Azzurri in campo contro la guerra di Daniela Cotto

Azzurri in campo contro la guerra QUASI TUTTI D'ACCORDO I CALCIATORI. E TRAPATTONI RICORDA: «HO VISSUTO IL TERRORE DEI BOMBARDAMENTI, E' OVVIO CHE SIA PER LA PACE» Azzurri in campo contro la guerra Daniela Cotto LA guerra appesa a un filo, le lunghe trattative diplomatiche, l'allarme «arancio» negli Stati Uniti, la paura del terrorismo, il ritorno via audio di Osama bin Laden. «Però il calcio italiano mantiene le distanze - dice il presidente federale Carrara - La Nazionale è di tutti e sarebbe sbagliato schierarsi». Così ieri sera gli azzurri sono scesi in campo senza pensieri per l'Iraq. Niente bandiere della pace sugli spalti, solo striscioni perBaggio. Ma il calcio non può non avere pensieri su ciò che tiene il mondo in allerta. E' stato Renzo Ulivieri, allenatore del Torino, a lanciare il sasso: «Domenica mi piacerebbe che in tutti gli stadi del paese i tifosi esponessero solo bandiere bianche, per far capire che gli italiani questa guerra non la vogliono». Chissà se qualcuno lo ascolterà. Il «Renzaccio» siede sulla panchina del pallone pacifista: lui si schiera, ignorando il contor¬ no, il ruolo che l'Italia gioca a livello politico e diplomatico. Il molo in politica estera che il presidente del Consiglio (e del Milan) sta disegnando. Lo sanno bene i giocatori rossoneri, divisi in pacifisti e «cittadini» in linea con il premier. Sono anche un po' imbarazzati, a Milanello. Impreparati nel rispondere all'argomento. Si defilano e sussurrano mezze parole: «No, per favore, non vogliamo parlare di politica, di guerra». Il partito dei filo-americani, seguaci della politica di Berlusconi, vede iscritti solo Billy Costacurta, Filippo Inzaghi e, forse. Paolo Maldini. Gli altri seguono dietro le quinte la via del non intervento, allineati a Francia e Germania. Dal campionato di calcio emerge nettamente soltanto la squadra virtuale di Ulivieri, quella che gioca a viso aperto, parla, dice ciò che pensa: «Ma che mondo vogliamo lasciare ai nostri figli?». La Nazionale pacifista schiera un nutrito gruppo di interisti, legati (per simpatia con il presidente Morat- ti) a Gino Strada, il chirurgo fondatore di Emergency, l'organizzazione umanitaria italiana che si occupa della cura e della riabilitazione delle vittime di guerra e delle mine antiuomo. Alcuni tra i calciatori più noti avevano già firmato l'appello contro la guerra in Afghanistan. A loro si erano aggiunti Del Piero, Luigi Di Biagio, Marco Di Vaio e Batistuta. Questa volta sono schierati contro la guerra in Iraq gli mteristi Toldo, Di Biagio, Kallon e Xavier Zanetti, già impegnato nel sociale. Zanetti, con la moglie, ha una fondazione in Argentina che aiuta i bambini bisognosi (www.fundacionpupi.org). «Sono un pacifista - spiega -. Lavoro per l'infanzia e non posso non pensare a loro in caso di guerra. Nel mio paese la situzione economica è disastrosa. Bisogna investire nel sociale, non nella guerra». Ulivieri dovrà far un'eccezione e allenare anche qualche juventino, come Alex Del Piero e Gianluca Pessotto, che amano gli Stati Uniti per lo spettacolo che regala il basket dell'Nba (anche se tifano per due club diversi, Los Angeles Lakers contro Sacramento) ma sulla guerra stanno con l'altra parte del mondo. «Dico no alla guerra come la maggior parte dei miei compagni - spiega 0 difensore juventino -. L'intervento in Afghanistan aveva un senso. Questo, invece, ha un chiaro interesse economico. Poi non capisco perchè Bush deve dire che si attacca tra un mese. Che senso ha fissare una data se aspettando si può evitarla?». Dalla sua parte è Tommasi, attivissimo due anni fa nel raccogliere di fondi in favore dei giovani dell'ex Jugoslavia, prima dilaniata dalla guerra civile e poi «sparita» dalla cartina geografica. Chiude la rosa dei pacifisti, Giovanni Trapattoni, il quale per una volta lascia la panchina a Ulivieri. Il Trap ha raccontato anche agli studenti del liceo scientifico «Martin Luther King» di Genova di non essere affatto d'accordo con l'attacco all'Iraq: «Ragazzi, voi per fortuna vi basate su ciò che avete visto solo per immagini. Io, purtroppo, ho vissuto la paura. Scappavo di casa scalzo, la notte, per nascondermi nei campi. Era il terrore dei bombardamenti... È ovvio che il mio pensiero sia tutto per la pace». Lo juventino Pessotto: «L'intervento in Afghanistan aveva un senso Questo ha solo interessi economici» Pessotto (Juventus) Ulivieri (allenatoredel Torino) Xavier Zanetti (Inter) teonardo (Milan)