PICCOLE FORESTE CRESCONO
PICCOLE FORESTE CRESCONO I DATI POSITIVI SUL RIMBOSCHIMENTO IN ITALIA PICCOLE FORESTE CRESCONO ■. Mario Fazio HA fatto piacere leggere che la superficie forestale dell'Italia è cresciuta del 2296 negli ultimi cinquant'anni. C'è un gran bisogno di notizie con segno positivo. Vanno accolte col dovuto senso dell'equilibrio, per non passare dall'allarmismo sulle sorti del pianeta all'esagerazione opposta, quasi fossero cresciute le foreste tropicali che influiscono ben altrimenti sull'atmosfera e che purtroppo sono state distrutte al ritmo di 30 milioni di ettari l'anno (dimezzate quelle dell'Amazzonia). Ma anche in questo caso arriva una buona notizia: la deforestazione incontrollata non è più ammessa, occorre una licenza. Qualche passo avanti non deve suonare come una licenza di inquinamento, senza troppe paure dell'effetto serra (un albero assorbe 6 chilogrammi di anidride carbonica-anno), affidandoci alla capacità autorigeneratrice della natura. Per quel che riguarda il nostro Paese bisogna annotare che il dato della crescita non è così nuovo: già nel 1991 secondo l'Istat eravamo arrivati a 6.763-948 ettari contro i 6.800.000 di cui si parla ora. Era stato merito dei rimboschimenti seguiti alle distruzioni belliche e però realizzati spargendo massicciamente conifere, molto infiammabili e meno idonee della latifoglie alla difesa del suolo. Sarebbe bello compiere progressi nell'estensione di foreste vere e proprie. Tra le regioni più bisognose di protezione dei suoli, alcune emergono statisticamente come più ricche di boschi. La Liguria vanta il 53% di territorio forestale, con un grave squilibrio tra l'entroterra foltissimo e la fascia costiera cementificata. Molto più rassicurante il 4696 del Trentino-Alto Adige, anche se la tradizionale cura del bosco è stata qua e là indebolita dal turismo. In generale i dati positivi, di cui nessuno dubita pur facendo le dovute distinzioni tra diversi tipi di bosco e di macchia, contrastano con i paesaggi visibili intorno alle città, lungo le coste, sui monti abbandonati, nelle aree rurali urbanizzate. Lungo strade e autostrade si sono fatte stragi di alberi. Alla crescita delle foreste dovremmo aggiungere un trattamento migliore per il patrimonio verde delle città, per quei parchi nazionali e regionali che non attraversano una stagione felice. Infine si dovrebbero obbligare i Comuni a inserire nei piani regolatori le norme che vietano di costruire su terreni percorsi da incendi, più i vincoli di tutela paesistica spesso accantonati tra i ferri vecchi.
Persone citate: Mario Fazio
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