A Rivoli smobilitano Pavesi e Honeywell di Patrizio Romano

A Rivoli smobilitano Pavesi e Honeywell NELLA CINTURA OVEST SI ACCENTUA LA CRISI OCCUPAZIONALE A Rivoli smobilitano Pavesi e Honeywell La prima azienda ha già lasciato a casa una sessantina di dipendenti mentre la seconda ha deciso di trasferire la produzione in Ungheria Patrizio Romano RIVOLI Cresce la crisi in zona Ovest. A Rivoli, infatti, due aziende, la Pavesi di via Biella, che produce alternatori per auto e motori elettrici per uso civile, e la Honeywell Ugv di via Ferrerò, specializzata nella produzione di valvole elettromagnetiche aer il gas, stanno per chiudere i Dattenti. Cento, circa, i posti a rischio. «Pochi giorni prima di Natale abbiamo saputo che la nostra ditta, entro la fine dell' anno, si trasferirà a Nyiregyaza in Ungheria - spiega dalla Honeywell Massimo Marangoni, rappresentante sindacale della Fiom -. Lì c'è un sito industriale di notevoli dimensioni, dove stanno facendo convergere diversi complessi produttivi sparsi in mezza Europa». E da allora, in via Ferrerò, è scattato il timer del licenzia-' mento. «Il 31 dicembre prossimo in 28 perderemo il posto ammette Marangoni -. Arrabbiati? Non conviene, quando una multinazionale straniera come la nostra ha deciso, qualsiasi azione non avrebbe effetto. Per noi non esiste la possibilità di una trattativa». L'unica è stato trovare un accordo con la proprietà. «Hanno garantito degli incentivi a chi i:esta sino alla fine - spiega il sindacalista -. E poi, hanno detto che cercheranno di ricollocarci nelle ditte fornitrici». Ed è su questa promessa che contano i 28 dipendenti. «Per ora puntiamo ai bonus e ai premi - dice Marangoni -. Poi starà alle possibilità oggettive del mercato e alle capacità singole di ognuno di noi, di ricollocarsi nel mondo del lavoro». Ha già chiuso i cancelli, invece, la Pavesi, lasciando a casa circa 60 operai. La ditta, un tempo leader nella produzione di alternatori e motori elettrici, dall'anno scorso stava attraversando un periodo di crisi. «Dal 26 agosto era scattata la cassaintegrazione per tutti - ricorda Pierpaolo Panni della Fiom-Cigl -. Poi, da un lato il crollo del mercato e dall'altro un forte indebitamento hanno messo in ginocchio questa azienda, responsabile anche -la dirigenza, che non è stata all'altezza». Così dalla cassaintegrazione si pas-. sa, a metà novembre, a parlare di concordato. «E da allora gli operai non prendono lo stipendio» spiega Fauni. Ma anche la strada del concordato finisce in una bolla di sapone. E il 29 gennaio i manager portano i libri contabili in tribunale dichiarando il fallimento: curatore viene nominato Maurizio Gili. «Una situazione tragica dichiara jl sindacalista -, che se la proprietà avesse fatto scelte diverse si poteva evitare». TLT. E' proseguito anche ieri il presidio dei lavoratori della Tlt che protestano contro la decisione aziendale di chiudere lo stabilimento di Leinì. Il sindacato che aveva partecipato anche alla riunione del Consiglio comunale aperto convocato dal sindaco Coral - ha annunciato che ci sarebbe una cordata di imprenditori disponibili a rilevare l'azienda. Dice il segretario della Fiom, Giorgio Airaudo: «Adesso gh enti locali devono impegnarsi per favorire una soluzione che mantenga qui il lavoro e ne impedisca il trasferimento nella Marche». L'emorragia di posti di lavoro nella cintura Ovest ha ormai raggiunto livelli drammatici

Persone citate: Giorgio Airaudo, Marangoni, Massimo Marangoni, Maurizio Gili

Luoghi citati: Europa, Marche, Pavesi, Rivoli, Ungheria