I «gentili» e la solidarietà a Israele di Francesca Paci

I «gentili» e la solidarietà a Israele PRESENTATO A TORINO IL NUOVO LIBRO DI ELENA LOEWENTHAL I «gentili» e la solidarietà a Israele Francesca Paci TORINO Cari gentili, gli ebrei non sono né meglio né peggio degli altri: semplicemente sono. La scrittrice Elena Loewenthal indirizza il suo nuovo saggio al mondo confuso, in bilico tra solidarietà storica alla gente d'Israele e dissociazione dalla politica del governo di Ariel Sharon, che segue con apprensione le notizie dal Medio Oriente. Due palestinesi uccisi dai militari israeliani a Netzarim, l'assassinio del capitano ventiquattrenne Shahar Shmul a Betlemme rivendicato dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Osama bin Laden che cavalca la crisi irache¬ na e chiama a raccolta il popolo musulmano contro il comune «nemico sionista». «Lettera agli amici non ebrei. La colpa di Israele» (edizioni Bompiani), va in libreria mentre il «Saddameter», l'indice quotidiano della possibilità di un attacco a Baghdad secondo William Saletan della rivista online Slate, supera il novanta per cento delle possibilità. La presentazione del volume a Torino, città natale dell'autrice, è una finestra aperta sull'attualità. Parte dal quotidiano il direttore de La Stampa Marcello Sorgi, per raccontare 0 lavoro dell'editorialista Elena Loewenthal, «così conforme a un giornale fatto di sfumature. Fuori moda nel suo essere mai pregiudizialmente prò o contro una posizione». L'Italia costantemente fratta, è lo sfondo su cui Sorgi legge la «Lettera». Una sorta d'invito «a chi ostenta d'avere amici ebrei a superare i luoghi comuni, quella superficialità con cui si liquida l'antisemitismo con la scusa che in fondo, con la passeggiata sulla spianata delle Mosche, Sharon l'ostilità se l'è andata a cercare». Il presidente della Comunità ebraica torinese, Maurizio Piperno Beer, denuncia «un disagio crescente» nelle conversazioni con i gentili «che si dicono nostri simpatizzanti». C'è sempre, dice Beer, «una richiesta implicita di dissociazione dalla politica israe¬ liana. Un paese che ormai, nella logica del nuovo bipolarismo buoni-cattivi, una parte del mondo occidentale indica decisamente col segno meno, come gli Stati Uniti». Elena Loewenthal è soddisfatta: voleva che il suo fosse un libro aperto al dibattito. Dibattito è. L'autrice aggiunge una nota biografica, la ragione che l'ha spinta a scrivere la «Lettera»: «Ho l'impressione che i sedicenti amici degli ebrei celino una nostalgia per quando il popolo d'Israele era una minoranza marginale in bilico tra sopravvivenza ed estinzione, cui il mondo doveva sostegno morale». La sua convinzione al contrario, è che «l'ebraismo sia un valore a prescindere dall'essere stato perseguitato. Un'identità che non è grazie agli altri o loro malgrado, semplicemente è». La notizia d'una timida riapertura del dialogo tra israeliani e palestinesi è questione di oggi e domani.

Persone citate: Ariel Sharon, Beer, Elena Loewenthal, Marcello Sorgi, Maurizio Piperno Beer, Osama Bin Laden, Shahar Shmul, Sorgi