Ora il biotech crede al successo anche sui listini

Ora il biotech crede al successo anche sui listini CELLULE STAMINALI Ora il biotech crede al successo anche sui listini Vittorio Carlini Due scienziati dell'Università del Wisconsin sono riusciti per la prima volta, attraverso una manipolazione molecolare, ad annientare il gene di una malattia in cellule staminali di embrione umano. Un esperimento che apre la strada alla costruzione di una «cellula universale», trapiantabile in tutti i pazienti, senza rigetto, e capace di curare un'infinità di malattie: dal morbo di Parkinson, al diabete fino alle lesioni spinali. L'enorme importanza dell'esperimento sul fronte della ricerca non ha, però, uguale riscontro sul piano della ricaduta economica. «Si tratta di un settore - spiega Paolo Barbanti, esperto di Pharma&Biotech - dalle enormi potenziahtà, Ma, pur essendo sulla buona strada, sipmo ancora lontani dal poter parlare della produzione dì un farmaco e della sua commercializzazione». I numeri di bilancio delle . aziende che operano in questo settore sono lì a confermare questo stato di cose. La StemCells di Palo Alto, per esempio, ha riportato nel terzo trimestre del 2002 una perdita netta di 2,7 milioni di dollari. Un risultato analogo a quello della Neurogen che ha chiuso i primi nove mesi dell'anno scorso con un Eps negativo di 1,08 dollari. E non ha fatto megho la Geron, che ha riportato una perdita netta di 1,09 dollari per azione. «Sono numeri che non devono stupire più di tanto spiega Barbanti -. Le società che operano nel settore, infatti, sono spesso piccole aziende, quotate da poco tempo, e che devono affrontare spese molto forti per la ricerca e sviluppo». Ciò non significa, però, che le big-pharma rimangano completamente «fuori dal giro». La Novartis, per esempio, ha realizzato una jointventure, del valore di 10 milioni di dollari, con la Bio Transplant, azienda americana che opera anche nel settore delle cellule staminali. In generale questa frontiera della biotecnologia non sembra essere ancora matura per trasformarsi in un business redditizio. Non così è, invece, per altri settori del biotech. Messo alle spalle un anno difficile sembra arrivato il momento della rimonta. Secondo una recente ricerca di BBBiotech, holding svizzera specializzata negli investimenti in aziende biotecnologiche, il comparto dovrebbe godere di discreta salute nel 2003: è previsto un tasso di crescita del 2807o. «Un valore - sottolinea Edwin van der Geest, esperto di BBBiotech - uguale a quello stimato per il rialzo degli utili. Ciò vuol dire che il Peg (media rapporto prezzo-utili) del settore dovrebbe assestarsi a quota imo. Un valore più basso rispetto a quello che caratterizza le grandi aziende farmaceutiche. Le quah hanno un Peg di 1,3». Il che significa che, anche sotto un profilo dell'investimento, le biotech-company sono maggiormente interessanti. Le motivazioni di questa ripresa sono essenzialmente due: da un lato diversi farmaci, che hanno affrontato le fasi di approvazione, stanno arrivando in commercio. Dall'altro la ristrutturazione della Food and Drug AmministratioD, voluta dall'amministrazione Bush, incomincia a dare i suoi frutti: i tempi per l'approvazione dei nuovi prodotti'incominciano a scendere e l'attività di valutazione ha ripreso a muoversi. (Borsa&Finanza]

Persone citate: Barbanti, Bush, Paolo Barbanti, Parkinson, Vittorio Carlini

Luoghi citati: Wisconsin