«Zorro» tradisce l'Italia dei sergenti Garcia

«Zorro» tradisce l'Italia dei sergenti Garcia MONDIALI DI FONDO, COPPI E PETRUCCI SE NE VANNO. UNA DISFATTA TRA POLEMICHE E VELENI «Zorro» tradisce l'Italia dei sergenti Garcia Azzurri ko: nella finalina Zorzi è ottavo, Schwienbacher sesto Giancarlo Laurenzi inviato a CAVALESE Nella penombra della sera che si stava affacciando dietro le montagne, senza neppure un riflettore che ne illuminasse la caracollante fuga, un signore alto e canuto si è allontanato dalla neve sottobraccio al pessimo umore senza assistere alle finali della gara «sprint», una carnevalata di un chilometro e mezzo che i puristi del fondo disprezzano, inventata due anni fa dai nordici per conquistarsi spazi in tv. Gaetano Coppi, presidente della federazione italiana di sci non ha sopportato l'ennesima disfatta, vetrina in frantumi del mondiale giocato in casa: Zorzi, detto Zorro (e l'altra speranza Schwienbacher) fuori già in semifinale, il medagliere vergine di medaglie spot dei tradizionalisti per i quali il cambio dei et dopo 10 anni di trionfi (via Vanoi, dentro Albarello) è stata la più sciocca delle rivoluzioni. In realtà, c'era stato chi aveva gettato la spugna prima di Coppi, ieri: il presidente del Coni Petrucci, salito in Val di Flemme per festeggiare il primo podio e abbracciare idealmente i 20mila tifosi che dalla mattina avevano colorato la valle. Se n'è tornato a Roma furioso, Petrucci, salutando il lago di Tesero con la rabbia del patriota offeso. Zorzi, che alle Olimpiadi 2002 si infilò la medaglia di bronzo, si è spremuto nelle qualificazioni: 1,5 km senza alzare mai il piede dal gas, concluso con il miglior tempo (ai quarti i primi 16), mentre Schwienbacher finiva 11". Dispersi Pasini (22") e Fauner (37"). I due azzurri superstiti hanno superato indenni anche la mannaia dei quarti (Schwienbacher vincendo il proprio), ma al momento di tirare le somme sono usciti seguendo la stesso iter (terzi), con tempi diversi (prima Zorzi, a un centesimo dalla scar¬ pa di Bjerkeli che l'ha bruciato; infine l'altro, lontano oltre un secondo dal tedesco Angerer e dallo svedese Fredriksson che avrebbe poi conquistato il titolo mondiale, imitato in campo femminile dalla norvegese Bjoergen). Neppure in questo caso ci è stato risparmiato il salvagente dell'influenza: Zorzi ne avrebbe sofferto i postumi (non era stato miracolato dai sali del mar Morto?), ma il et Albarello non se l'è sentita di esagerare con gli alibi: «Basta parlare di sfiga, tanto i ragazzi sono con me». Avevano spiegato che Zorzi aveva centeUinato ogni stilla per questa gara, la sua gara, evitando di disperdere ottani contro il Giappone nell'umiliante staffetta di martedì, chiusa al decimo posto. La giornata di Zorzi, quello che sostiene l'impossibilità delle donne di arrivare lontano («non hanno le palle»), s'è fermata a due passi dal proprio alloggio di Moena. E nella finalina (per i posti dal quinto all'ottavo) ha rinunciato a combattere, finendo in coda, mentre Schwienbacher s'allungava fino al sesto gradino. «Negli ultimi giorni ero così teso da avere ima sola voglia: buttarmi sul letto a piangere. Il mio sogno era portare in trionfo mio figlio Harald. Per quest'anno ho chiuso». Zorzi detto Zorro. Rimette la maschera dopo aver ridotto il presidente Coppi peggio del sergente Garcia.

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