QUENEAU Gira, gira, inventa, inventa ogni romanzo è un'Odissea

QUENEAU Gira, gira, inventa, inventa ogni romanzo è un'Odissea CENT'ANNI FA NASCEVA L'AUTORE DI «ZAZIE NEL METRÒ». IN UN'INTERVISTA INEDITA SPIEGA CHE LETTERATURA OCCIDENTALE HA UN SOLO PADRE: OMERO QUENEAU Gira, gira, inventa, inventa ogni romanzo è un'Odissea Georges Charbonnier UNA volta lei mi ha detto che in letteratura esistono due grandi correnti, e che in sostanza, se ho capito bene, la gran parte dei, romanzi si può ricondurre ò all'Iliade o all'Odissea. «Penso' davvero che siano questi i due poli dell'attività narrativa d'Occidente a partire dalla sua creazione, a partire cioè da Omero, e che ogni opera d'invenzione si possa far risalire con una certa facilità all'Iliade o all'Odissea». Secondo lei quand'è che abbiamo un'Iliade, e quando invece un'Odissea? «Prima di tutto le due opere hanno un aspetto in comune, cioè vi ritroviamo suppergiù tutte quante le tecniche del romanzo. Non mi pare che in seguito ne siano state scoperte molte. L'Iliade è già un'opera estremamente colta, con un argomento sagacemente circoscritto; come sappiamo, è la storia dell'ira di Achille, un fatto assai individuale quindi, ma collocato entro un contesto storico-mitologico vastissimo. Un incidente proietta in qualche modo un po' di luce sull'ambiente storico che lo circonda, e viceversa; ma è l'incidente che fa la storia - dico la storia raccontata, perché il resto contribuisce unicamente alla suspense e allo sviluppo della storia stessa, quella senza la esse maiuscola. Ci sono parecchi romanzi che prendono dei personaggi circoscritti, precisi, con le loro storie d'interesse talvolta mediocre, e li collocano in un contesto storico che in qualche caso è notevole, ma che alla fin fine resta secondario. La Certosa di Parma e Guerra e pace sono romanzi del tipo-Iliade, e non perché raccontino battaglie come fa Omero (conta anche questo, certo), ma perché la cosa importante sono i personaggi lanciati nella storia, e le interazioni tra que^sti personaggi e la storia; per esempio, anche l'opera di Proust è un'Iliade. Le battaglie si svolgono nei salotti, ma sono battaglie vere, e il nocciolo è la personalità dell'io narrante e delle persone che gli stanno a cuore. Dal lato opposto troviamo l'Odissea. Certo, l'Odissea è ancora, e di gran lunga, più personale; è la storia di un individuo che, attraversando le esperienze più diverse, acquisisce una personalità o piuttosto impone e ritrova la propria, come per l'appunto Ul sse che noi incontriamo identico, più Inesperienza", al termine della sua Odissea. E qui, lei capisce, gli esempi sono numerosissimi: Don Chisciotte, Moby Dick, l'Ulisse naturalmente; ma direi che in questa famiglia anche un'opera come Bouvard e Pécu- chet di Flaubert ci sta a pennello. La vicenda di Bouvard e Pècuchet è un'Odissea attraverso le scienze, le lettere e le arti, e i due si ritroveranno perfettamente uguali a com'erano al principio del romanzo, dato che la conclusione del libro è che si rimettono a fare i copisti, così come Ulisse si rimette a fare il re della sua isoletta. Anche Rabelais è un'Odissea; e Il rosso e il nero è un'Odissea, così come la Certosa mi sembra un'Iliade». E Diderot? «Jacques il fataUsta»? «Ancbe Jacques il fatalista è un'Odissea. Comincio a chiedermi se tra i grandi romanzi non ci siano più Odissee che Iliadi». Stavo per chiederglielo io: non è che ci sono più Odissee che Iliadi? «L'opera di Zola è un'Iliade. Anche quello è un esempio di storia incentrata su personaggi a volte di scarsissimo interesse, ma con un grande affresco, una grande effervescenza storica alle spalle». Come potremmo classificare certe memorie che si avvicinano moltissimo al romanzo, le Confessioni di Rousseau per esempio? «Ah! Tutte le confessioni sono Odissee. Il Wilhelm Meister è un'Odissea; ogni narrazione autobiografica è un'Odissea; ogni vita è un'Odissea». Insomma, la letteratura sarebbe vincolata a questi due filoni: o costruisci un' Iliade o costruisci un'Odissea. «Fino all'inizio del XX secolo è facilissimo classificare le opere di finzione nell'una o nell'altra categoria. Ma forse la completa presa di coscienza del nostro dipendere da Omero e dall' epopea greca, alla quale Joyce perviene