Berlusconi va avanti con la «tela diplomatica» di Ugo Magri

Berlusconi va avanti con la «tela diplomatica» IL PREMIER PUNTA A RICOMPORRE I DISSIDI E FA SAPERE Al SUOI: «GUAI A CHI ATTACCA FRANCIA E GERMANIA» Berlusconi va avanti con la «tela diplomatica» Telefona a Blair e Aznar. Con Gheddafi rilancia una difficile mediazione Ugo Magri ROMA Puntuale, Muhammar Gheddafi ieri s'è fatto vivo con Silvio Berlusconi. Due settimane fa aveva promesso di fargli sapere come sarebbe andata la sua mediazione con Saddam Hussein. L'idea era quella di offrire al Raiss un salvacondotto in Libia, qualora il dittatore iracheno fosse stato disposto all'esilio. Al Cavaliere la strada era parsa ottima, aveva incoraggiato il Colonnello a percorrerla fino in fondo. Però l'esito non dev'essere stato brillante se al termine del lungo colloquio i due, come informa Palazzo Chigi, «hanno convenuto di continuare a cercare una soluzione pacifica alla crisi irachena». Vuol dire, in gergo, che la mediazione è tramontata, troppe difficoltà oggettive si frappongono all'auto-esilio, ma Gheddafi e Berlusconi non si rassegnano. «Tutte le porte vengono tenute aperte, ogni tentativo viene esperito», assicura il portavoce del premier. Paolo Bonaiuti. Prima e dopo Gheddafi, Berlusconi ha avuto una girandola di colloqui con Tony Blair, José Maria Aznar e altri leader europei (li ha tenuti coperti per non scoprire le mosse). Da Palazzo Chigi filtra solo che sta lavorando in vista del Consiglio europeo convocato per lunedì a Bruxelles. E' molto in ansia per come potrà finire: se il clima tra le varie capitali non migliora in fretta, il summit certificherà una spaccatura: filo-Usa da una parte, anti-americani dall'altra. Il Cavaliere la considera una tragedia per l'Europa che di questo passo, tra liti e ripicche, non riuscirà neppure a darsi una nuova Costituzione durante l'ormai prossimo semestre di presidenza italiana. Ma Berlusconi ci vede pure un serio pericolo per l'equilibrio mondiale, che da 50 anni poggia su Onu, Nato e partnership euro-atlantica. A George Bush, che martedì l'ha chiamato per fiutare l'aria, il premier ha dipinto un cftiadro a tinte fosche. Ambienti dell'amministrazione Usa hanno poi fatto sapere che Bush «ap¬ prezza 0 parere di Berlusconi e ne tiene conto». Di sicuro, il capo del governo tiene d'occhio il fronte intemo. Sabato ci sarà la grande manifestazione pacifista, e mercoledì prossimo è stato fissato il dibattito alla Camera chiesto dall'opposizione. Diversamente da una settimana fa, stavolta è previsto un voto sulle varie mozioni. Parto del centrosinistra premeva per ima resa dei conti immediata, ma Pier Ferdinando Casini ha deciso che non aveva senso votare senza prima conoscere il verdetto degli ispettori (arriva venerdì) e l'esito del Consiglio europeo. La maggioranza di Margherita e Ds ha tirato un sospiro, non gradiva essere schiacciata sulla manifestazione. Pure al Cavaliere va benone: il governo avrà più tempo per mostrare che non lavora per dividere l'Europa. «Guai a chi attacca Francia e Germania», è non a caso la comunicazione di servizio diramata dal premier. Antonio Tajani, capogruppo a Strasburgo, se n'è ben guardato nel suo discorso all'Euro¬ parlamento. La diplomazia italiana è freneticamente al lavoro per ricucire. Di qui a lunedi il tempo stringe, alla Farnesina viene considerata un po' rischiosa la convocazione del summit così a ridosso delle liti dei giorni scorsi. Ma ormai non si può tornare indietro. E se ci sarà spazio per mettere tutti d'accordo, d'intesa con la presidenza greca l'Italia è pronta perfino a suggerire una bozza di documento finale. Però prima occorre placare gli animi. Franco Frattini, ministro degli Esteri, l'ha indicato in commissione alla Camera come priorità assoluta: «Dobbiamo aiutare l'Europa a superare il rischio di questa situazione, come Italia faremo il possibile affinché l'Ue si ritrovi unita, è il momento di lavorare tutti per uno stesso obiettivo». Invece a Tareq Aziz, vicepremier iracheno, Frattini dirà domani «la verità nuda e enida». Gli recherà, anticipano fonti informate, «un messaggio chiarissimo, che non lascerà dubbi su quanto la comunità internazionale si attende da Baghdad».