Valanghe mai più killer Il computer le prevede

Valanghe mai più killer Il computer le prevede NUOVE SCOPERTE AL CENTRO DI DAVOS, IN SVIZZERA Valanghe mai più killer Il computer le prevede Una sonda analizza la neve e un software studia l'evoluzione degli strati «La causa scatenante è l'effetto brina, che provoca l'improvviso collasso dei diversi livelli. Ma le dinamiche dei cristalli restano ancora misteriose» Gabriele Beccaria La valanga si ingannerà così: in cima alla pista, si inseriranno le coordinate nel Gps portatile e in alcuni secondi un computer le digerirà, elaborandole insieme con la massa critica di tante varianti continuamente aggiornate, rimandando sul display il verdetto di vita e di morte o, per dirla con gergo soft, l'wanalisi del rischio». Sciata tranquilla, a rischio moderato, sciata molto pericolosa, da evitare assolutamente. Con una precisione straordinaria del 95nZo. E la valanga smetterà di fare notizia, di essere associata allo sgradevole termine «killer». E non ci saranno più scuse per imprudenti e distratti. Il mostro di neve e ghiaccio sarà domato. Definitivamente. Tra quanto tempo? Nessuno come lo scienziato americano Bob Brown è riuscito a dare l'idea della difficoltà di stabilire un termine: «Pensavo che la scienza dei razzi costituisse la sfida più formidabile per un fisico. Da un po' mi sono reso conto che la scienza della neve è enormemente più complessa». Se si arriverà a quel 950Zo, lo si dovrà all'ingegnere svizzero Walter Ammann, 53enne direttore dell'Istituto per la ricerca sulla neve e le valanghe a Davos, universalmente noto come Slf e considerato il centro top del mondo. In attesa del responso su display sta mettendo a punto un altro dispositivo portatile e un software da supercomputer, l'uno e l'altro non plus ultra in fatto di previsioni del disastro. La sonda è una «carota» telescopica zeppa di sensori che riesce a trapanare due metri di neve in alcuni minuti e per ogni centimetro legge ossessi¬ vamente le condizioni della neve, parametro per parametro. «Peccato - spiegano all'Slf - che ancora non sappiamo dedurne con la precisione che vorremmo il grado di pericolosità, potenziale e reale». Ed è per questo che è stato inventato Snowpack, un programma in continua evoluzione (la prossima generazione è già stata ribattezzata NewMix) che simula la gestazione e il deflagrare di una valanga attraverso i cambiamenti degli strati di neve e di ghiaccio, sia invisibili che catastrofici. Ricavarne un modello dinamico significa riprodurre il rincorrersi di fasi come la condensazione, la cristallizzazione e la ricristallizzazione, oltre ai micromovimenti delle particelle d'acqua e alle macroinfluenze esercitate dagli sbalzi di temperatura e dai venti, fino al distacco traumatico tra livelli diversi e al collasso finale, quando un oceano bianco precipita a valle e sottolineano i ricercatori - «in pochi secondi si spalanca un cratere delle dimensioni di una grande piazza». Se quella instabUe massa assomiglia a un organismo, Snowpack è pensato per individuare la malattia, in questo caso la formazione dei sottili eppure infidi strati di brina prodotti dalla violenta alternanza sempre più frequente nell'era del riscaldamento globale - tra gelate notturne e giornate tiepide. «Sono quegli strati la vera e propria bomba a tempo», dicono all'Slf. Nei laboratori di Davos spiegano che la neve adagiata su pendenze superiori ai 35 gradi ha la stessa stabilità di un autocarro tenuto fermo da una serie di sottili corde su una distesa di palle da bowling. Basta uno strap¬ po perché si scateni lo «scenario da incubo». In questo caso è il passaggio di uno sciatore, un salto termico oppure proprio il tremendo effetto brina, scoperto da Ammann. Dalla superficie emi;ra in profondità e può far saltare a fragile architettura complessiva, spezzando gli ancora misteriosi legami che tengono incollati i cristalli. D'improvviso una parte del manto nevoso scivola e trascina velocissimamente con sé le parti sottostanti. Descrivere al millisecondo questo processo per poi poterlo prevedere e salvare vite umane è il chiodo fisso dell'Slf: conoscia- mo meglio le dinamiche di uragani, roghi e inondazioni. Ecco perché nella Vallèe de la Sionne è stata realizzata ima «pista» dotata di radar e cosparsa di sensori. Minicariche scatenano valanghe anche da 500 mila metri cubi di neve, il volume equivalente a quello di un palazzo di 25 piani. E per lo stesso motivo nella galleria del vento accanto ai laboratori di Davos ci si sforza di decifrare i movimenti e le stupefacenti metamorfosi dei fiocchi. A volte uno viene osservato fino a 30 giorni di seguito. Lo si affetta, lo si fotografa, lo si congela in un acido, lo si riproduce in tre dimensioni al computer. «L'ultimo segreto delie valanghe, quello decisivo, è racchiuso sicuramente lì, nelle leggi bizzarre che governano gli equilibri dell'infinitamente piccolo». Una valanga prodotta artificialmente dal centro di Davos

Persone citate: Ammann, Bob Brown, Gabriele Beccaria, Walter Ammann

Luoghi citati: Davos