Armiliato&Dessì, amore ai tempi dello «Chenier»

Armiliato&Dessì, amore ai tempi dello «Chenier» TORINO, DOMANI AL TEATRO REGIO IL DRAMMA DI GIORDANO. SUL PODIO PAOLO OLMI, REGISTA STEFANUTTI Armiliato&Dessì, amore ai tempi dello «Chenier» Lui: «E' il personaggio che amo di più. Ho aspettato e studiato per farlo e ora sono soddisfatto: il tempo è amico dei cantanti» Lei: «E un'opera rara, dunque i confronti sono lontani e difficili» Armando Caruso TORINO «Un dì all'azzurro spazio...». E' 1'«Improvviso» dell'Andrea Chénier, opera di «presunto Verismo» di Umberto Giordano, domani al Teatro Regio. E' la sintesi più felice e convincente dell'invettiva politica contro l'alta borghesia lanciata dal poeta Chénier, realmente esistito e ghigliottinato dal Direttorio della Rivoluzione Francese, ma anche una delle più fulminanti dichiarazioni d'amore fatte ad una fanciulla appena conosciuta: la contessa Maddalena di Coigny. Ed è anche uno dei cavalh di battaglia di grandi tenori, che nella seconda metà del XX secolo avevano nomi illustri: Mario Del Monaco, Franco Gorelli, Placido Domingo. «Andrea Chéniera - taluni ne sono convinti - è opera verista; mentre secondo altre valutazioni più moderne, è opera da ascrivere alla tradizione romantica di fine Ottocento. Comunque la si consideri, è opera tracciata nel solco della tradizione melodrammatica: arie grandiose chiuse, duetti che esaltano i valori etici e pohtici, immensa voglia di amore che anima i protagonisti. Un'opera costellata anche da personaggi minori, ma non meno storicamente illustri: Dumas, Robespierre, Fouquier-Tinville. Il libretto, scritto da Luigi Illica, l'ttaltro» famoso collaboratore di Puccini, punta tutto sull'amore fra tenore e soprano e la rivalità con baritono. Un triangolo classico. Fabio Armiliato, genovese, è oggi il miglior Cheniér in attività, il tenore che dà sicurezza ad ogni direttore d'orchestra; Daniela Dessi è Maddalena di Coigny: genovese, anch'essa, compagna di scena e nella vita di Armiliato, artista di grande caratura vocale e inteipretativa; Carlo Gerard, prò console della Rivoluzione è il baritono Juan Pons, eccellente cantante-attore. Sul podio ci sarà Paolo Olmi, musicista che soprattutto all'estero porta alto il vessillo della lirica itahana e della sinfonica europea; la regia è affidata a Ivan Stefanutti; il Coro e l'orchestra sono del Teatro Regio, garanzia di alla qualità. Armiliato, il suo Chénier, oggi.. «E' l'opera che amo di più. L'ho ascoltata per la prima volta quando avevo 8 anni al "Carlo Felice" di Genova. Mario Del Monaco in scena non lo dimenticherò più. Ma ho studiato con Franco Gorelli ed ho compreso chi fossero i veri Chénier. Il poeta e l'ex soldato esprimono sentimenti diversi ma egualmente forti. Ho atteso la maturità prima di affrontare l'opera e la prudenza mi ha aiutato: ho debuttato in Chénier a Pittsburg e Baltimora nel '98 e a Nizza con Daniela ed è stata un'esperienza unica. Il tempo è amico dei cantanti se viene usato bene. Con Daniela c'è un'intesa vocale, artistica e umana che mi rende felice. Chénier e Maddalena dopo le prime schermaghe uniscono i loro ideali e alla fine anche il loro tragico destino». La regia di Stefanutti è garanzia di aderenza alla musica? «Assolutamente sì. Il rispetto della partitura ci aiuta ad affrontare l'opera in tutta la sua complessità». Signora Dessi, la sua Maddalena? «E' una ragazza nobile, inesperta, che gli eventi pohtici e umani maturano, rendono consapevole delle scelte che la vita le impone. L'amore per il poeta Chénier è frutto di affinità elettive, di cui nulla sapeva, ma che nascono spontanee. Ho già cantato nel ruolo di Maddalena, a Zurigo, a Nizza con Fabio, a New York, lo rifarò a Venezia e Bologna». Olmi, Verismo o Romanticismo? «Chénier è stata "tacciata" d'essere verista. E' un'affermazione gratuita. L'armonia è fra le più classiche e studiando la partitura ci si rende conto che certe dissonanze, certi "rumori", gli spari dei fucili sembrano esser aggiunti a posteriori, quasi le si volesse dare quel senso di sperimentazione, che nella realtà non c'è». Lo stile di Giordano è comunque spontaneo...» «Sicuramente, anche se in Chénier trovareil giusto equilibrio è sempre difficile, perché è opera che si dà raramente e quindi ha confronti lontani nel tempo». Che sorprese ci riserva in futuro? «Una "Turandot" sotto forma di concerto che spero di portare anche in Italia, in collaborazione con un'importante accademia europea. Vi parteciperanno giovani cantanti di diverse nazioni. Con un'orchestra giovanile intemazionale preparerò poi le 4 sinfonie di Brahms. Quella didattica dovrebbe essere un'attività doverosa per ogni musicista. A me dà grandi soddisfazioni». Fabio Armiliato e Daniela Dessi