Permunian: delitto e castigo covano nel paese delle ceneri

Permunian: delitto e castigo covano nel paese delle ceneri Permunian: delitto e castigo covano nel paese delle ceneri ^* EMPRE che sappia difent^ dersi dalle furie di piove^S nianamemoria..Attraver*»«/ sando «Il paese delle ceneri», il nuovo, folle banchetto di Francesco Permunian (perché c'è una sorta di tensione antropofagica, o, almeno, di vocazione anatomica in questa come nelle precedenti storie), si è investiti, sospinti, scossi da un turbine maligno, da un uragano catartico, da una foga apocalittica. Veneto ancorato in quel di Desenzano sul Garda, Francesco Permunian coltiva e attizza l'ossessione della provincia, nell'incubo si aggira spavaldo, rischian¬ do qua e là il «peccato» (com'è cattolico, putridamente cattoUco, il suo mondo). Deformare è il suo metodo, oltre la deformazione «naturale» di uomini e cose. Dilatare all'estremo i vizi, le ignoranze, le ombre è il suo talento. Crogiolarsi nel pus sino ad esseme (qua e là) biffato (macchiato, marchiato) è l'azzardo che corre. E' cosi labile il confine fra la visione che folgora e la vista che infine brancola davanti al contagio... Savonaroleggiando, Permunian - lo scrittore mistico, terragnamente mistico che è - estrae dall'inferno un veglione di fantasmi, un lazzaretto privatissimo, un duello con le radici degenerate nel ridicolo, tritate fino a renderle poltiglia, roba da (per) cani. «Dalle gole dei cani parevano uscire ima ad una le cose, i fatti e le persone di quel paese, quindi si sparpagliavano e si disperdevano nelle tenebre formando una lunghissima scia luminosa». «Un terribile fantasma» camuffato «dietro una maschera di sangue infantile, una disgustosa maschera di dolore e di morte» è il monstrum che nutre l'agonica jrova di Francesco Permunian già nella «Cronaca di un servo felice», lo spietato gettone d'esordio, è il macabro, beffardo, efferato silenzio degli innocenti ad azzannare). Accade - nel «Paesedelle ceneri» - che un bambino massacri un bambino premendo il grilletto di un fucile da caccia. Ma non è fatalità (come rivelerà l'allucinato vis-à-vis fra l'avvocato Ludovico Biscossa Aldegheri, zio della vittima, da cui ha ricevuto per vie misteriose un vendicativo incarico, e il commerciante Amedeo Alberoni, padre del giustiziere, tessitore di un copione verminosamente barocco). Ad armare la pargoletta mano è l'indigena fornace, palazzi, botteghe, conventi, una varietà di palcoscenici dov'è in cartellone «il paludismo dell'anima». Di sabbia mobile in sabbia mobile. Di altare sacrilego in altare sacrilego. Sia la politica avariata (l'ideale sacrificato alle tessere). Sia la Boutique alimentare, omaggiata d'insana - letale passione, un autentico simbolo pagano. Sia la religione storpiata, scaduta a «bigiotteria post-tridentina», a superstizione, a stregoneria (il bambolotto digommanutrito di ostie consacrate, fino a trasformarsi, se solo non fosse stata accesa la luce, in creatura umana: come non evocare, per contrasto, il rompicapo teologico generato dalla scimmia landoma- Francesco Permunian na che nottetempo si comunica?). E' un alchimista, Francesco Permunian? La sua pietra filosofale è la tabula rasa. Il delitto che impasta esige il castigo, le fiamme, un falò che illumini il Polesine (ecco il teatro, fra le desolate lande - direbbe Piovene - di «un controriformismo sordo e prudente, ma imprevedibile, complesso, pieno di ribollii repressi»), ebbene: un incendio purificatore, «per almeno sette giorni e sette notti». Sergio Quinzio, che ebbe occasione di soppesare queste «ceneri» (le speranze di redenzione finite in spazzatura, polverizzate), non esitò a identificarne la verità: «solo la morte rimane l'unico possibile atto di misericordia, l'ultimo inutile messia, secondo la terribile profezia di Kafka». Scaraventato «dentro l'insensatezza di ogni esistenza», Francesco Pennunian, dell'ultimo messia, è apostolo sicuro, fedelissimo. Francesco Permunian Nel paese delle ceneri Rizzoli, pp. 178, e 14 ROMANZO w ^ .i

Luoghi citati: Desenzano, Veneto