Il segreto di Nedved: se non fatico sto male di Fabio Vergnano

Il segreto di Nedved: se non fatico sto male IL CAMPIONE CECO E' DIVENTATO L'ANIMA DI UNA SQUADRATURA GRINTA CHE NON SI ARRENDE MAI Il segreto di Nedved: se non fatico sto male «Ho già guadagnato tanto, voglio la Champions e fra tre anni smetto» intervista Fabio Vergnano TORINO PAVEL Nedved è il simbolo della Juventus che non firma mai la resa. Da quando si è infortunato Del Piero è anche il leader della squadra. Ruolo che non gli è stato assegnato con un'investitura ufficiale, ma che il ceco ha conquistato sul campo attraverso il gioco, la grinta, l'esempio offerto ai compagni. Più il compito si fa duro, più Nedved si esalta mettendo al servizio della collettività il meglio del suo repertorio e della sua inesauribile carica agonistica. Sulla vittoria contro il Como c'è il suo marchio di qualità. Nedved l'anima della Juve. Va bene come definizione? «A me pare di essere quello di sempre, ovvero uno che dà tutto ciò che ha dentro, che si assume le proprie responsabilità, che non si tira mai indietro. I compagni sanno che nei momenti difficili io ci sono». E' rassicurante avere al fianco un giocatore come lei. Le piace la parte di vice D^l Piero? «Fermi tutti: Alessandro'è ùnico è' inspstitùibile. Ci manca, mi manca. L'unico modo per limitare i danni causati dalla sua assenza è dare tutti di più sotto l'aspetto della grinta. Non vedo altre soluzioni possibili». Lei sarebbe il protagonista ideale per uno spot sulla Juve che non molla mai. «Non mi stupisce il nostro stato di grazia. Stiamo raccogliendo i frutti del grande lavoro svolto per essere al massimo in questo periodo in cui gli impegni sono tanti e ravvicinati. Abbiamo davanti due mesi da vivere senza sosta, sarebbe imperdonabile non affrontarh con il pieno di benzina». La vostra dote migliore? «Quella che mi ha colpito fin dal primo giorno di Juve e che da fuori non si può notare. Qui non c'è mai la tentazione di arrendersi, nessuna impresa è data per impossibile. La Juve è una squadra molto particolare che ha una cultura calcistica diversa dalle altre. Più c'è da soffrire, più il gruppo tira fuori il temperamento». Questione di testa oltre che di gambe? «Proprio così. I giocatori non sono mai scelti soltanto in base alle qualità tecniche, contano allo stesso modo e forse anche di più quelle psicologiche». Lippi dice che Nedved corre anche quando dorme. «Non male. Sono fatto così, se dovessi restare fermo per una settimana impazzirei». Lavoro e ancora lavoro. Tutto qui il segreto del suo successo? «Senza fatica non sarei più lo stesso. L'allenamento è per me una ragione di vita. Il mio corpo è abituato a certi carichi di lavoro, la ginnastica non è mai sofferenza, ma diventa au¬ tentico piacere. Il riposo farà anche bene, però se non corro un po' tutti i giomi non mi diverto e soprattutto non sono in pace con me stesso». Arriverà il giorno in cui anche Nedved si fermerà. Progetti per il futuro? «Continuerò fino al 2006, ovvero alla scadenza del contratto. Non chiedo prolungamenti, non pretendo di guadagnare di più perchè ho già un ingaggio importante. Fra tre anni smetterò di giocare e la Juve sarà l'ultima squadra della mia vita calcistica perchè quando arrivi al top non puoi ritornare indietro. Poi andrò a vivere a Praga per insegnare ai bambini». ' Calcio o jogging? «Il calcio attraverso la corsa. E' la cosa che so fare meglio». Il nuovo schema disegnato da Lippi è fatto su misura per lei? «Mi valorizza, non mi ingabbia. In campo ho bisogno di libertà, l'allenatore ha capito e anche se ho cambiato diversi ruoli sono sempre state rispettate le mie caratteristiche». Scudetto o Champions? «Nella mia testa c'è la Coppa. Sono venuto alla Juve con l'idea fissa di giocare una finale europea. Questo secondo turno si può passare, anzi, è obbligatorio riuscirci. I nostri sforzi devono essere rivolti all'obiettivo finale. Voglio ritornare a Manchester, dobbiamo isolarci da tutto per due mesi». Sabato sera al Delle Alpi è successo di tutto. Un rimedio per evitare che il calcio sia sempre più ostaggio dei teppisti? «Un altro brutto episodio. Ho un amico che tifa perii Toro, ho ricevuto la sua telefonata sabato sera mentre tornavamo da Piacenza. Mi ha detto che la partita era stata sospesa. Una pazzia. Credo che la strada da seguire sia quella inglese: arresto immediato per tutti. Ormai non si può più essere tolleranti». Se siamo a questo punto dì chi sono le colpe? «Galliani parla anche di responsabilità dei media. E' vero, l'Italia ama in maniera particolare le polemiche, ma a me non danno fastidio le chiacchiere attorno al pallone e non credo che influenzino più di tanto gli ultras. Si devono inasprire le pene contro chi trasforma lo stadio in un campo di battaglia». Anche ì calciatori stanno provando a decretare la rovina del calcio. Stipendi troppo alti uguale bilanci in rosso. «Possiamo contribuire a evitare il fallimento ridimensionando le richieste economiche. Esagerano i tifosi, ma esagerano anche i giocatori». Pavel Nedved è al secondo anno con la Juventus. Il centrocampista finora ha segnato 5 gol in campionato e 3 in Coppa «Contro i teppisti l'unica strada è quella inglese: arresto immediato per tutti»

Persone citate: Del Piero, Galliani, Lippi, Nedved, Pavel Nedved

Luoghi citati: Italia, Manchester, Piacenza, Praga, Torino