Parmigianino l'alchimista del manierismo

Parmigianino l'alchimista del manierismo Parmigianino l'alchimista del manierismo NARRA il Vasari di Giuseppe Mazzola detto (non da lui) il Parmigiamno;«si mise un giorno, per fare esperimento e saggio di sé, a ritrarsi in uno specchio de' barbieri, di que' mezzi tondi. E visto quella bizzarrie che fa la rotondità dello specchio nel girar suo, che i palchi torcono, e le porte e tutti gli edifici stranamente sfuggono, prese per elezione questa cosa». Il singolarissimo autoritratto del prodigioso ventenne, «bellissimo di volto e formato di gentile aria», passò dal Papa Clemente VII all'Aretino, presso cui lo vide e ammirò il Vasari, all'intagliatore di cristaUi Valerio Belli Vicentino, al grande scultore imperiale Alessandro Vittoria tramite il Palladio e infine all'Imperatore alchimista Rodolfo d'Asburgo, per i cui pittori della corte praghese il Parmigianino fu modello d'elezione. Oggi la straordinaria tavoletta convessa con i suoi 24 cm. di diametro ripropone nella saletta a metà mostra la sua eterodossia rispetto ad ogni convenzione d'arte e di ordinata visione albertiana. Ogni visitatore, come ogni illustre e, negli ultimi due secoli a Vienna, comune predecessore non potrà non sentirsi coinvolto nel gioco magico, misterico e conturbante di quell'immagine hello stesso tempo iperrealistica e distorta, fra l'enorme mano in primo piano, con un enigmatico anello al mignolo, e il salto di distanza di quel volto «più tosto d'angelo che d'uomo»! ancora Vasari), che emerge dall'ombra dello spazio roteante. All'estremo opposto della pur breve carriera del pittore,è la stessa enigmaticità onirica, fra iperreal- tà di costumi e surrealtà di occhi e di sorrisi, dell'Anteo, arrivata a Napoli con la collezione dei Farnese ,e della Schiava turca il cui turbante ,con l'emblgma del cavallo Pegaso, ripete con più accentuata anamorfosi i giochi ottici del tondo. È possibile misurare l'incomparabile capacità del Mazzola di padroneggiare e modellare livelli e concetti anche opposti di immagine comparando il volto del giovinetto prodìgio con i due contigui fogli grafici con altre tappe lungo i 37 anni di vita: l'artista sullo sgabello LA MODESETTIMarco che sorregge davanti a sé m piedi una ambigua cagna umanizzata, un disegno di realtà quotidiana unico fino ai Carracci mezzo secolo dopo, e l'autoritratto con due studi di figure per la volta a botte della chiesa della Steccata alla fine della vita, in cui l'artista si atteggia a Volto Santo come aveva già fatto in pittura Durer e rivaleggia con Leonardo. In perfetta controprova, nella travolgente sala con 123 fogli di uno dei più grandi disegnatori e 13 stampe (il veicolo che rese l'arte del Paimigianino una pietra miliare per il Manierismo italiano ed europeo), sono fianco a fianco il foglio a TRA A ANA Rosei bistro e biacca con la stilizzazione estrema di una delle Vergini-cariatidi sulla volta della Steccata, acquistata da Maria Luigia dai Sanvitale per l'Accademia di Parma,e quello a penna e acquerello del National Museum di Stoccolma, con l'immagine illusionistica di un granchio degna dei famosi acquerelli di Diirer di animali e piante. Lo studio del granchio fu tracciato ai fini della decorazione alchemica su fondo rosso intorno ai cassettoni della volta della Steccata, entro cui sono infissi fioroni o dirò meglio borchioni in bronzo dorato. Il visitatore non rinunci alla possibilità offertagli di salire sui palchi del restauro testé terminato, a tu per tu con questa follia biblicopagana, classica ed ermetica, trattata come una colossale copertura di volume, il cui segreto è forse racchiuso negli scorci esasperati di volumoni alle due basi del voltane, del tutto invisibih dal basso. Si troverà di fronte all'antitesi radicale della grande decorazione cinquecentesca instaurata da Michelangelo e Raffaello e vista a Roma, a cui è contrapposta la memoria, ripresa in termini rivoluzionari e visionari, del mondo cristallino «di pietre dure» dei ferraresi e di Mantegna. L 'alleanza fra Parma e Vienna ha permesso di offrire un'ampiezza e qualità di opere che direi mai vista in Italia nella seconda metà del secolo scorso (salvo purtroppo la mancata concessione di capolavori come la Madonna del Collo Lungo, dagli Uffizi e della Madonna con bambino e i santi Giovan Battista e Gerolamo della National Gallery e la Madonna col bambino ei santi Stefano e Giovanni Battista, da Dresda), dalla vera e propria mostra di Correggio all'interno della mostra, con l'affiancamento dopo secoli di due degli Amori di Giove per Carlo V, il Ganimede omoerotico di Vienna e la Danae della Galleria Borghese, al prezioso erotismo pagano dei pittori rudolfini, Hans von Aachen, Spranger, Heintz, culmine finale della grande Maniera intemazionale. Sono stati mandati da Vienna assieme ad altri capolavori del Parmigianino, Amore che fàbbrica Varco, già in possesso dell'Imperatore nel 1603 dopo im passaggio in Spagna, e la Conversione di San Paolo, con il suo mitico cavallo bianco fra l'unicorno e il cavallo marino, con la gualdrappa di zibellino e lo stupendo fondo paesistico in cui convivono i monti azzurri di Leonardo e la precognizione dei paesisti fiamminghi calati in Itaha nella'seconda metà del secolo, con le scenette del tutto eccentriche di un cervo sbranato dai cani e di un branco di leoni. PARMA CELEBRA I CINQUECENTO ANNI DALLA NASCITA DEL PITTORE CON UNA GRANDE ESPOSIZIONE ALLA GALLERIA NAZIONALE E UNA SERIE DI MANIFESTAZIONI IN PROVINCIA LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei Parmigianino y e il manierismo europeo Parma, Galleria Nazionale Tutti i giorni 9,30-19,30 Fino al 15 maggio «Santa Cecilia», una portella d'organo del Parmigianino