Corea del Sud, massacro nella metropolitana di Francesco Sisci

Corea del Sud, massacro nella metropolitana A DAEGU: MOLOTOV IN UN VAGONE, IL ROGO SI E' IMMEDIATAMENTE PROPAGATO A DUE CONVOGLI Corea del Sud, massacro nella metropolitana Folle dà fuoco a un vagone: oltre 200 morti Francesco Sisci PECHINO Colonne dì fumo nero e denso sono uscite dal ventre della terra, dai tombini, dai pozzetti di areazione. Ogni condotta che avrebbe dovuto tirare aria dentro al metrò soffiava invece verso il cielo veleno e fuliggine. Daegu, terza città della Corea del Sud, 2 milioni e mezzo di abitanti, ieri, dopo che un folle aveva dato fuoco a una bottiglia di benzina nella ferrovia sotterranea, ha vissuto una tragedia spaventosa. Il bilancio è ancora provvisorio: fonti dei soccorritori, citate dall'agenzia di stampa sudcoreana «Yonhap» e da reti televisive, tracciano un quadro apocalittico: non meno di 233 tra morti e dispersi, e centinaia di feriti. Secondo le prime ricostruzioni, l'attentatore - che si è salvato ed è ricoverato per le ustioni in un ospedale - è un uomo di 54 anni, con una storia di malattie mentali, che ha gettato nel vagone di un convoglio fermo a una stazione un contenitore di plastica pieno di liquido infiammabile, forse benzina. L'uomo con un accendino stava tentando di dar fuoco all'ordigno quando un anziano signore è intervenuto cercando di bloccarlo e gridando aiuto. In quel momento sono arrivati altri passeggeri che hanno provato a fermare l'incendiario, ma senza fortuna. Il fuoco in brevissimo tempo si è propagato dal vagone a tutto il convoglio e ad un secondo treno che stava arrivando nella direzione opposta al primo. Le fiamme hanno divorato rapidamente la plastica e i materiali sintetici dei sedili e dei pavimenti dei vagoni le cui porte sono rimaste chiuse bloccando in una trappola micidiale decine di persone. Il fumo acre, vischioso, ha riempito la tromba delle scale uccidendo per asfissia molti passeggeri e rendendo difficile l'opera dei soccorritori. Duemila vigili del fuoco dotati di maschere e bombole di ossigeno si sono «immersi» nella nuvola nera venti metri sotto terra per tentare di portare soccorso alle vittime. Ma hanno potuto fare poco. Portare all'esterno i corpi degli svenuti e degli uccisi dal fumo che giacevano sulle scale, e poi quelli morti sui marciapiedi della metropohtana e infine i resti di quelli arsi vivi dalle fiamme dentro i vagoni. Intanto sulla strada il traffico si bloccava, l'asfalto di riempiva di ambulanze, mentre la polizia tentava di tenere lontano i parenti delle vittime, molti straziati dalle richieste di aiuto che avevano ricevuto con i telefonini. Uno dei soccorritori ha detto: «Ci sono cadaveri dei quali restano solo cenere e ossa. Come faremo a contarli?». «È stato orribile ha raccontato un testimone - era tutto nero. Otto ore dopo l'incendio il calore era ancora insopportabile». Una signora disperata pensando alla figlia ha detto a sua volta: «Mi ha chiamato per chiedere aiuto, diceva che c'era un incendio e che non riusciva ad uscire perché le porte erano bloccate: le ho detto di rompere i vetri, di scappare, ma poi non ho sentito più nulla». La televisione coreana ha mostrato l'attentatore con il viso corrucciato e le mani ustionate, mentre era steso su un lettino vestito solo con un camice. Faceva il camionista, dicono ora i mezzi di informazione coreani, e ièri mattina, uscendo di casa aveva detto che avrebbe dato fuoco a un ospedale dove era stato ricoverato nei mesi scorsi, subendo danni gravi da una cura sbagliata. Il Paese oggi è scioccato per l'enormità della tragedia. Nel 1995 a Daegu un'esplosione alle tubature di gas aveva ucciso 101 persone. U più grave incidente in una metropolitana è avvenuto a Baku, in Azerbaigian, il 28 ottobre 1995: a causa di un incendio sprigionatosi per un corto circuito in ima carrozza del metro, erano morti 287 passeggeri, tra cui 28 bambini, e tre soccorritori, quasi tutti per asfissia. Il fumo velenoso ha riempito la tromba delle scale uccidendo per asfissia molti dei passeggeri che fuggivano La madre di una vittima: «Mi ha chiamata sul cellulare e mi ha detto "mamma qui brucia tutto eie porte sono chiuse"» Spesse volute di fumo si levano dalla stazione della metropolitana a Daegu dove oltre duecento persone sono morte ieri

Luoghi citati: Azerbaigian, Baku, Corea Del Sud, Daegu, Pechino