I sei spettri dei generali americani di M. Me
I sei spettri dei generali americani UN DOCUMENTO ELENCAGLI SCENARI DA CATASTROFE IN CASO DI CONFLITTO I sei spettri dei generali americani dal corrispondente da NEW YORK I generah del Pentagono tornano ad avanzare i loro dubbi sulla guena. La prima volta in cui si fecero avanti fu lo scorso autunno: durante le audizioni di fronte al Congresso sull'Iraq furono gli ex a pronunciarsi contro l'intervento, con in prima fila Norman SchwarTkopf, già comandante di «Desert Storm», e Anthony Zinni, già a capo delle forze Usa nell'area del Golfo. Allora a Washington si mormorava che «i pensionati hanno parlato per conto di chi è in servizio e non può farlo». Adesso sono i generah in carica a far emergere in prima persona i loro dubbi. Un documento di 4-5 pagine secondo un'indiscrezione del «New York Times» - è arrivato sulla scrivania del Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, elencando tutti i rischi. Saddam usa le armi chimiche. Sul fatto che il Raiss le possieda nessuno ha dubbi, ma potrebbe davvero usarle, infliggendo pesanti perdite militari o massacrando i propri civili «per addossare a noi la responsabilità». In entrambi i casi gli'Stati Uniti si troverebbero di fronte a una sollevazione del movimento anti- guerra in Occidente, come ai tempi del Vietnam. L'incendio dei pozzi I satelliti hanno visto i miUtari iracheni accumulare ingenti quantitativi di esplosivo nel Sud del Paese. Lo scenario è quello dell'incendio dei giacimenti petroliferi di Bassora, come avvenne in Kuwait nel 1991. I prezzi del greggio avrebbero un'impennata e il tentativo dì evitare gravi conseguenze per l'economia mondiale fallirebbe. Guerra lunga. Rumsfeld dice che il conflitto si concluderà «in settimane o giorni», ma ì generah dubitano, paventando lo scenario di una prolungata resistenza irachena grazie al sostegno dei civili: «Quando entreremo a Baghdad potrebbero accoglierci applaudendo ma anche a fucilate, non sapremo cosa avverrà fino a quando non saremo arrivati». L'idea di una presenza prolungata in una città teatro di resistenza strada per strada implica il rischio dì sanguinose battaglie quotidiane come quella avvenuta a Mogadiscio, in Somalia, e raccontata dal recente film «Black HawkDown». Il pantano. Nel caso in cui Sad¬ dam scegliesse l'esilio o vi fosse un colpo dì Stato alcuni dei consiglieri di Rumsfeld avvertono il pericolo dì «una transizione fangosa» senza l'immediata affermazione di una nuova leadership, oppure con l'arrivo al potere di un fedelissimo dì Saddam Hussein. In entrambi i casi le truppe americane dispiegate lungo i confini potrebbero essere obbligate a entrare per tentare dì gestire «U pantano» in una missione immitata. Il caos, Saddam viene rovesciato o se ne va ma inizia una guena civile fra differenti etnìe o fazioni da far impallidire quanto avvenuto in Afghanistan. Il tutto complicato dalla necessità da parte delle truppe Usa dì trovare e neutralizzare in gran fretta le armi di distruzione di massa, per evitare che cadano in mano ad una delle fazioni. Il secondo fronte. E' lo scenario ritenuto più verosimile dall'intelligence: Al Qaeda mette a segno clamorosi attentati terroristici o la Corea del Nord sfrutta la guena per un blitz militare contro il Sud. Gh Stati Uniti si troverebbero a combattere su più fronti per la prima volta dal 1945. [m. me]
Persone citate: Anthony Zinni, Donald Rumsfeld, Norman Schwartkopf, Rumsfeld, Saddam Hussein, Storm
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