Uno splendido quarantenne
Uno splendido quarantenne Uno splendido quarantenne Brosnan lavora di ironia e di realismo E' sempre Agente di Sua Maestà Alessandra Levantesi HA qarant'anni e li porta benissimo. Alludiamo al ventesimo episodio della serie cinematografica James Bond, il quarto interpretato da Pierce Brosnan. Il quale da provetto attore shakespeariano è riuscito a far dimenticare i predecessori, a parte il mitico Sean Connery, che resta il primo e l'unico. Pur lavorando di stile e di ironia, Brosnan ha introdotto nel carattere dell'agente speciale più famoso del mondo una nota di maggiore realismo. E infatti in «007. La morte può attendere», per la prima volta troviamo l'eroe in un'emergenza drammatica da cui non ce la farebbe a uscire con le sue sole forze. Catturato in un prologo mozzafiato nella zona smilitarizzata fra le due Coree, James viene torturato brutalmente sotto i titoli di testa e resterebbe a marcire nelle prigioni se non fosse che a Londra accettano di scambiarlo con il pericoloso terrorista Zao. Uno smacco terribile per 007, peggiorato dal fatto che il suo capo M (ovvero Judi Dench), ritenendolo bruciato, gli toglie la licenza per uccidere. Ma non basta così poco a far desistere Bond da quella che ormai reputa una questione strettamente personale. Ne consegue la sua fuga, in versione Conte di Montecristo con capelli e barba lunghi, dalla nave inglese jm cui è stato ricoverato; e l'innestarsi di una rocambolesca catena di avventure che conducono l'eroe da Hong Kong a Cuba, da Londra alle ghiacciate distese dell'Islanda. A La Havana, Bond incontra la fascinosa Jinx (Halle Berry) che emerge in bikini dalle acque come Ursula Andress di «Dr. No». E con lei, che si rivela essere una spia americana, mette a soqquadro l'avveniristica clinica cubana specializzata in sostituzione di Dna in cui presume si sia rifugiato Zao. Tuttavia il vero cattivo di turno è il tycoon dei diamanti Graves (il bravo Toby Stephens, figlio di Maggie Smith), un personaggio misterioso le cui fortune hanno un'origine altrettanto misteriosa. Assistito da una bionda e gelida assistente, una specie di Grace Kelly con qualcosa di orientale, Graves è un uomo crudele e megalomane: ama la sfida e in Bond troverà pane per i suoi denti. Si diceva dell'avvio più realistico, maggiormente intonato alla pagina di lan Fleming, che rappresenta la novità di questo capitolo. Tuttavia è una caratteristica che il film perde strada facendo: se l'avvincente sequenza surfistica iniziale e il duello a fil di lama fra Bond e Graves possono ancora risultare credibili, il resto, in un esplodere di effetti speciali, appartiene al puro gioco di fantasia. Ma è molto divertente, anche perché il neozelandese Lee Tamahori è un cineasta grintoso, dotato di piglio e di grande senso dello spettacolo. 007 LA MORTE PUÒ ATTENDERE di Lee Tamahori con Pierce Brosnan, Halle Berry, Toby Stephens Usa-GB2002 avventuroso Nei cinema da venerdì
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