Dixit, il pittore della Sicilia antica

Dixit, il pittore della Sicilia antica E' MORTO IERI A PALERMO ALL'ETÀ' DI 94 ANNI Dixit, il pittore della Sicilia antica Marco Vallerà Michele Dixit in E' ' morto ieri a Palermo, all'età di ' 94 anni. Michele Dixit. Fu una bella sorpresa scoprire in lui, nel maggio del 2002, a Palazzo Ziino e nel contesto di mastre più ufficiali e prevedibili, dedicate a Guttuso e a De Pisis, un pittore curioso ed appartato, che se ancora molto conosciuto e riverito nell'ambito dell'Accademia locale, si era rivelato invece pressoché uno sconosciuto per la storia dell'arte del Novecento. Uno dei tanti felici «minori», che Antonello Trombadori, parlando proprio dei suoi antenati artisti siciliani, inseriva in quell'universo «non organizzato, disperso, frammentario e disordinato, e diciamo pure avvilito, in cui l'eclettismo fu talvolta persino venato di passatismo, ma di speciale qualità». Eppure, anche se era stato allievo dell'eclettico per eccellenza Ettore De Maria Bergler, che gli aveva lasciato in dote il mitico cavalletto scolpito dai Ducrot, e figlio di un decoratore alla moda della Palermo liberty al tempo dei Florio (che voleva fare di lui un capitano di lungo corso) ed anche se respirava il clima fiorito ed art nouveau dei Gregorietti, l'austero Dixit si ribellò sempre al gusto dell'ornamentalismo d'epoca. E privilegiò una visione più morale e metafisica della pittura dell'umile quotidiano. Un artista come astratto dalle temperie della modernità, un isolato che si era ribellato alle dittature degli «ismi» e che non aveva voluto seguire l'esempio di altri pittori a lui vicini, per età o per educazione, più che per temperamento. Coloro che avevano deciso di «partire»: come i protagonisti del cosiddetto Gruppo dei Quattro, Guttuso appunto, o Nino Franchina, o la Lia Pasqualino noto, che avrebbero portato la loro sicilianità infuocata, a Roma, ove si etano trasferiti, oppure alla Galleria milanese del Milione, addirittura nel'34. Michele Dixit, con questo suo cognome impegnativo (si chiamava in realtà, ancora più complessamente, Dixitdomino, un nome da trovatello, un autoritratto che aveva poi contratto per firmare le sue opere) è invece il classico stanziale che decide di rimanere. E così, in fondo, è anche la sua poetica, ripetuta e variata, quasi ossessiva. Infatti, nonostante il grande vate del Corriere dellaSera, Ugo Ojetti, lo avesse salutato come il «miglior paesista siciliano» lui privilegerà poi la scabra e crepuscolare poesia degli intemi modesti ma nobili di sentimenti, il lirismo sussurrato ma geometricamente esatto degli affetti di famiglia, la tensione bassa della cara, affabile polvere di casa, trasformata in solenne polverina metafisica. Il problema è che Dixit, pur essendo stato allievo e sodale di uno dei più ferventi ammiratore di Marinetti e grande ispiratore del futurismo isolano, come Pippo Rizzo, non sembra aver subito mai i venti delle avanguardie. Il «ritomo all'ordine» è per lui non una risacca di tipo tecnico-storico, ma una caratteristica del suo temperamento schivo e sommesso: lui vive di ordine, anche pittorico. Indubbiamente l'atmosfera che Dixit continuò a perseguire è quella del realismo magico Anni Venti, senza però troppa magia e senza alcun mistero. La voluta ridigezza da maschera del Fayum dei suoi ritratti ricorda certo Oppo, o le maschere trasognate di Broglio, il pittore-teorico di Novecento. Ed anche certi artisti della Nuova Oggettività tedesca, ma senza la loro amarezza né la cattiveria del tratto. Il grande evento della vita di Dixit fu la discesa di Wildt e di Casorati a Palermo, come severi ispettori, a verificare l'arretratezza dell'isola. Dixit ne fu così colpito, che la sua pittura non mutò più, come folgorata da un incantesimo. E quando la Duchessa di Salaparuta andò a visionare il ritratto che il giovane pittore aveva dedicato alla figlia, Topazia Agliata, fu sconvolta da quella legnosità leggermente funerea. Come un antico stoico, Dixit non disse nemmeno una parola e si limitò a ritagliare la tela, con la figura a formato intero. Ma conservò per sempre il gioiello frigido di que volto, intagliato nel cristallo. Michele Dixit in un autoritratto

Luoghi citati: Palermo, Roma, Salaparuta, Sicilia