bandiere, ieri mattina, attorno a una tavola rotonda avvolta dal fumo di cento sigarette nella sede della Camera del Lavoro; funzionari della Cgil e varie anime del Movimento riuniti per la prima volta con la voglia di decidere come continuare la loro guerra alla guerra. E intanto si diffonde un nuovo timore. Che, cioè, l'invio di materiale bellico nelle zone calde del Medio Oriente, avvenga anche con altri mezzi e seguendo altre rotte. I sindacalisti denunciano : «I delegati all'aeroporto di Fiumicino ci segnalano, in queste notti, strani movimenti d'aerei da trasporto militare dai quali scendono uomini in divisa. Sono velivoli simili ad A 300 o a De 10 cargo che non recano il simbolo di nessuna compagnia e hanno la fusoliera verniciata di bianco. Si fennano, per rifornirsi, nelle piazzole più periferiche. Come per i ferrovieri, anche per i lavoratori aeroportuali e la gente che vive in vicino agli scali, rivendichiamo il diritto d'essere informati sul carico di questi velivoli». Le decisioni arrivano sulla scia del comunicato del ministero dell'Interno nel quale Pisanu avverte che si «è concluso regolarmente, nonostante le provocazioni, il programma di trasporto di mezzi e attrezzature militari Usa». Il bollettino di vittoria del Viminale viene vissuto con la rabbia di chi non s'arrende. Si parla di «fase due» della protesta e di gioco di squadra: quello che, secondo tradizione, quando si fa duro, i duri entrano in campo. Così i lavoratori portuali si dichiarano pronti allo sciopero per non caricare questo materiale bellico che, prima o poi, dovrebbe arrivare allo scalo livornese, mentre i no-war assicurano che faranno la loro parte «all' estemo». Una divisione di compiti nella quale, spesso, compare - e con la stessa velocità scompare - la parola «legalità» che Cgil e Movimento interpretano con sfumature diver- se: per il sindacato, come sottolinea nel pomeriggio il segretario generale, Epifani, proprio in una manifestazione a Livorno, si tratta di «evitare ogni forma di violenza perché l'estremismo non serve e, anzi, è un regalo che non faremo a nessuno». Per il secondo «la pace non ha bisogno di meditazione, ma di braccia». E in mattinata un gruppo di Disobbedienti ha voluto dimostrarlo con un nuovo episodio di «trainstopping» a un passaggio a livello vicino a Camp Darby. Mentre nel pomeriggio alcuni Antagonisti hanno «occupato» 0 consiglio comunale di Pisa. E a Napoli i Disobbedienti con in testa Francesco Caruso hanno bloccato la nave «Partenope» che oltre ai passeggeri trasportava due camion militari Usa. Caruso si è incatenato alla passerella e sono dovuti intervenire i Vigili del fuoco con le cesoie per spezzare le catene. La «Partenope» è poi partita con un'ora di ritardo. Alle spalle dei contestatori d'ogni sigla, un pubblico «attivo»: il segretario della Camera del Lavoro, Piero Nocchi, chiarisce che «i lavoratori livornesi, qualora se ne presenti la necessità, sono pronti ad incrociare le braccia». E dal Comune gli fa eco il sindaco, Gianfranco Lamberti, il quale parla del «sentimento diffuso d'una città che vede la guerra come un'ingiustizia ed è pronta a sostenere in ogni modo le scelte dei suoi portuali». Il punto cruciale è tutto qui: basterà lo sciopero dei lavoratori dello scalo per fermare le operazioni? O gli americani saranno in grado di gestire da soli quest'impegno, magari con l'appoggio del nostro governo che, con un provvedimento d'emergenza, «sequestri» una fetta di porto? Secondo Guido Abbadessa, segretario generale Filt-Cgil si tratta di un'ipotesi altamente improbabile «perché, prima, si dovrebbero sospendere tutte le concessioni alle società di carico e scarico. Ma, poi, con gli addetti costretti forzatamente a casa, chi utilizzerebbe le gru che sono proprietà privata? L'esercito italiano? Quello americano?». Sciopero, allora, con la benedizione del sindacato perché, come dice Epifani «l'astensione dal lavoro dei portuali è un diritto. L'hanno esercitato in passato, possono riesercitarlo oggi. Mi si domanda quale effetto potrà avere? Uno sciopero ha sempre un effetto congiunto, pratico e simbolico. Anche se a volte non è risolutivo». Epifani insiste: «Il governo, al quale abbiamo chiesto un incontro su questo argomento un mese e mezzo fa, non ci ha ancora ricevuto. Ma che razza di esecutivo è questo, forte con i deboli e debole con i forti, che decide di andare in guerra e non risponde neppure a chi gli pone interrogativi sulla sicurezza dei suoi cittadini?». Un momento della manifestazione dei portuali a Livorno

Persone citate: Epifani, Francesco Caruso, Gianfranco Lamberti, Guido Abbadessa, Piero Nocchi, Pisanu, Renato Rizzo, Vittorio Agnoletto

Luoghi citati: Camp Darby, Livorno, Medio Oriente, Napoli, Pisa, Roma, Usa