RISPOSTE POSITIVE (E GRAZIE GURBANOV)
RISPOSTE POSITIVE (E GRAZIE GURBANOV) RISPOSTE POSITIVE (E GRAZIE GURBANOV) Roberto Beccantini SARA' che, finalmente, ci siamo 'tolti dalle scatole quel maledetto anno palindromo. Sarà che le ampolle di Daejeon, sterilizzate da Moreno, si sono rimesse improvvisamente a funzionare. Fatto sta che il clamoroso pareggio imposto dall'Azerbaigian alla neonata Serbia e Montenegro a Podgorica, da 0-2 a 2-2, rappresenta la miglior medicina che, fuor di metafora, ci si potesse augurare: e per le condizioni del malato, e per la casualità, assoluta, del farmaco. La partita, valida per le qualificazioni europee, dà ossigeno alla nostra anemica classifica. Sempre sia lodata la pistola fumante di Gurban Gurbanov, al quale si deve la doppietta meno annunciata della storia. Detto questo, eccoci a Italia-Portogallo. Le amichevoli sono cantieri. Più che a tirar su il gioco, aiutano a esplorare i singoli. Miccoli, per esempio. Più lui di Camoranesi e di Corradi. Non si limita a timbrare il cartellino: costringe Rocha e Meira a due falli da ammonizione, dà gas alla squadra. Una mina arrembante. Parte da lontano e, strada facendo, troverà nel Vialli laziale un partner all'altezza (!). Piace, della Nazionale, il modo in cui si impossessa del ring e tiene a distanza gli avversari. Il contributo corale è dignitoso, al di là di un modulo che non rimanda certo agli eccessi virtuosi del Real. Ncsta in difesa, Miccoli ovunque: sono loro i cardini. Camoranesi pennella tutti i corner. L'assenza di Vieri, Totti e Del Piero condiziona il fatturato offensivo, riducendolo a un palo di Panucci, l'attaccante più efficace, disinvolto anche in fase di spinta. Come a Pescara con i turchi - e almeno per un tempo, di più - gli azzurri i .alesano un apprezzabile concetto di squadra. Sbarcato a Genova martedì sera, il Portogallo di Scolari si dedica a uno sterile torello. Nessun dubbio che Rui Costa attraversi un periodo nebbioso, e che Figo, noblesse oblige, abbia sempre il colpo in canna. Il gol che sblocca il risultato giunge, per la verità, quando meno la manovra lo giustmcherbbe, ma il 2003 è proprio un anno nuovo, in tutti i sensi. Lo propizia Miccoli (e chi, se no?), lo firma Corradi: due debuttanti. Il popolo di Marassi non lesina calore, la Nazionale gli offre un impegno al di sopra di ogni calcolo. Zambrotta terzino e Camoranesi esterno legittimano un supplemento di analisi: non sono andati male, tutt'altro. Provvidenziale l'innesto di Ambrosini: ha rianimato un centrocampo che si stava sfaldando. In vista della sfida cruciale con la Finlandia - a Palermo, il 29 marzo - il vento sembra proprio cambialo. Grazie a Miccoli e a Gurbanov il futuro può essere cavalcato con una serenità che il fiasco coreano e il travagliatissimo «post» avevano letteralmente polverizzato. Genova consegna all'Italia una vittoria che, in casa, mancava dal 13 febbraio del 2002, 1-0 agli Stati Uniti, guizzo di Del Piero. Non solo, per fortuna: anche, e soprattutto, risposte incoraggianti, sul piano individuale e a livello collettivo. Niente di trascendentale, ma se si pensa ai triboli della vigilia, al Baggio-si Baggiono, tanto vale non fare troppo gli schizzinosi. A tratti, ci siamo perfino divertiti. Quanto al triangolo Totti-Vieri-Trap, trovo che sia inutile - se non, addirittura, fazioso - palleggiarsi insinuazioni, visite coatte, privilegi presunti. In questi casi, carta canta. Dopo i Mondiali, la Nazionale ha disputato sei partite. Totti le ha saltate tutte, Vieri è fermo a 103 minuti (su 540). «Strano» o no, cosi è.
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