nell'Ulisse, ecco, forse questa consapevolezza ha dissolto la potestà omerica sull'intera letteratura occidentale; e in effetti, da allora in avanti, ci siamo un po' allontanati da questa figura bifronte: o continuare a piazzare l'uomo, il personaggio, negli eventi storici, o trasformare la propria stessa esistenza in evento storico. Potremmo dire che nel passato raccontare significava col¬ locare personaggi inventati in una storia vera, e questa è l'Iliade, o nel presentarci la storia di un individuo come se avesse unr. valenza storica generale, e questa è l'Odissea. Ma dopo l'atto di magia che è riuscito a Joyce con Ulisse, può darsi che ce ne tireremo fuori [...J». Più in generale, lei mi sta dicendo che l'Iliade e l'Odissea corrispondono a due prese di coscienza, a due sistemi per imparare le cose, a due modi di pensarle? «Sì. Nella prima immaginiamo di dare importanza alla storia, ma è l'individuo che c'interessa, mentre nella seconda è l'individuo che c'interessa, ma vogha¬ mo daigli un'importanza storica. In realtà è sempre lo stesso punto di vista, cioè il punto di vista del romanziere, il punto di vista di chi crea racconti. Ed è il personaggio che gli sta a cuore. A volte vuole convincere il lettore che la storia che sta raccontando è importante quanto la storia universale, altre volte pensa che riuscirà a rendere interessante la sua storia infilandola nella storia universale, Già, perché la storia di Achille si potrebbe svolgere ovunque: il signore onnipotente che arriva e ti toghe la schiava preferita... ma questo potrebbe capitare in un contesto storico diversissimo dalla Guerra di Troia. Solo che poi, chiaramente, sarà il genio dell' autore a convincere il lettore che le cose non potevano andare altrimenti, che stanno così e basta». E la verità sarebbe una via di mezzo tra le due alternative? «O una via di mezzo o ima via di fuga». (A cura di Domenico Scarpa) Il 21 febbraio 1903 nasceva Raymond Queneau. Il centenario sarà ricordato con manifestazioni nelle Librerie Feltrinelli, mentre Einaudi ripubblica Figli del timo e Piccola cosmogonia. Pubblichiamo un'intervista che fa parte di dodici conversazioni andate in onda nel 1962 su Radio France III e raccolte nel volume, mai ristampato né tradotto, Entretiens avec Georges Charbonnier (Gallimard). «Però l'opera di Proust è un'Iliade Le battaglie si svolgono nei salotti ma Sonò battaglie vere Bòùvard e Pècuchet ricordano Ulisse L'eroe dopo le sue avventure torna a fare il re: i due dopo le scienze e le arti tornano a fare i copisti» ta o i, a. ni el es è un'Iliade o nei salotti e cordano Ulisse enture dopo le scienze i copisti» l e rti, aal to è ti, «L'opera di Zola è un'Iliade. Anche quello è un esempio di storia incentrata su personaggi a volte di scarsissimo interesse, ma con un grande affresco, una grande effervescenza storica alle spalle». Come potremmo classificare certe memorie che si di finzione nell'una o nell'altra categoria. Ma forse la completa presa di coscienza del nostro dipenlocare personaggi inventati in una storia vera, e questa è l'Iliade, o nel presentarci la storia di un individuo come se avesse unr. valenza storica generale, mo daigli un'importanza storica. In realtà è sempre lo stesso punto di vista, cioè il punto di vista del romanziere, il punto di vista di chi crea racconti. Ed è il personaggio che gli sta a cuore. A volte vuole convincere il lettore che la storia che sta raccontando è importante quanto la storia universale, altre volte pensa che riuscirà a rendere interessante la sua storia infilandola nella storia universale, Già, perché la storia di Achille si potrebbe svolgere ovunque: il signore onnipotente che arriva e ti toghe la Novanmiliardi meDomenico SDUNQUcentenavare così allle, dato che testo più faml'esecuzionegnificante «alterco su unUtiganti nottardi) per 99stili diversibro più spaVentesimo sve più x, dosono anQuennasHadia lmatemun rarosta; aderlitiga prestpoi un ridsatirico sul primo librouna emanascorso sul mneau saprdivertire cgravi. Durantesciandola mstoria univte intuizionlo strutturdelle popoldopoguerratico dei suoza» [Pierrotfuga; Le dogià diventare Gallimarla prestigioPlèiade. Lagran parte h aveva trateriali per uscienze inesotto formafigli del limtà si moltipanche i te