L'Ulivo attacca: questa volta noi non tratteremo nulla
L'Ulivo attacca: questa volta noi non tratteremo nulla D'ALEMA: MERCATO DEL BESTIAME IN CASA DEL PRIMO MINISTRO L'Ulivo attacca: questa volta noi non tratteremo nulla Maria Teresa Meli ROMA «Noi sulla Rai non negoziamo»: parola di Piero Fassino. Il segretario ds ieri lo ha affermato pubblicamente. Il giorno prima, al vertice dell'Ulivo, aveva già insistito proprio su questo concetto: non dobbiamo scendere in trattative con la maggioranza sui nomi dei consiglieri d'amministrazione Rai. E quando, la settimana scorsa, dall'entourage di Silvio Berlusconi gli era giunta una telefonata per sondare la disponibilità del centrosinistra su uno schema di cda che prevedesse un presidente di area Ulivo e quattro componenti vicini alla Casa delle Libertà, il leader della Quercia aveva replicato seccamente che il suo partito non ne voleva sapere niente. Questa volta l'Ulivo, memore delle polemiche che accompagnarono la decisione del duo Fassino-Rutelli di far nominare Carmine Donzelli e Luigi Zanda, sembra effettivamente intenzionato a tenersi il più possibile defilato dalle trattative. Del resto, questo è l'unico modo per condurre senza vincoli e condizionamenti la battaglia sulla Rai ora che il ta^pmBald.assarre-AJbertom è stato costretto alle dimissioni (un evento che al Botteghino, forse con un'enfasi eccessiva, viene paragonato al «25 aprile della tv di Stato»). Perciò, Massimo D'Alema può sparare liberamente sull'iperattivismo del premier. «Sono allibito - dice il presidente della Quercia Siamo di fronte a schifezze mai viste nemmeno nell'Italia di Cirino Pomicino. Stiamo assistendo a un mercato del bestiame che si svolge a casa Berlusconi che, in questo modo, decide delle sorti della Rai, che è sua concorrente. Se si pensa che siamo sull'orlo di una guerra e che il presidente del Consiglio è impegnato in queste faccende, ci possiamo rendere conto che è difficile pensare a un'indecenza più indecente». Anche Francesco Rutelli invita il premier a tenersi fuori dalle nomine Rai e a «non calpestare le prerogative dei presidenti delle Camere». E i capigruppo dell'Ulivo scrivono a Pierferdinando Casini chiedendogli di prendere scelte autonome e sollecitando un dibattito parlamentare sulla Rai. Ma poiché l'Ulivo è una coalizione dove spesso e volentieri i partiti minori guardano con sospetto alle mosse di ds e Margherita, a verdi e pdei viene il dubbio che, al di là delle parole di rito, qualcuno, nel centrosinistra stia effettivamente trattando con la maggioranza le nomine dei consiglieri d'amministrazione Rai. Il verde Alfonso Pecoraro Scanio non nasconde i propri sospetti. «Noi - spiega - abbiamo inviato un telegramma a Pera e a Casini, e so che Oliviero Diliberto sta facendo lo stesso, per chiarire che i nomi del cda che stanno circolando in queste ore e che sono riconducibili all'Ulivo non appartengono a noi. All'ultimo vertice si era deciso di non fornire alcuna indicazione per il consiglio d'amministrazione. Se qualcuno, nella coalizione, vuole invece fare il contrario, non va bene. Allora, è il caso di convocare un vertice straordinario». Ma per la verità qualche sospetto si insinua anche nella mente di alcuni diessini, che in Transatlantico attribuiscono Marcello Del Bosco alternativamente a Piero Fassino, a Massimo D'Alema o al presidente di vigilanza Rai Claudio Petruccioli (di cui fu condirettore all'Unità). Ma nonostante vi siano state telefonate e abboccamenti e un gioco di sponda con Casini («noi in aula gli abbiamo alzato la palla Giovanna Melandri - chiedendogli dei chiarimenti e così lui ha potuto dire che i nomi che circolavano per il cda non gli piacevano») l'impressione è che in questa vicenda il centrosinistra stia effettivamente ai margini della trattativa. Lo dimostrano anche le diverse considerazioni che vengono fatte dai suoi esponenti. Secondo Paolo Gentiloni della Margherita l'accordo della cdl sui nomi poi circolati non era vero. Stessa scuola di pensiero per il ds Giuseppe Giulietti, che dice: «Mi rifiuto di pensare che Casini abbia indicato Porcaccchia che è il capo ufficio stampa della Camera: era una provocazione nei suoi confronti». Sia Giulietti che Gentiloni (come molti altri nell'Ulivo) puntano le loro carte su Casini. Sperano che il presidente della Camera rovini i giochi di Berlusconi e Bossi. Di segno opposto la valutazioni di Melandri, che osserva: «Io non so se i nomi fossero quelli, ma lo schema senz'altro sì. Uno schema 3 più 2, che, tra l'altro permette a Casini di essere l'ago della bilancia con il suo consigliere. Ma non si capisce perché una cosa del genere dovrebbe convenire a Berlusconi». ^ "presidente dei Democratici di sinistra Massimo D'Alema
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