Ue, Iraq e sicurezza comune

Ue, Iraq e sicurezza comune L'ANALISI DELLA CRISI NEGLI INCONTRI TRA BLAIR E BERLUSCONI Ue, Iraq e sicurezza comune John Shepherd L XXI secolo non ha aspettato molto per metterci di fronte a nuove sfide sul terreno della sicurezza e della difesa comune. Gli attentati alle Twin Towers e, tra gli altri, quello più recente a Bali hanno mostrato con chiarezza che dobbiamo trovare in fretta nuove risposte. Non è un caso, quindi, che buona parte dei colloqui tra Tony Blair e Silvio Berlusconi, durante il loro incontro di Venerdì scorso, siano stati incentrati proprio sulla lotta al terrorismo, di qualunque matrice, ed alle armi di distruzione di massa. Alla base di tutto sta il rapporto translatantico, di cui la NATO è espressione, e che è il fondamento della nostra difesa Come deciso nel Vertice di Praga del Novembre scorso, le nuove strutture di comando e di forza della NATO sono gli elementi chiave per affrontare queste nuove minacce. La Forza di Reazione rapida della NATO si troverà all' avanguardia in tal senso. Certo, sarà necessario trasformare le nostre forze armate - passando dai concetti della Guerra Fredda e della difesa territoriale statica a forze moderne e professionali, in grado di affrontare le sfide dovunque appaiano. Ovviamente, questi non sono solo problemi di Italia e Gran Bretagna. Sono problemi intemazionali, e certamente europei. Proprio per quanto riguarda l'Europa, Tony Blair e Silvio Berlusconi si sono trovati in sintonia su tre punti fondamentali. L'Ue deve svolgere un ruolo maggiore sulla scena intemazionale, in collaborazione con gli Stati Uniti, con cui condivide valori ed obiettivi. A tal fine, abbiamo bisogno di sviluppare una Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD), che sia una componente essenziale della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESO. I nostri governi, quindi, lavoreranno perchè la PESD, attraverso la possibilità di utilizzare gli assetti NATO, abbia gli strumenti per condurre una vasta gamma di missioni, tra cui la gestione delle crisi, e le missioni umanitarie e di pace. Ciò detto, vogliamo un'Europa che sia partner attivo degli USA sul piano Partner attivnella lotta alma concorresul piano ec degli Usa terrorismo enti onomico della sicurezza, ma un'altrettanto attiva concorrente sul piano economico e commerciale. In tal senso abbiamo bisogno di un programma di riforma economica che si affianchi a quanto fatto con la creazione della moneta unica. Ma - e qui vengo al terzo punto - ciò deve accadere sulla base di politiche comuni e e di una cooperazione approfondita degli Stati membri, con i loro sistemi particolari di legittimazione politica, e non attraverso una sorta di super Stato federale. Naturalmente i Primi Ministri si sono concenrati anche sull'Iraq. Le loro posizioni sono uguali e, nonostante tutte le apparenti divisioni in Europa, anche il nostro continente è di fatto unito sul punto chiave, come dimostra il documento del Consiglio Europeo straordinario del 17 Febbraio scorso: Saddam deve essere disarmato. Ci sono opinioni diverse sui modi e sui tempi, ma nessuno discute questo punto. Noi vogliamo tradurre questa unanimità europea in una pressione intensificata della comunità internazionale attraverso il Consiglio di Sicurezza. Pochi giorni fa, assieme alla Spagna ed agli USA, abbiamo presentato una bozza per una seconda risoluzione, la quale, partendo dalla semplice constatazione di fatto che l'Iraq non si è conformato a quanto previsto dalla 1441, dimostri la determinazione del Consiglio stesso a far rispettare le sue decisioni. Non pretenderemo che venga votata subito: i membri avranno tutto il tempo per valutarla approfonditamente. Ma, allo stesso tempo, non lasceremo che, mentre noi decidiamo il da farsi, Saddam Hussein continui indefinitamente a prendersi a gioco delle Nazioni Unite. L'unico modo per convincerlo ad accettare l'obbligo della cooperazione completa con l'ONU e, quindi, di evitare un'azione militare è che l'intensità della pressione internazionale lo lasci senza alternative. Resta ancora tempo, ma poco, per una decisione di Saddam in questo senso. La responsabilità, dopo aver ignorato 17 risoluzioni dell' ONU, è tutta nelle sue mani. Ambasciatore inglese in Italia Partner attivi degli Usa nella lotta al terrorismo ma concorrenti sul piano economico

Persone citate: Berlusconi Ue, Italia Partner, John Shepherd, Saddam Hussein, Silvio Berlusconi, Tony Blair, Towers