Ore 8, lezione di parolacce (in francese) di Massimiliano Peggio

Ore 8, lezione di parolacce (in francese) POLEMICA A TROFARELLO PER IL DISPENSARIO DISTRIBUITO ALLA LEOPARDI Ore 8, lezione di parolacce (in francese) Scuola media «prepara» gli alunni a ricevere i coetanei d'Oltralpe Massimiliano Peggio TROFARELLO «Bonjour couillonl». «Bienvenue tete de coni». Ecco il bon ton lingustico senza frontiere per un perfetto gemellaggio culturale tra Italia e Francia. Chi ha detto che condividere amicizie, interessi culturali o rappor-. ti economici con paesi stranieri non possa nascondere insidie pericolose? Se gli ospiti gemellati, tanto simpatici e cordiali, ci insultano nella loro madre lingua come dobbiamo comportarci? Subire senza replicare? Incassare e stare zitti? Macché. Con un po' di studio, possiamo rispondere a tono con parolacce in lingua originale. Così, ima professoressa delle scuola media «Leopardi» di Trofarello, città gemellata da circa 15 anni con la cittadina francese di Le Teil, ha distribuito agli alunni della terza un dispensario di parolacce in madre lingua. Et voilà, ecco serviti gli insulti più comuni. Non mi far girare i co....ni: «Ne me casse pas les pieds». Testa di c.o: «Tete de con». Fatti i c...i tuoi: «Occupetoidetesfesses». Una sorta di educazione propedeutica per «affrontare» il soggiorno dei cugini francesi, in questi giorni ospiti nelle famiglie di Trofarello. Evviva il gemellaggio liguistico: quando i ragazzini della scuola «Leopardi» saranno a loro volta accolti nelle case d'oltralpe, potranno replicare alle offese. Patti chiari e amicizia lunga. Alcuni genitori però hanno storto il naso, sollevando qualche dubbio sull'utilità della lezione. «Davvero una professoressa ha insegnato in classe le parolacce? Non mi sembra un buon esempio di educazione», commentavano ieri alcune mamme di fronte ai cancelli della scuola. «Nessuno finora ammette Bruno Bonaudi, presi¬ dente del consiglio di istituto -, ha presentato lamentele ufficiali agli organi istituzionah, tuttavia i malumori per l'iniziativa ci sono, è ovvio. Di certo ne discuteremo nella prossima riunione con i responsabili delle scuola e con gli altri genitori». E aggiunge con un pizzico di ironia: «A dire il vero i ragazzi di oggi ne avrebbero di cose da insegnare ai professori in materia di parolacce, ma decidere di insegnarle in classe è un'altra cosa. Penso comunque che sarebbe stato meglio informare i genitori e prendere accordi con il consiglio di istituto prima di lanciarsi in un'iniziativa del genere». La professoressa che ha preparato il dispensario. Albina Ghiringhello, insegnante con fama di «tosta» e brava linguista, preferisce non parlare. «Per quanto mi riguarda non faccio commenti, né a favore né contro. Ognuno è libero di insegnare come meglio crede», dice un po' imbarazzato il preside Cesare Gastaldi, allungando una copia del foglio contenente l'elenco degli insulti. Un'idea a dir poco stravagante, non crede? «Si fa presto a dire parolacce: oggi basta guardare la televisione per sentire insulti di gran lunga peggiori di quelli riportati dalla collega. Questa storia è tutta una sciocchezza, alimentata da voci e commenti di paese. In realtà nessun genitore è venuto nel mio ufficio a lamentarsi», dice. E poi sentenzia: «Adesso se ha finito con l'intervista può anche andare, grazie. Scusi, ma devo continuare a lavorare». Je me foutre le camp! L'uscita di scuola alla «Leopardi): di Trofarello

Persone citate: Bonjour, Bruno Bonaudi, Cesare Gastaldi, Ghiringhello

Luoghi citati: Francia, Italia, Trofarello