«Santità venga a parlare dì pace all'Onu» di Marco Tosatti

«Santità venga a parlare dì pace all'Onu» «Santità venga a parlare dì pace all'Onu» L'invito dei protestanti e degli ortodossi americani al Papa Marco Tosatti CIHA'DEL VATICANO Santità, venga a New York, all'Onu, a parlare per la pace: i leader di cinquanta milioni di protestanti e ortodossi degli Stati Uniti, ricevuti ieri in udienza da Giovanni Paolo II, gli hanno chiesto di spendere la sua autorità morale di fronte all'Assemblea delle Nazioni Unite come risorsa estrema per fermare il conflitto. Una guerra che, se dichiarata unilateralmente, come ha detto l'arcivescovo Jean Louis Tauran, sarebbe «un crimine contro la pace». Non si sa se l'invito verrà accettato; sia perché la tendenza attuale è quella di evitare a Giovanni Paolo II spostamenti che implichino un cambio pesante di fusi orari; sia perché l'azione diplomatica e religiosa sviluppata dal Vaticano in questo periodo non ha precedenti storici né per ampiezza, né per profondità, e prima di compiere gesti clamorosi nei Sacri Palazzi si vogliono valutare gli effetti. Ma in realtà già nelle settimane passate, prima del- la visita di Kofi Annan, era circolata l'ipotesi di una presenza del Papa al Palazzo di Vetro, per celebrare una ricorrenza storica di grande valore: la promulgazione, 1' 11 aprile di quarant'anni fa, dell'enciclica «Pacem in terris», di Giovanni XXIII. Un testo che sem¬ bra assumere una drammatica attualità in queste ore. Ieri, parlando ai pellegrini polacchi. Papa Wojtyla ha esortato a pregare con questa intenzione: «Che lo spettro della guerra, che porta la morte, lasci posto alla gioiosa lode al Signore della vita. Sì, già la vita umana è un meraviglioso motivo per lodare Dio». Oggi i Palazzi Apostohci competono con le Nazioni Unite nell'interesse mondiale per la crisi irachena. Alle 10,30 varcherà il Portone di Bronzo José Maria Aznar. Il Primo ministro spagnolo, schierato a fianco di Gran Bretagna e Stati Uniti, ha chiesto qualche giomo fa di essere ricevuto da Giovanni Paolo II. Pur essendo un cattolico dichiarato e praticante (e sua moglie ancora di più) non è un frequentatore abituale del Vaticano: la visita precedente risale al 1997, cioè a sei anni fa. Ma questa volta viene a parlare di lavoro; una trasferta di tre ore a Roma, dalle dieci alle tredici, per parlare educatamente - della visita che Giovanni Paolo II compirà a Madrid il 3 e 4 maggio; ma soprattutto di Iraq. Aznar è in difficoltà con la sua opinione pubblica interna. Del Papa ha detto ieri che sa bene che «la pace non scende da sola dal cielo» e «nulla si costruisce senza sforzi». «Giovanni Paolo II è una persona che ammiro molto, credo sia una delle più grandi personalità che abbiamo avuto in molto tempo, ma ho anche le mie convinzioni particolari, che fanno parte della mia coscienza, e devo anche adempiere le mie responsabilità politiche». Subilo dopo il Pupa Aznar incontrerà il Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano. Non sarà il solo ospite illustre della giomata. Già da ieri è a Roma il vice presidente del Parlamento iraniano, Sayyed Mohammad Reza Khatami. Khatami, fratello minore del presidente iraniano Mohammad Khatami, vedrà Giovanni Paolo II e i suoi collaboratori più diretti per discutere della crisi irachena, e soprattutto del problema dei profughi aperto da un eventuale conflitto. Nel pomeriggio poi salirà sulla scena l'arcivescovo Jean Louis Tauran, il «ministro degli Esteri» del Papa, che illustrerà la posizione vaticana in questa crisi agli ambasciatori convocati in Vaticano in forma plenaria; una misura eccezionale. Intanto Giovanni Paolo II incassa nuove adesioni alla giomata di digiuno e preghiera proclamata per il 5 marzo, mercoledì delle Ceneri. Ieri la delegazione del Consiglio delle Chiese Cristiane degli Stati Uniti che l'ha invitato a parlare all'Onu (ne fa parte anche la Chiesa metodista di cui è membro il presidente George W. Bush), ha pubblicato un documento contro la guerra all'Iraq. Il testo è stato consegnato al Papa con l'adesione all'iniziativa da lui lanciata di un giomo di digiuno per la pace che si celebrerà il prossimo 5 marzo. Papa Wojtyla ha salutato con particolare calore la delegazione statunitense, della quale facevano parte anche una donna pastore e due vescovi, uno cattolico e l'altro episcopaliano (cioè anglicano d'America). Ieri nell'Aula Nervi sono sventolate numerose bandiere arcobaleno. E anche i musulmani italiani hanno aderito al digiuno e alla preghiera: «Crediamo che in questo momento, come già dopo l'II settembre, Giovanni Paolo II abbia fatto un appello giusto che noi condividiamo pienamente» ha detto Mohammed Nour Dachan, presidente dell'Ucci. «Che lo spettro della guerra lasci posto alla gioiosa lode al Signore della vita» Ieri nell'Aula Nervi, durante l'udienza, sono sventolate molte bandiere arcobaleno Papa Giovanni Paolo II